Roma – Nell’ente più grande d’Europa
Oltre 500 persone al giorno, un terzo sono stranieri Le aziende chiedono solo precari
Il centro per l’impiego di Roma Cinecittà, con i suoi tre piani, è il più grande d’Europa. Decine di persone con il numero in mano guardano lo schermo in attesa di essere chiamate. Sono lì per iniziare la ricerca del lavoro, o almeno ottenere il timbro pubblico che attesti il loro “stato di disoccupazione”. Sono utenti difficili da collocare, spesso poco formati e con difficili situazioni familiari. Ogni giorno ne passano tra i 500 e i 600. Uno su tre è straniero, percentuale che supera il 50% tra chi prende il Reddito d’inclusione (Rei). Lo tsunami atteso in vista del reddito di cittadinanza, è in realtà già in atto da tempo e gli 85 operatori del centro faticano a gestirlo. Questo è uno dei periodi più ingolfati perché sta per scadere il bando per il collocamento dei disabili, e c’è una lunga fila per le candidature. Nel 2018 il centro ha trovato lavoro a 180 di loro (le imprese con oltre 15 addetti sono obbligate ad averne almeno uno in organico). Sulle bacheche sono affissi circa 30 annunci di lavoro, quasi tutti per impieghi a termine. Un’azienda cerca 300 impiegati di call center, un’altra vuole 80 animatori turistici. In totale sono circa 400 posti offerti, pochi per il centro di una Capitale europea. “Bisogna far sì che le aziende abbiano convenienza a comunicare i posti vacanti – spiega Marco Noccioli, direttore Lavoro della Regione Lazio –. Ma l’urgenza è un’altra: i centri devono smettere di essere un ufficio burocratico e diventare agenzie pubbliche. Il rafforzamento promesso dovrà riguardare le sedi, il personale e le infrastrutture tecnologiche. Le strutture dei 35 centri laziali vanno adeguate; per legge, le sedi devono essere messe a disposizione dal Comune”. I dipendenti dei Cpi laziali sono 550, ma ne servirebbero il doppio. A breve stanno per passare alla Regione circa 150 rinforzi di Capitale Lavoro, la società gestita dalla Città metropolitana. “Il personale resta insufficiente e gli attuali dipendenti dei Cpi non hanno ricevuto una compiuta formazione dalle province”, conclude Noccioli. Il Lazio, tra l’altro, sarà la terza Regione con più percettori di reddito di cittadinanza.
Reggio Calabria – Record di disoccupati
Poche offerte e tutto in bacheca Solo lo 0,05% trova lavoro: “Sono iscritto da oltre 12 anni…”
“Sono venuto qui per capire se è tutto in regola col libretto di lavoro e se manca qualcosa per chiedere il reddito di cittadinanza. Non ci credo molto, ma le abbiamo provate tutte e facciamo anche questa”. Ha più di 30 anni Roberto e sta entrando nel Centro per l’impiego di Reggio Calabria, una delle città col tasso di disoccupazione più alto d’Italia. “Non sono mai stato assunto – dice –. Fino a poco tempo fa lavoravo in un negozio in nero e per poche centinaia di euro al mese. Sono iscritto da quando avevo 18 anni e non sono mai stato chiamato”. La sua domanda si aggiungerà a quella di altri 900 nuclei familiari che al Comune hanno chiesto il reddito di inclusione. Le pratiche sono state trasmesse al Centro per l’impiego che già deve gestire un elenco di oltre 40 mila disoccupati. Sono solo gli iscritti a cui vanno aggiunte migliaia di persone per le quali rivolgersi all’ufficio di collocamento è una perdita di tempo. Non hanno tutti i torti e, per rendersi conto, basta fare due chiacchiere con uno dei 48 dipendenti che ci spiega perché il Centro non funziona: da una piattaforma che non consente di incrociare “la domanda con l’offerta di lavoro” al fatto che molte aziende “non si rivolgono a noi quando devono assumere”. “Ad esempio – dice un altro dipendente – se un bar cerca un gelataio, io non so quanti disoccupati che sanno fare il gelato ci sono nel raggio di 20 km. Ci limitiamo a mettere un annuncio in bacheca”. E ora col reddito di cittadinanza, che cambia? “Non abbiamo avuto nessuna comunicazione dalla Regione. Non capiamo perché, a poche settimane dall’entrata in vigore, ancora non si pensa alla formazione e all’aggiornamento dei dipendenti che dovranno utilizzare una piattaforma nuova”. Nel 2018, su oltre 40 mila disoccupati “ufficiali”, appena 20 (“ma solo perché rientravano nelle categorie svantaggiate” ci spiegano) sono stato assunti attraverso il Centro per l’impiego: lo 0,05% degli iscritti. Se questi sono i numeri e se questa è l’offerta di lavoro, ogni 2000 disoccupati che percepiranno il reddito di cittadinanza, ci sarà un assunto.
Bari – Due redditi di povertà e risorse scarse
8 operatori per 320 mila abitanti “Non ci sono spazi per i navigator E i Centri non dialogano fra loro”
“Un modulo per il Reddito di dignità e uno per il Reddito di cittadinanza”. Ha più di 20 anni ed è disoccupato da sempre. Enrico è in fila da più di mezzora nel Centro per l’impiego di Bari in via Devitofrancesco, l’unico nel capoluogo per un bacino di 320 mila abitanti. Il governatore Emiliano prima e Di Maio dopo, hanno dato un gran da fare agli 8 dipendenti del Centro barese che dovranno dare informazioni. Sono le 8 e c’è già la ressa per prendere il numero e fare la fila. La maggior parte è qui per ritirare certificati di disoccupazione o per ricevere un sussidio, dalla Naspi al Reddito di dignità (Red), quest’ultimo introdotto dal governatore pugliese nel 2016. Da aprile, ci sarà il Reddito di cittadinanza. Al primo piano la responsabile sbatte la porta e non risponde a nessuna domanda. “Meglio se non parlo”, borbotta. Che ci siano preoccupazioni per la gestione del Rdc è cosa evidente. La Puglia è la quinta Regione per potenziali beneficiari del Rdc, ma ci sono solo 8 dipendenti nel Centro di Bari. In tutta la Puglia 391. “Ce ne vogliono almeno il doppio. Servono professionalità mature per creare un nuovo rapporto con le imprese e disposti a spostarsi sul territorio”, spiega l’assessore regionale al lavoro Sebastiano Leo: “Ma per i corsi di formazione ci vuole tempo”. E non solo: “È impensabile andare avanti senza una banca dati in cui tutti i Centri per l’impiego italiani utilizzino gli stessi criteri di codificazione, in modo da trasmettersi le informazioni”. Infine, per l’assessore mancano gli spazi giusti per i navigator. Tutte problematiche queste, che lo scorso 21 gennaio, gli assessori regionali di tutta Italia hanno esposto al vicepremier Luigi Di Maio. “Abbiamo chiesto un tavolo urgente per affrontare le criticità della misura, affinché lo strumento del Rdc possa funzionare e non diventi una misura di mero assistenzialismo”. Nello stanzone al piano terra di via Devitofrancesco passano oltre duemila disoccupati al mese. E poi c’è una Babele di numeri. Otto dipendenti, due redditi di povertà possibili e solo 68 cittadini che hanno trovato lavoro. In un anno.