“La notte gialla. Preparatevi”: la promessa da parte di Eric Drouet di una nuova forma di mobilitazione dei Gilet gialli se l’Eliseo non ascolta le loro richieste, suona come una minaccia per Emmanuel Macron. Con una lettera sulla pagina Facebook del movimento “La France en colère”, il camionista di 33 anni, uno dei principali portavoce del movimento, ha chiesto di incontrare il presidente e lanciato l’ultimatum: “Monsieur le Président – ha scritto – più volte, negli ultimi due mesi le abbiamo chiesto un incontro. Stiamo ancora aspettando che ci risponda. Una nuova era sta iniziando e gli impatti economici saranno più forti. Può ancora evitare un aggravamento della situazione, ma se resta sulle sue posizioni il popolo riprenderà il potere”.
I Gilet manifestano tutti i sabati dal 17 novembre e l’atto 11 del 26 gennaio è già in programma ora che la protesta torna a crescere. Per due sabati di seguito ha riunito 84 mila persone in tutta la Francia, secondo i dati del governo, ma per i Gilet erano più di 100 mila. “Questi ultimi sabati sono stati calmi, le manifestazioni dichiarate. Ma molti Gilet perdono la pazienza. Capirà allora, signor presidente – minaccia ancora Drouet – che le prossime settimane si annunciano dure. I Gilet gialli possono manifestarsi a ogni istante e ovunque”. Ai più radicali tra loro Drouet parla tutti i giorni nelle sue live Facebook filmandosi al volante del camion. È uno degli iniziatori del movimento e anche uno dei più controversi. L’8 dicembre, nello studio di BFMTv, aveva invitato i dimostranti a “occupare” l’Eliseo e il governo lo aveva accusato di fomentare un colpo di Stato. Da allora è guardato a vista ed è stato arrestato due volte per “porto d’armi illecito” (è stato trovato con un bastone) e per “organizzazione di una manifestazione non autorizzata”. I suoi messaggi sono al limite di incoraggiare la violenza: “Le manifestazioni in giornata vanno bene, ma non è così che si cambiano le cose. La notte è più complicato, va a finire male”, ha detto dopo aver postato la sua lettera a Macron. Ai “più fragili” e ai “feriti” ha consigliato di restare a casa la notte. In ogni caso ogni volta che il barbuto Gilet ha guai con la giustizia sembra che il movimento riparta più forte.
Prende le sue difese anche il leader della sinistra radicale, Jean-Luc Mélenchon, che lo chiama “Portavoce del popolo” e lo corteggia spudoratamente sperando di richiamarlo nei ranghi della France Insoumise.
Drouet non crede neanche al “dibattito nazionale” lanciato da Macron per risolvere la crisi sociale. Dopo aver incontrato i sindaci della Normandia e dell’Occitania, il presidente sarà domani in Alvernia, a Valence. Per Drouet solo un altro tentativo di “addormentare i francesi”. Per ora il dibattito è la sola soluzione che Macron è riuscito a trovare. E l’esercizio, in cui fa bella figura rispondendo a tutte le domande in dibattiti di 7 ore in diretta tv, lo sta aiutando a risalire nei sondaggi, di pochino – è al 27% di popolarità – ma per la prima volta da aprile. Non dovrebbe invece aiutare Macron con i sondaggi il viaggio di ieri a Aquisgrana, in Germania, per firmare con la cancelliera Merkel un nuovo trattato che rafforza l’intesa stretta da De Gaulle e Adenauer nel 1963, per favorire la cooperazione nel settore della difesa e dare nuovo impulso all’Ue. La protesta lo ha raggiunto anche lì, con decine di manifestanti in gilet muniti di fischietti, uniti al grido “Macron démission”.