Mancano tre settimane circa al sipario sull’Ariston, e Claudio Baglioni – più capitano che direttore artistico, in un secondo anno che manterrà le promesse fatte nel 2018 – conduce il primo ascolto delle 24 canzoni in gara per la platea dei giornalisti. Brani in cui “c’è molto Pathos, Portos, Aramis”, ma è davvero l’unico scivolone dell’ex dittatore artistico che sembra più a suo agio. Ecco cosa ascolteremo dal 5 febbraio.
L’ultima volta che Nek è andato a Sanremo, è arrivato secondo (Fatti avanti amore): quest’anno con un brano tipicamente “neviano”, si domanda come fare per essere all’altezza dell’amore, giura che si farà trovare pronto (forse una minaccia). E ovviamente, si sa, “non c’è trama né copione per essere all’altezza dell’amore”.
In quota “omaggio alla canzone partenopea” ci sono Nino D’Angelo e Livio Cori, un duetto in talk (bilingue) che è un dialogo tra due generazioni in cui si toccano anche vette poetiche (“Io ti vedo così, mentre passa una vita e io non me ne accorgo perché mi ha distratto l’idea di non essere adatto”). Beato l’Ultimo, perché potrebbe essere davvero il primo. Porta “I tuoi particolari”, classicone sanremese in cui lei se n’è andata, lui ha tanta nostalgia: “Fa male adesso dirtelo adesso, ma non so più cosa sento”. Si sa, nei dettagli c’è Dio, che qui viene chiamato in causa come linguista (“Se solamente Dio inventasse nuove parole, potrei scrivere per te delle canzone d’amore”. Eh no?). Il brano di The Zen Circus è denso e interessante, coraggiosamente senza ritornello, accenna a “porte aperte e porti chiusi”, citando Kant. “Hai la democrazia nel cuore, ma l’amore è una dittatura fatta di imperativi categorici”. Arisa Si sente bene – letterale, come da titolo – parte lenta, poi sale. “Cartoonesca”, spopolerà in radio e la sua bella voce potrebbe garantirle il podio. Struggente Simone Cristicchi (papabile premio della critica), che si conferma un grande interprete, con un testo teatrale: “Abbi cura di me, abbi cura di me, il tempo ti cambia fuori, l’amore ti cambia dentro, basta mettersi al fianco invece di stare al centro”. Francesco Renga non sorprende, fa se stesso in un brano sull’amore scritto da Bungaro: “Il mondo si è perso, tu invece rimani”. Daniele Silvestri (con Rancore, che dev’essere il rapper del Censis) presenta una canzone che farà molto discutere: parla un sedicenne con un disturbo dell’attenzione, molto incazzato, che considera la scuola un carcere, la casa il posto dei domiciliari. Torna Loredana Bertè con un pezzo naturalmente rock, Cosa ti aspetti da me un po’ alla Vasco, che viene citato in una strofa (“va bene, va bene così”). I Negrita parlano apertamente di politica (“Di fantasmi sulle barche e di barche senza un porto come vuole un comandante a cui conviene il gioco sporco”) in una canzone I ragazzi stanno bene, in cui i maliziosi rivedranno Salvini. Patty Pravo e Briga duettano in Un po’ come la vita: “Tu vuoi volare? Hai tempo per pensare, ma intanto dimmi almeno dove il cielo va a finire”, brano valorizzato per lo più dalla voce della grande Patty. Brava Paola Turci, in un brano con piano e archi, perfetto per Sanremo, L’ultimo ostacolo. Anna Tantangelo sembra voler parlare del suo amore con Gigi D’Alessio, storiella di amori di lungo corso. Non imperdibile. Menzione per Irama che porta una terribile storia di abusi sessuali da parte di un padre violento: coraggioso. Bello il brano per il nonno di Enrico Nigiotti, per nulla banale e struggente: “Mi tengo stretto addosso i tuoi consigli perché lo sai che qua non è mai facile”. I tre tenorini del Volo presentano la romanza Musica che resta (purtroppo). Sono candidati al podio: non per nulla Baglioni ha detto che nessuna selezione è infallibile. A questo proposito: Mahmood parla di Soldi, ma forse è una canzone sull’integrazione.
Di nuovo tanto amore nel rap di Federica Carta e Shade in Senza farlo apposta; poi c’è quello infelice di Einar in Parole nuove, quello reggae dei Boomdabash in Per un milione; porno quello di Ex-Otago (“Non è semplice scoprire nuove tenebre tra le tue cosce dietro le orecchie”), ci si rotola tra le lenzuola anche nel testo di Ghemon Rose viola (che non c’entrano nulla con quelle rosse di Ranieri). Motta ha perso la bussola (Dov’è l’Italia) in un testo sulle migrazioni. Cinque autori per Rolls Royce di Achille Lauro, tra testo e musica: hanno scritto una parola a testa. “Dio ti prego salvaci da questi giorni”, dice il testo. E anche da certi pezzi. Però Baglioni si è sforzato di cucinare una cena sorprendente e piena di sapori: ci divertiremo.