E adesso viene la parte difficile: far partire davvero il reddito di cittadinanza e la riforma delle pensioni “quota 100”. Ieri il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto con le due misure, poi il premier Giuseppe Conte e i due vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini hanno illustrato il tutto in conferenza stampa. “Questa è una tappa fondamentale”, dice Conte. Però sullo sfondo già c’è l’altra tappa fondamentale: le elezioni europee di maggio. E tutti i dettagli dei due provvedimenti sono stati calibrati con quella in mente.
La Ragioneria generale dello Stato ha preteso che ci sia una specie di tagliola pronta a scattare: se finiscono i soldi per il reddito (7 miliardi) servirà subito un decreto per ridurre l’ammontare o trovare nuove coperture, lo stesso succede se Quota 100 costa più di quanto stanziato (4 miliardi), con tagli al budget del ministero del Lavoro o al bilancio dello Stato. Ma per oscurare questi dettagli spiacevoli, Salvini e Di Maio spiegano che siamo solo all’inizio: arriverà “quota 41” (in pensione tutti con 41 anni di contributi) e, assicura Salvini, “non si può mettere in discussione il diritto alla pensione per motivi economici”. Gli statali andranno in pensione da agosto, se avevano i requisiti a fine 2018, gli altri sei mesi dopo averli maturati. E, per evitare che vadano alle urne scontenti a maggio, Lega e M5S assicurano che almeno una parte della liquidazione – “30 mila euro” – sarà pagata subito.
Il reddito di cittadinanza resta la misura più complicata da gestire: ci sono alcuni ritocchi, nell’ultima versione, per accelerare. Per esempio 250 milioni per le assunzioni dei “navigator” che assistono i beneficiari nella società pubblica Anpal Servizi, oppure un’indicazione di chi saranno i primi a essere convocati ai centri per l’impiego (chi è disoccupato da “non più di due anni”, chi è sotto i 26 anni, chi prende l’assegno Naspi o lo prendeva fino a un anno fa).
L’obiettivo di Di Maio è pagare i primi assegni alla vigilia delle Europee, “a fine aprile”, ed evitare che sembri un intervento assistenziale ed elettorale. Il primo obiettivo è il più complesso: ora bisogna spiegare bene le procedure ai potenziali beneficiari, far funzionare le banche dati, dare il via alla filiera che deve processare le domande (tra Poste, Caf e Inps), coinvolgere le imprese che dovrebbero fare le offerte di lavoro, far arrivare in tempo le card su cui verrà caricato il sussidio. Uno sforzo titanico, soprattutto da compiere in poco più di due mesi.
Di Maio è altrettanto preoccupato di rassicurare i critici e sottolinea le norme “anti-divano” e “anti-abusi”. Le penalità per chi non rispetta gli impegni presi o mente sulle informazioni vanno dalla perdita di parti del sussidio a sei anni di carcere. Sono poche le categorie esentate dall’obbligo di accettare un’offerta “congrua” su tre proposte entro 100 chilometri nei primi sei mesi, 250 nel periodo successivo e su tutto il territorio nazionale dopo il primo ciclo di 18 mesi. Il vicepremier M5S sottolinea anche che i soldi sulla carta vanno spesi: chi non lo fa entro fine mese li perde, perché dimostra di non averne bisogno e perché non stimola i consumi (meccanismo non chiarissimo nelle bozze di decreto).
Per misurare il coinvolgimento delle aziende ci vorrà tempo, anche per vedere i primi contratti “a tempo pieno e indeterminato” incentivati dal reddito che va al datore di lavoro che assume il beneficiario. Rischiano di vedersi subito invece i contraccolpi sui Comuni, mai citati nei discorsi dei leader di Lega e M5S ma che si vedono caricare di nuovi compiti complessi senza ricevere un solo euro di risorse aggiuntive. Chi, dopo la prima selezione, non viene considerato subito abile al lavoro dovrà firmare un “Patto per l’inclusione sociale” sul modello di quello attuale del Rei, il Reddito di inclusione. Cioè viene preso in carica dai servizi sociali del Comune e, se necessario, anche dalla Asl. I Comuni dovranno poi organizzare il lavoro socialmente utile in campo “culturale, sociale, artistico, ambientale” cui sono tenuti i beneficiari dell’assegno, fino a otto ore a settimana. Ma per farlo i Comuni non ricevono un euro. Difficile che si dimostrino collaborativi. E ogni intoppo, da qui a maggio, rischia di costare caro nelle urne.
1. Il superamento della Fornero
Quota 100: come funziona tra requisiti, diritti e platee
Chi è nato entro il 1956 e ha lavorato almeno dal 1980 potrà andare in pensione a partire da aprile: la sperimentazione per il triennio 2019-2021 di quota 100 (ma chi matura i requisiti entro il 2021 potrà uscire anche dopo), consente a chi ha matura 62 anni di età e 38 di contributi di lasciare il lavoro prima rispetto alle regole attuali (67 anni per la vecchiaia e 43 anni e tre mesi per la pensione anticipata). Si potrà andare a riposo prima dei 62 anni se si sono maturati 42 anni e 10 mesi di contributi entro il 2018 (41 e 10 per le donne), ma si dovrà attendere la finestra trimestrale. Quindi non è previsto l’incremento di 5 mesi che doveva scattare nel 2019 ma se ne attendono comunque tre. La platea che potrebbe accedere alle misure è di circa 315.000 persone (un terzo statali) ma è probabile che il numero sia più contenuto a causa della norma del divieto di cumulo con l’attività lavorativa fino all’età di vecchiaia, mentre è cumulabile con i redditi da lavoro occasionale (massimo 5 mila euro).
2. Per la Pa si parte da agosto
Dal 1° aprile al via, statali dopo. Arriva la pace contributiva
Per chi ha maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2018, il diritto alla pensione scatta dal 1 aprile. Per tutti gli altri tre mesi dopo. Discorso a parte per i dipendenti pubblici: a uscire entro il 1 agosto saranno tutti i lavoratori che hanno raggiunto quota 100 entro il 2018. Per chi li maturerà da gennaio 2019, la finestra resta di 6 mesi con 6 mesi di preavviso. Mentre per la scuola, la prima finestra si apre a settembre per le domande presentate entro il 28 febbraio. Con i fondi Bilaterali per il ricambio generazionale, si potrà andare in pensione tre anni prima di quota 100 a patto che ci sia un’assunzione. Andando in pensione con quota 100 l’assegno sarà più basso a causa dei minori contributi versati. Arriva poi la “pace contributiva”: per tre anni chi è interamente nel sistema contributivo potrà riscattare fino a 5 anni di contributi purché per periodi per i quali non fosse prevista contribuzione obbligatoria (quindi buchi contributivi o periodi di congedo facoltativo, aspettative ecc).
3. Il nodo del pubblico impiego
Tfr pagato subito solo in parte, riecco l’Ape e l’opzione donna
La grande novità del decreto riguarda l’anticipo di fine rapporto dei dipendenti pubblici. C’è una formula per evitare il differimento nel tempo dell’erogazione del Tfs per i dipendenti pubblici, fino a un massimo di 30mila euro. Il meccanismo dovrebbe prevedere un fondo di garanzia per accedere al prestito bancario e la “restituzione” degli interessi sotto forma di sconto fiscale. Il governo assicura che non ci saranno costi per i lavoratori.
Arriva poi lo sconto per il riscatto degli anni di università per gli under 45 che abbiano iniziato a lavorare dopo il 1996. Anche nel 2019 si potrà poi andare in pensione anticipata con l’Ape social e con l’opzione donna. La prima permette ai lavoratori in situazioni di disagio di ottenere la pensione senza penalità a partire dai 63 anni di età e dai 30-36 di contribuzione fino al raggiungimento dell’età anagrafica per la pensione di vecchiaia. Per l’opzione donna bisogna essere nate entro il 1960 (1959 le autonome) e 35 anni di contributi.
1. Coinvolte 5 milioni di persone
Reddito: da 40 a 780 euro con tetto all’Isee fino a 9.360
Reddito e pensione di cittadinanza raggiungeranno quasi 5 milioni di persone, 1,7 milioni di famiglie in cui rientreranno anche 250 mila nuclei con disabili. Il reddito potrà essere chiesto anche da stranieri purché residenti in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi due in modo continuativo (vale anche per gli italiani). La cifra stanziata è di 6 miliardi di euro nei nove mesi di applicazione del 2019, e andrà al 50% al Sud. Per richiedere il reddito bisognerà avere un Isee massimo di 9.360 euro. Viene considerato anche il reddito familiare che dovrà essere inferiore a 6.000 euro annui (per un single). A richiederlo potrà essere anche chi percepisce già il Rei. A spanne, in media saranno 400 euro a famiglia. Il beneficio andrà da un minimo di 40 a un massimo di 780 euro mensili. Sarà scomposto in una componente massima di 500 euro a famiglia a cui aggiungere 280 euro per l’affitto. La pensione di cittadinanza invece in un massimo di 630 euro e 150 euro per l’affitto. Aggiunta di 150 euro anche per il mutuo.
2. Ricerca di lavoro
Vale fino a 36 mesi. Dopo 1 anno va accettata un’offerta congrua
Il reddito di cittadinanza dura fino a 18 mesi, rinnovabili una volta dopo un mese di pausa. I beneficiari dovranno sottoscrivere un “patto per il lavoro” o un “patto per la formazione” e accettare un’offerta di lavoro su tutto il territorio nazionale dopo 18 mesi di fruizione del sostegno e in quel caso potranno continuare a goderne ancora per tre mesi “a compensazione delle spese di trasferimento”. Nei primi sei mesi di fruizione del reddito sarà considerata “congrua” un’offerta entro 100 chilometri dalla residenza, tra il sesto e il 12º mese entro 250 km e oltre il 18° mese, nel secondo ciclo di erogazione del reddito, ovunque in Italia, nel caso in famiglia non ci siano minori né disabili. Chi ha diritto al reddito cercando attivamente lavoro, potrà rifiutare fino a due offerte, accettando la terza. Tuttavia, dopo 12 mesi di fruizione del beneficio, non si potrà più rifiutare alcuna offerta ‘congrua’ (dunque entro 250 chilometri dalla residenza), pena la decadenza del sostegno.
3. Confindustria felice
L’assegno andrà pure a imprese e agenzie: sgravi fino a 18 mesi
Sgravi fiscali e incentivi alle imprese che assumono chi percepiva il reddito di cittadinanza. Ma a patto che l’assunzione sia “a tempo indeterminato e nei primi 24 mesi il beneficiario” non venga “licenziato senza giusta causa o giustificato motivo”. E che l’impresa aumenti il numero di dipendenti stabili. Alle aziende va (in forma di sgravio) l’importo del Rdc percepito dal neo-assunto per i mesi rimanenti fino alla fine del ciclo di 18 mesi (o comunque per un minimo di cinque mesi). Per donne e disoccupati da lungo tempo c’è una mensilità extra. Le aziende percepiscono invece metà dell’importo del reddito (sempre fino a fine ciclo) nel caso il beneficiario usufruisca di un corso di formazione per l’impiego o dell’ausilio delle agenzie per il lavoro (a cui andrà il restante 50%). Ai beneficiari del Rdc che avviano un’attività lavorativa autonoma o di impresa individuale entro i primi 10 mesi, è riconosciuto in un’unica soluzione un beneficio addizionale pari a 16 mensilità.
4. Requisiti e domanda
Le modalità: prima il portale web, poi l’Inps verifica in 5 giorni
Le richieste per il reddito di cittadinanza possono essere presentate via Internet, da un apposito portale, o presso i Centri di assistenza fiscale (Caf) convenzionati dall’Inps, che per il servizio vengono finanziati per 20 milioni. Per la domanda è necessario aver calcolato l’Isee, l’indicatore di situazione economica equivalente che considera reddito e patrimonio, che si può calcolare dal sito dell’Inps. Sempre l’Inps verifica “entro cinque giorni lavorativi” il possesso dei requisiti, sulla base delle informazioni già disponibili nelle proprie banche dati. Secondo il decreto, l’Inps è anche autorizzata a contattare direttamente i nuclei familiari che, sempre sulla base dei dati già disponibili, sono potenzialmente idonei. I Comuni devono invece verificare i requisiti di residenza e soggiorno (10 anni di cui due continuativi o permessi lunghi). La carta su cui viene caricata la somma è fornita da Poste Italiane.
5. Tutti i paletti
Tetto al contante e chi fa il furbo rischia fino a sei anni di carcere
Sono tanti i paletti previsti. Per esempio comprare una moto nuova di cilindrata sopra 250 o un’auto nuova nei sei mesi precedenti la domanda (o possedere veicoli sopra i 1600). Si perde il diritto per 12 mesi anche in caso di dimissioni volontarie dal lavoro. Chi imbroglia nella dichiarazione Isee rischia da 1 a 6 anni di carcere e perde l’accesso per 10 anni. La stessa sanzione colpisce la famiglia in cui uno dei componenti svolga lavori in nero mentre prende il sussidio. La sanzione scatta solo se il reddito maturato in nero, se dichiarato, avrebbe comportato la perdita del sussidio. In compenso non si possono prelevare più di 100 euro al mese con la card su cui viene caricato il reddito e c’è il divieto di spenderli nel gioco d’azzardo. Non partecipare alle attività di formazione, alla ricerca attiva del lavoro etc. comporta poi perdite di varie mensilità, fino alla perdita del diritto a riceverlo.