“Va tutto bene. Grazie agli italiani, ai professori, ai miei colleghi. Forza Bologna!”. Sono le prime parole, in italiano, che l’egiziano Patrick Zaki, studente dell’Università di Bologna, ha rilasciato alla stampa che lo attendeva con la famiglia fuori da un commissariato di Mansura, la sua città natale. Dopo 24 ore dalla decisione dei giudici di scarcerarlo in attesa dell’udienza del prossimo 1º febbraio, quando un tribunale di emergenza (nel frattempo aboliti ma ancora attivi per i processi in corso), dovrà stabilire se assolverlo o condannarlo definitivamente a cinque anni di reclusione, Zaki è tornato finalmente a casa. Prima di lasciarsi andare a un lungo abbraccio con la mamma e il resto della famiglia, l’attivista per i diritti umani ha dunque ricordato anche la sua squadra del cuore. La dirigenza rossoblù gli ha subito risposto con un tweet gioioso in cui lo invita quanto prima allo stadio Dall’Ara.
“Aspettavamo di vedere questo abbraccio da 22 mesi, il tempo in cui Zaki è stato messo dietro le sbarre in custodia cautelare, e questo abbraccio arriva dall’Italia, da tutte le persone, tutti i gruppi e gli enti locali, l’università, i parlamentari che hanno fatto sì che questo abbraccio avvenisse”, ha sottolineato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
Tralasciata la cautela, anche l’Organizzazione per i diritti personali, l’Eipr, che lotta da anni contro le violazioni dei diritti dei cittadini egiziani, ha postato via tweet una foto del ricercatore in strada mentre abbraccia la sorella.
“Il rilascio è il miglior scenario possibile e Patrick Zaki dovrebbe anche poter tornare a Bologna per riprendere gli studi post-laurea”. Lo ha detto al Mada Masr – l’unico quotidiano online indipendente rimasto attivo in seguito alla chiusura da parte del governo di molti media e la carcerazione di numerosi giornalisti –, l’avvocata dello studente Hoda Nasrallah, che lavora all’Eipr. Ha aggiunto che questa ipotesi si può avverare “a meno che nei suoi confronti venga emesso il divieto di uscire dall’Egitto”. Nasrallah ha precisato che lo studente non avrà l’obbligo di firma nel periodo che lo separerà dalla nuova udienza del processo che lo vede imputato. Zaki deve infatti affrontare le accuse di “diffusione di notizie false”, “danno alla sicurezza nazionale” e “incitamento a rovesciare lo Stato”, tra le altre.
A settembre lo studente di religione cristiana-copta è stato rinviato a giudizio davanti a un tribunale per la sicurezza dello Stato a causa di un articolo contenente estratti del suo diario in cui raccontava la discriminazione subita dalla minoranza cristiana copta del Paese. I cristiani copti costituiscono circa il 10-15% della popolazione dell’Egitto, che conta quasi 100 milioni di abitanti, per la maggior parte di confessione musulmana sunnita. Hossam Bahgat, il giornalista e attivista fondatore dell’Eipr e multato da un tribunale il mese scorso per un tweet “offensivo”, ha accolto la notizia del rilascio di Zaki scrivendo due parole che dicono tutto via twitter: “Grazie a Dio”. Tre membri dello staff dell’Eipr sono stati incarcerati l’anno scorso, una campagna internazionale supportata da celebrità, tra cui l’attrice Scarlett Johansson, ha portato al loro rilascio. Diversi ricercatori sono stati incarcerati, tra cui Ahmed Samir, uno studente post-laurea presso l’Università dell’Europa centrale a Vienna, e Kholoud Amer, capo dell’unità di traduzione presso la Biblioteca di Alessandria. L’Egitto si colloca nel gruppo più basso nell’Academic Freedom Index del Global Public Policy.