La lotta alla disinformazione è un valore, ma la censura no. Reporters sans Frontières bacchetta la neo direttrice del Tg1 Monica Maggioni che nella sua prima uscita pubblica dopo la nomina ha rivendicato di aver già portato a casa non una, ma ben due vittorie: dice di aver abolito il pastone politico che, par di capire, è stato fatto trangugiare per anni e anni ai telespettatori nel telegiornale della rete ammiraglia a sua insaputa e sì che è stata pure presidente della Rai. Ma è certa del fatto suo soprattutto su un’altra questione: non darà mai voce a coloro che mettono in discussione la politica di vaccinazione del governo. Ché “non puoi mettere sullo stesso piano uno scienziato e il primo sciamano che passa per la strada. Deve tornare a contare la competenza, non tutte le opinioni hanno lo stesso valore” ha detto Maggioni prendendo le distanze da chi si ostina a invitar tutti, magari per far comprendere perché milioni di italiani rifiutano il vaccino e molti di più contestano l’efficacia del green pass imposto dal governo con l’obiettivo di contenere la diffusione del virus. “Anche in tempo di Covid il pluralismo delle opinioni nei media pubblici deve essere preservato” ha commentato RSF che ogni anni denuncia le minacce ai giornalisti in giro per il mondo stilando anche una classifica della libertà di stampa a livello internazionale che vede l’Italia piazzata malissimo.
Con una serie di tweet l’organizzazione non profit ha stigmatizzato anche l’ex premier Monti che prima ha invocato una sorta di fatwa nei confronti delle voci di dissenso (“Siamo in guerra serve una somministrazione dell’informazione meno democratica”) poi ha provato ad aggiustare il tiro dicendo di esser stato frainteso ma ribadendo il concetto (“Non ho parlato di censura ma di democrazia. Il tema del ruolo dell’informazione nella gestione di una situazione di emergenza come quella del Covid si pone proprio nelle democrazie, perché nei regimi autocratici il controllo del potere pubblico sull’informazione c’è sempre. Teniamoci stretta questa libertà ma c’è da chiedersi come affronta una democrazia le situazioni di emergenza”).
Parole finite nel mirino di Reporters sans Frontières che ha fatto pure all’ex presidente del Consiglio barba e capelli: “RSF è profondamente preoccupata per la nascente volontà politica di controllare l’informazione in Italia. Il senatore ed ex premier Mario Monti ha recentemente chiesto restrizioni alle libertà e modalità meno democratiche per quanto riguarda la diffusione delle informazioni”. Per poi chiosare a proposito di libertà di informazione e servizio pubblico come sia sempre importante la lotta alla disinformazione, uno scopo che però “non può essere perseguito a spese della restrizione del pluralismo dei media e della censura delle opinioni critiche nei confronti del governo”.
Uno spunto di riflessione che ha fatto finire Reporters sans Frontières stessa sul banco degli imputati. Infiocinata dal Foglio che mette in discussione l’attendibilità dell’ong francese che “ogni anno ci delizia con le sue pagelle sulla libertà di stampa”. E soprattutto da Lucia Goracci, l’inviata del Tg1 che difende Maggioni e già che c’è se la prende con Bianca Berlinguer. “Quando anche RFS perde una buona occasione per tacere” chiosa rilanciando i tweet dell’Ong per poi chiamare in causa la conduttrice di Cartabianca rea di dar spazio a tutti invocando il pluralismo come bene primario. “Ora ci pensa lei (la Berlinguer, ndr), che ospita puntualmente no vax urlanti – per poter loro a sua volta gridare: ‘Stia zitta!’ – a tutelare l’informazione”.