La Procura di Prato ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio per le tre persone indagate per la morte di Luana D’Orazio, l’operaia di 22 anni stritolata lo scorso 3 maggio da un macchinario dell’azienda tessile dove lavorava a Montemurlo, nel Pratese. Si tratta della titolare della ditta, Laura Coppini, del marito Daniele Faggi, accusato di essere di fatto il vero titolare, e di Mario Cusimano, il tecnico manutentore che avrebbe eseguito materialmente la manomissione dell’impianto dove lavorava la giovane; secondo una perizia disposta dai magistrati, tale modifica avrebbe aumentato la produzione dell’8 per cento. I reati sono di omicidio colposo e di rimozione dolosa delle cautele anti-infortunistiche.
Madonna con la barba “Vergognoso insulto”
Si è fatto ritrarrenei panni della Vergine Maria con il suo volto, barba annessa. Riccardo Simonetti, attivista Lgbt+, è apparso così sulla copertina del numero di dicembre del mensile queer berlinese Siegessäule. In un post su Instagram ha commentato: “Se ignoriamo il fatto che Gesù non era bianco, potremmo credere che la Vergine Maria avesse la barba. Perché no?”. “Non è una simpatica provocazione, è un vergognoso insulto”, ha scritto sui social Matteo Salvini, leader della Lega. “È così che un ‘Ambasciatore speciale Ue per i diritti Lgbt’ pensa di costruire un’Europa più inclusiva?”, scrive la leader Fdi Giorgia Meloni su Twitter. Il Parlamento europeo ha smentito che Simonetti sia un suo ambasciatore.
Prof di biologia ucciso con due colpi alla nuca
Aveva tentato di fuggire. Poi il killer lo ha raggiunto e lo ha freddato con un colpo di pistola alla testa. Dario Angeletti, biologo marino e professore associato all’Università della Tuscia, è stato ucciso ieri a Tarquinia, sul litorale viterbese. Secondo la ricostruzione dei carabinieri di Civitavecchia, all’altezza della località Saline, un uomo dal volto coperto è uscito da un’auto, è entrato nella vettura di Angeletti e gli ha sparato un colpo, forse due, alla nuca. Una vera e propria esecuzione. Il corpo del docente, dopo tutti i rilievi effettuati dalla scientifica dei carabinieri, è stato portato a Roma dove giovedì – scrive il sito locale EtruriaNews – sarà effettuata l’autopsia per conoscere ulteriori dettagli e cristallizzare la dinamica dei fatti.
Maresca farà il giudice, ma resterà in politica. Polemica al Csm: “Vulnus alla magistratura”
Il 7 dicembre 2011 era a Casapesenna a tirare fuori dal bunker di villa Inquieto il superboss del clan dei Casalesi, Michele Zagaria, mettendo fine alla sua lunghissima latitanza. Esattamente dieci anni dopo, ieri, ha ricevuto dal Csm la notizia che andrà a Campobasso, a fare il giudice in Corte d’Appello, probabilmente nel settore civile. La vita fa i suoi giri, umani e professionali, e questo al momento è il cerchio dell’ex pubblico ministero Catello Maresca, icona dell’antimafia, apprezzato scrittore, voce narrante di docu-fiction giudiziarie e leader di associazioni di volontariato per il recupero degli ex detenuti. Che dopo la candidatura a sindaco di Napoli torna a fare il magistrato. Ma senza lasciare la politica.
Il suo ruolo di consigliere comunale e leader dell’opposizione di centrodestra al sindaco giallorosa, Gaetano Manfredi, ha reso Maresca incompatibile con la permanenza alla Procura generale di Napoli. Costringendolo, conclusa l’aspettativa per motivi elettorali, a chiedere un nuovo incarico per rientrare in servizio. Si era proposto per le Procure generali di Bari, Firenze e Bologna. Il punteggio attribuibile non gli consentiva l’assegnazione dei posti richiesti, così Maresca si è deciso a cambiare funzioni e a diventare giudice. Presentando domanda per la Corte d’Appello di Campobasso, per la Corte d’Appello di Salerno e per il Tribunale di Salerno. Il Csm, con 11 voti favorevoli e 10 astensioni, ha deliberato per Campobasso. Uno degli astenuti, il consigliere togato di Area, Giuseppe Cascini, non ha nascosto il suo mal di pancia, facendosi portavoce di un malessere diffuso ed evidente con la spaccatura del voto: “È inaccettabile che un magistrato in servizio sia leader dell’opposizione al governo della città in cui vive”. Cascini ce l’ha con la “colpevole inerzia del legislatore” che consente una “commistione” di ruoli produttiva di un “grave vulnus all’immagine di indipendenza della magistratura”. Poco prima, il collega del suo stesso gruppo, Mario Suriano, aveva spiegato la sua astensione quale segnale alla politica che “il problema va risolto”.
Intanto la legge è questa e Maresca, ovviamente, non l’ha violata. E sulla polemica, legittima, sollevata dai togati del Csm, mantiene un basso profilo: “Rispondo serenamente che rispetto le decisioni del Csm e sono contento di rientrare a fare il mio lavoro. Nel contempo cercherò da civico di dare un contributo alla mia città”.
Ammazzò Chiara: per il killer chiesto giudizio immediato
La Procura per i minori di Bologna ha chiesto il giudizio immediato per il 16enne accusato di aver ucciso la coetanea Chiara Gualzetti ai piedi dell’abbazia di Monteveglio il 27 giugno. Il pm Simone Purgato contesta al giovane l’omicidio aggravato dalla premeditazione, dai futili motivi e dalla minore età della vittima. Una consulenza psichiatrica ha stabilito che l’indagato, che aveva confessato il delitto dicendo di aver sentito “voci” e “demoni”, era capace di intendere e di volere. Gli inquirenti hanno ricostruito che il giorno prima dell’omicidio, il 16enne diede appuntamento alla coetanea per vedersi nel parco dell’abbazia, poco distante dalla casa della studentessa. Una volta arrivati al luogo dell’incontro, il giovane la colpì a morte con un coltello da cucina, aggredendola a calci e pugni. Secondo le carte dell’inchiesta la ragazza è stata uccisa da un killer “capace di intendere e di volere”, con “mancanza di scrupoli, freni inibitori, di motivazioni e segnali di resipiscenza”. E che inizialmente ha tentato di depistare le indagini.
È tornata la Scala. E la platea chiede il bis… a Mattarella
È tornata la Prima della Scala, con il pubblico in teatro e i riti della mondanità in presenza, dopo la Prima in Dad dell’anno scorso. In palcoscenico, sulla musica di Verdi, Macbeth e la Lady, tra gli applausi a scena aperta, delirano e vanno sonnambuli verso il gorgo del potere che li inghiotte. Nel foyer, tornano a mostrarsi i potenti veri e presunti. Fuori, qualche protesta, anch’essa ormai di rito, nel corridoio lasciato libero davanti a palazzo Marino, in una Milano blindata fin dal mattino. Nel palco reale, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accolto da un lunghissimo applauso, con qualcuno che ha anche gridato: “bis, bis”. Accanto, la presidente del Senato Elisabetta Casellati, il sindaco Giuseppe Sala, il presidente della Regione Attilio Fontana, il ministro della Cultura Dario Franceschini. Al direttore Riccardo Chailly e al regista Davide Livermore che trasforma la Scozia di Shakespeare in una video-città onirica e distopica dagli interni Decò. Per la prima volta, manca in platea Carla Fracci.
Mail Box
Draghi è il “maestro” del silenzio su Funiciello
Scusate, ma il conteggio dei giorni di silenzio del Miglior Draghi sull’affaire Funiciello si è interrotto? Oppure mi è sfuggito qualcosa leggendovi quotidianamente?
Antonio Argento
Caro Antonio, ha ragione: i silenzi del premier e del governo sono così numerosi che se ne perde il conto. Comunque Draghi tace sulle “marchette” del suo capo di gabinetto Antonio Funiciello da ben 17 giorni.
M. Trav.
Non dimentichiamoci dei morti non-Covid
Devo essere sincero, mi sono un po’ scocciato: tutti i giorni si sente lanciare alti lai da quasi tutti i media per i 70/80 morti per Covid (ma vista l’affidabilità dei tamponi sarebbe logico dubitare delle attribuzioni, non dei morti, ma si dimentica che ogni anno in Italia muoiono in media 650 mila persone, cioè circa 1.780 al giorno, la maggior parte di tumore, ictus, infarto, diabete, droga, incidente stradale o sul lavoro, fumo, alcol, inquinamento, omicidio o suicidio da disperazione. Ma di questi morti frega qualcosa a qualcuno? Sono morti di serie A o di serie B, come i cittadini senza il Super green pass? Potreste chiedere a Pfizer se hanno un qualche vaccino, ma stavolta efficace, anche per loro?
Enrico Costantini
Purtroppo di vaccini contro tumori, infarti, diabete, droga e incidenti non ne esistono: invece contro il Covid, per fortuna, sì.
M. Trav.
Finalmente Zaki è libero: lo aspettiamo in Italia
Patrick Zaki è libero, seppur condizionato; la notizia mi riempie di gioia! Meglio di una vincita al “Gratta e vinci2. Spero che possa quanto prima far rientro in Italia.
Paolo Mazzucato
Super green pass: quali regole per i negozianti?
In tema di Super green pass non ho ancora sentito parlare di regole che dovrebbero seguire i negozianti. Io entrando in un negozio dovrò esibire il Green pass e magari chi è dietro il banco non si è vaccinato. Forse ho capito male io?
Massimo Fabbrini
Entrando in un negozio non deve esibire nulla. Deve mostrare il Green pass rafforzato, quello per i soli vaccinati o guariti, per sedersi ai tavoli al chiuso nei ristoranti e nei bar. O per andare al cinema, a teatro o allo stadio. E il Green pass normale, per il quale basta un tampone recente, sul treno, in aereo o anche in autobus, sempre che glielo chiedano. In tutte queste situazioni troverà commessi, controllori e addetti vari che, per lavorare, devono anche loro essere titolari di un Green pass normale. L’obbligo di vaccinarsi, prima limitato al settore sanitario, dal 15 dicembre sarà in vigore anche in quello scolastico e nelle forze armate e di polizia, ma non nel settore privato in generale.
A. Man.
“Fq Extra”: complimenti per i vostri nuovi podcast
Sono un orgoglioso abbonato digitale al suo giornale. Per le mie esigenze, trovo molto utile la funzione di audio-lettura degli articoli. Posso praticamente lavorare, viaggiare e informarmi contemporaneamente, una cosa per me utilissima. Sono a chiedere se fosse possibile avere la totalità degli articoli in edicola, anche magari letti dagli autori stessi. Chi redige un articolo può enfatizzare meglio un concetto che gli sta a cuore e che uno speaker, anche se i vostri sono bravi, può non far risaltare.
Stefano Bernardi
Siamo lieti che il nuovo servizio abbia raggiunto lo scopo, rendere più piacevole la lettura del “Fatto quotidiano”. Per poterlo ampliare a tutti gli articoli, magari con l’intervento dei nostri giornalisti, avremo bisogno di un po’ di tempo; non sembra, ma l’organizzazione degli audio-articoli richiede un grosso impegno. Grazie.
S. Can.
Solo la dittatura militare quieta i mercati
Dunque, per i mercati, per le agenzie di rating, e per gli editorialisti dei giornaloni, l’elezione del presidente della Repubblica (sette anni sono pochi per pensare a un candidato…) o addirittura semplicemente elezioni anticipate (in prospettiva semplicemente le elezioni) mettono a rischio la stabilità del Paese e i presunti risultati dei presunti Migliori. Dobbiamo quindi prendere atto che si sta affermando il modello cinese, turco, russo? Quale migliore stabilità, ad assicurare i mercati? Forse la dittatura militare, ha già detto qualcuno. E il generale Figliuolo scalda le medaglie…
Melquiades
Dal carcere. “Noi, detenuti senza diritti”. “Servono riforme concrete”
Spettabile redazione, caro Marco, siamo un gruppo di detenuti del carcere di Perugia: anche noi carcerati da qui acquistiamo il Fatto tutti i giorni, unico baluardo di verità e giustizia, e spesso la sera parliamo degli articoli e degli interessanti approfondimenti. Io personalmente sono sempre stato più giustizialista che garantista e grande estimatore del dottor Davigo, perciò non voglio che questa nostra lettera sia strumentalizzata dal “partito anti-giudici”: sia chiaro che il motivo per cui siamo qui è colpa nostra, non la cattiveria dei giudici. Tengo solo a precisare che, a causa di una mole di lavoro impressionante e insostenibile per qualunque persona, la Magistratura di sorveglianza (che si occupa dei detenuti dopo che la condanna è diventata definitiva) è vicina al collasso.
Vi faccio alcuni esempi: la legge 199/2010, detta “svuota carceri”, prevede che gli ultimi 18 mesi di pena possano essere espiati agli arresti domiciliari, ma, trascorsi 4, 6, 10 mesi dalla richiesta, non arriva nessuna risposta, idem per la liberazione anticipata (45 giorni ogni 6 mesi di detenzione in buona condotta) e per molte altre istanze, che, pur se sollecitate, richiedono tempi biblici senza ricevere risposta, inficiando nei fatti le stesse norme che il legislatore ha previsto nell’applicazione di pene alternative alla detenzione.
Riteniamo opportuna, da parte del ministero della Giustizia, una misura che resetti la situazione che si è venuta a creare, pur nella consapevolezza che tale misura possa sembrare iniqua. Speriamo che in futuro si possano avere più risorse per far funzionare a regime la Sorveglianza. Grazie.
Michael
Cari amici, la vostra lettera è un gran sollievo per tre motivi. 1) Spazza via tutte le scemenze sul “Fatto” manettaro, nemico del garantismo e dei diritti dei detenuti, che invece avrebbero bisogno di meno retorica e di più fatti (come la costruzione di nuove carceri più vivibili). 2) Ci conferma nella convinzione di rendere un servizio utile (e spero, ogni tanto, anche piacevole) anche a chi è recluso in carcere. 3) Suggerisce una vera “riforma” che molti pseudo-garantisti parolai ignorano: dotare i tribunali, anche di sorveglianza, dei giudici necessari per applicare le leggi ed evitare che restino lì appese, come le gride manzoniane. Un grazie, dunque, e un caro saluto da tutta la redazione del “Fatto”.
Marco Travaglio
C’è Baglioni e tornano i falò
A capitar per caso sabato sera su Canale 5 sembrava di avere sbagliato rete, o addirittura anno, o addirittura millennio, tipo Ritorno al futuro. Nessuna traccia né di Maria né dei suoi amici, niente postini, niente uomini e donne, e nemmeno di Rudy Zerbi. All’improvviso, un varietà vecchio stile, pre De Filippi, con tanto di megastudio, ospiti d’onore, sketch e perfino balletti. Al posto di Pippo Baudo però c’era Claudio Baglioni, quasi uguale a cinquant’anni fa. Ecco, in quel “quasi” c’è tutto il meglio e tutto il peggio di Uà-Uomo di varie età, tre seratone da qui alle porte del Natale. Cominciamo dal peggio; è vero che la tv è autoreferenziale, ma Baglioni è addirittura ombelicale. Si metteva continuamente di mezzo a Sanremo, figuriamoci a Cologno Monzese. Ospiti di prima grandezza, Renato Zero, Giorgia, Eros…, ma anche loro devono portare l’obolo di un duetto o di una cover del padrone di casa. Baglioni and friends: si può scegliere tra le varie età, ma l’uomo è sempre quello.
Il meglio di Uà è invece nella vena passatista sperimentata da Baglioni dai tempi di Anima mia (dove a far da correttivo c’era la geniale soda caustica di Tommaso Labranca). La nostalgia gli viene bene, e si capisce perché: per quanto si metta in smoking, i monologhi gli rimettono provvidenzialmente la maglietta fine e la sua musica funziona come una macchina del tempo, ti teletrasporta agli anni Settanta con le chitarre, i falò e i poster del mare al tramonto. A quel punto anche un varietà retrò, pre reality e pre talent, di quando l’unico talent show era la vita, può apparire conseguente, e perfino salutare. In questa autocelebrazione pre reality, pre talent e pure pre social c’è poi un ingrediente segreto. L’amicizia. Baglioni e Renato Zero hanno concluso I migliori anni nella nostra vita con un abbraccio che la diceva lunga; lasceremmo perdere la vita, ma quelli sono stati davvero i migliori anni della nostra televisione. Un tempo in cui si diventava amici anche senza Facebook.
Il movimento “no pess” e la rivolta dei pesci all’amo
Pare una favoletta, forse lo è. D’altronde siamo nel mese ideale per liberare la fantasia, concederci il permesso di sognare anche a occhi aperti e non solo di notte. Comunque, tornando a bomba, alla favoletta di cui si diceva, riporto una chiacchiera che aleggia nell’aria lieve come le ultime foglie dei platani. Sembrerebbe infatti che dalle mie parti stia per nascere un nuovo movimento d’opposizione che prenderà il nome di “No green pess “. Non c’è refuso. Il movimento si chiamerà così in ragione del fatto che la parola “pass” verrà sostituita da quella dialettale “pess”, cioè pesci. Sulla scia di quei non pochi che in questa fase storica dicono no a questo e no a quell’altro, il suddetto movimento nasce con la precisa ragione di protestare contro l’obbligo di pagare una tassa onde conseguire la licenza per la pratica della pesca sportiva. Ribadisco che si potrebbe trattare di una fola messa in giro da qualche buontempone che magari si è concesso un po’ troppo nell’ora che anche qui, ai confini del regno, è diventata “quella dell’ape”. Però adesso viene il bello. Poiché i pesci riuniti in consiglio, convocati al cospetto del più anziano tra i lucci che per primo è stato raggiunto dalla notizia, hanno deciso di opporsi fermamente: se la norma passerà non abboccheranno mai più a qualsivoglia amo, pur se dotato di esche tra le più prelibate e golose. Perché va bene essere pescati, essere sottratti al loro ambiente naturale per poi finire in padella, nei nostri piatti e infine tra oscure mucose per essere digeriti. Ma che almeno ciò avvenga dietro versamento di congrua tassa. Soprattutto, però, pare abbiano avanzato la richiesta di accurati controlli che impediscano a qualche furbetto di aggirare l’ostacolo in nome di una malintesa libertà. Rinforzo il concetto già espresso, sembra una favola, forse lo è. Tuttavia, passeggiando giorni fa lungo una riva di lago, non ho visto nemmeno l’ombra di un pesce a tiro di canna.