“Attendo di sapere quando potrò venire a firmare la vostra petizione per l’elezione diretta del capo dello Stato”. La sorpresa nel discorso (telefonico) di Silvio Berlusconi ad Atreju arriva alla fine. Non è la prima volta che l’ex premier abbraccia il presidenzialismo: l’ha già fatto in passato, nel 2008, quando tornò a Palazzo Chigi, ma pure nel 2012 e nel 2014, in pieno patto del Nazareno. Ma sempre all’interno di una riforma generale. Ora il Caimano dice sì al presidenzialismo proposto da FdI, ma da parte sua esporsi adesso sul tema ha tutt’altro sapore, visto che, almeno sulla carta, potrebbe essere lui la scelta del centrodestra per il Quirinale.
Ieri ad Atreju, la festa di FdI quest’anno coniugata in versione natalizia, l’ha rimarcato anche il leader Udc, Lorenzo Cesa. “Se Berlusconi si candiderà al Colle, noi tutti abbiamo il dovere di sostenerlo anche per senso di riconoscenza”, ha spiegato il centrista davanti allo sguardo non troppo convinto della Meloni. Che si è ben guardata dal commentare. Lei, del resto, è quella che più di tutti frena sulla questione. Matteo Salvini, invece, va avanti a stop and go: un giorno sembra che Berlusconi sia il miglior candidato possibile e quello dopo svicola e butta la palla in tribuna.
Ieri, però, forse preso in contropiede, anche lui s’è attaccato alla diligenza presidenzialista. “Federalismo, riforma della giustizia e presidenzialismo: su queste basi il centrodestra può lavorare unito per modernizzare il Paese”, afferma il leader leghista.
Nel suo intervento, ecumenico e natalizio, Berlusconi evidenzia come l’orizzonte temporale del voto è il 2023, “perché sarà allora che la nostra alleanza si candiderà a tornare alla guida del Paese”, sottolineando come quella del centrodestra “per noi è una scelta irreversibile”. Insomma, niente centrini o maggioranze Ursula. “Non voglio negare le cose che oggi ci dividono: noi sosteniamo con convinzione il governo Draghi a cui voi legittimamente vi opponete – continua il leader forzista – ma tutti vi riconoscono di condurre un’opposizione responsabile e all’altezza della gravità della situazione”. Del resto, secondo l’ex Cav. “non potrebbe essere diversamente visto che siete guidati con autorevolezza da colei che da giovanissima è stata uno dei migliori ministri”. Ma “per noi la scelta di centrodestra è l’unica possibile, non abbiamo un piano B”, rintuzza la Meloni.
Della candidatura di Berlusconi ha parlato anche Giuseppe Conte, usando una formula che spesso, a destra, viene utilizzata per Benito Mussolini: “C’è rispetto verso un leader che ha fatto anche cose buone ma, complice anche un conflitto d’interessi pervasivo, ha compiuto passaggi che non sono nel dna del M5S”. Di tutt’altro tenore le parole di Alessandro Di Battista: “Berlusconi? In questo Paese tutti dimenticano e nessuno paga mai”.