Fedriga sotto scorta: “Minacciato da no-vax”

È da tempo nel mirino dei no-vax. Ora le minacce hanno registrato un salto di qualità che ha imposto un intervento immediato. Da alcuni giorni il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, è sotto scorta a causa dei messaggi intimidatori ricevuti dalla galassia anti-vaccinista dopo essersi espresso a favore della campagna vaccinale. Un’escalation partita alcune settimane fa quando su un muro di una abitazione a Osoppo (Udine), è comparsa la scritta “a morte Fedriga” con accanto una stella a cinque punte. “Spero per la mia famiglia – ha commentato il governatore del Friuli-Venezia Giulia – che la situazione possa risolversi nel minor tempo possibile”. La vicenda è all’attenzione della Procura.

Europa Verde: “Via Cingolani, ministro dannoso”

Tranne rarissime eccezioni, i ministri dell’Ambiente in Italia sono stati inutili, se non dannosi. Il nome del ministero è cambiato, ma Roberto Cingolani secondo Europa Verde appartiene di sicuro a quelli dannosi: “È un ministro che probabilmente sarebbe meglio chiamare ‘alla Finzione ecologica’ – ha detto il coportavoce nazionale, Angelo Bonelli, durante la presentazione di un dossier sugli errori di Cingolani –. È un ministro che fa la guerra all’auto elettrica, che ha dato il via libera a un finanziamento di mezzo miliardo di euro per andare a trivellare il Polo nord: una vergogna inaudita. Si tratta di un ministro che, nel Pnrr, ha dimenticato di far finanziare il trasporto pubblico quando le nostre città affogano letteralmente nello smog. È un ministro che, in maniera incredibile, voltando le spalle alla democrazia, senza un mandato del Parlamento, ha detto sì al nucleare nella tassonomia verde Ue. Tutte queste ragioni, come molte altre riportate nel nostro dossier, ci portano ad affermare che Cingolani non può essere il ministro alla Transizione ecologica”. E non solo il nucleare, ha aggiunto l’eurodeputata Eleonora Evi, anche lei coportavoce nazionale del partito ecologista: “In Europa, non soltanto dice di voler aprire al nucleare nella tassonomia verde Ue ma, sottobanco, trama con la Francia per far sì che anche il gas possa essere etichettato come un investimento verde, come richiesto da Confindustria Energia”. Per questo Europa Verde ha lanciato una petizione su change.org in cui chiede le dimissioni del ministro.

Processo a Fini, il Tribunale dice no allo stralcio

Le posizioni di Gianfranco Fini ed Elisabetta Tulliani non verranno stralciate. Il Tribunale di Roma ha respinto le richieste avanzate dalle difese nell’ambito del processo per riciclaggio che vede fra gli imputati l’ex presidente della Camera, la sua compagna, il fratello Giancarlo Tulliani, attualmente a Dubai, e il padre Sergio Tulliani. Il processo proseguirà dunque con tutte le posizioni e nella prossima udienza, il 24 marzo, sarà sentito un operatore della polizia giudiziaria.

Al centro della vicenda c’è la vendita della casa di Montecarlo, lasciata in eredità dalla contessa Annamaria Colleoni ad An, che sarebbe stata acquistata, secondo l’accusa, da Giancarlo Tulliani tramite società offshore coi soldi dell’imprenditore Corallo, anche lui a processo, accusato di associazione a delinquere finalizzata al peculato, riciclaggio ed evasione. Un’operazione effettuata nel 2008 per poco più di 300mila euro e che con la vendita dell’immobile nel 2015 fruttò un milione e 360mila dollari. Fra gli imputati a processo c’è anche l’ex parlamentare di Forza Italia, Amedeo Laboccetta.

Banchi “sbagliati”, 6 milioni per sostituirli da Bianchi e Figliuolo. “Ma ne bastano due”

Dopo il mistero dei banchi a rotelle, per i quali sono stati spesi 300 milioni di euro, ora c’è anche quello dei banchi della Nautilus, l’azienda portoghese con la quale l’ex Commissario all’emergenza, Domenico Arcuri, aveva siglato un contratto per la fornitura di 110 mila pezzi, contratto poi risolto per il mancato rispetto dei tempi di consegna. Per sostituirli perché troppo grandi il governo, con il decreto Sostegni bis entrato in vigore lo scorso luglio, ha stanziato 6 milioni di euro. Quando, secondo una funzionaria della ex struttura commissariale di Arcuri, ne sarebbero bastati 2. La rivelazione è arrivata ieri sera da Report (Rai 3) con un servizio di Rosamaria Aquino. Dal Portogallo, secondo quanto ricostruito dalla funzionaria della ex struttura di Arcuri, sono arrivati 37.225 banchi – per sostituire i quali sarebbero bastati, appunto, poco più 2 milioni – e non almeno 75 mila come sostiene la Nautilus, che ora chiede 10 milioni di euro di risarcimento. Il contenzioso è aperto.

Quegli arredi – ogni banco costa 67 euro – sono poi stati ritirati dall’attuale commissario all’emergenza Francesco Paolo Figliuolo, perché non rispettano le normative antincendio, essendo realizzati in polipropilene. Ma potevano essere sostituiti con i banchi ordinati nel 2020 dall’allora governo Conte? Di questi ultimi ci sono però poche tracce. Alcuni sono stati utilizzati da manager della sanità per allestire gli hub vaccinali, altri sono nelle scuole. Altri ancora prendono polvere nel centro logistica Sda di Pomezia. Quanti però siano ancora depositati nei capannoni della cittadina alle porte di Roma non è possibile sapere. Perché il ministro all’Istruzione Patrizio Bianchi, sentito da Report, dice che dovrà essere verificato il quantitativo che giace nei magazzini, mentre il commissario Figliuolo, interpellato per ben cinque volte dalla Aquino, non ha mai risposto.

Non sappiamo, quindi, da quanto tempo gli arredi in questione siano stipati in un magazzino e con quali costi per la Pubblica amministrazione. In base a quanto ricostruito da Report, a fine marzo erano almeno 20 mila i banchi a rotelle restituiti dai presidi e depositati nella sede Sda di Pomezia. Quanto ai banchi della Nautilus, l’azienda portoghese ha mostrato i verbali del collaudo che è stato fatto dai presidi per almeno 55 mila pezzi. Una sola cosa è certa: i conti non tornano.

Mail Box

 

L’ultima del Pd: rendere istituzionale l’ipocrisia

Parrini, Zanda e Bressa, senatori del Pd, hanno depositato una proposta di legge costituzionale, di cui nessuno sentiva l’esigenza, che vieta la rieleggibilità del presidente della Repubblica. Sembra tuttavia che il vero obiettivo di questo disegno di legge non sia quello di impedire in futuro che un presidente della Repubblica possa essere rieletto come successe con Napolitano. L’obiettivo vero, come riportato da numerosi media, sarebbe invece quello di convincere Mattarella, che ha più volte ripetuto di non voler essere rieletto, ad accettare un secondo mandato presidenziale se la situazione politica lo richiedesse sulla base degli interessi del Pd. Si chiede di modificare la Costituzione per evitare la rielezione di un presidente della Repubblica proprio per riuscire a ottenere il consenso di Mattarella a essere rieletto. Se così stessero le cose, sarebbe sbagliato parlare di istituzionalizzazione dell’ipocrisia?

Pietro Volpi

 

No, sarebbe sacrosanto. Per fortuna Mattarella li ha già sbugiardati.

M. Trav.

 

Italiani: pizza, mafia, mandolino e Berlusconi

Cari Antonio, Peter e Marco, ho ascoltato e apprezzato mentre ero in treno il vostro richiamo all’ordine a proposito della possibilità di B. al Quirinale. E mi sono ricordato di una cosa vista (e presa) in una pizzeria di South Yarra a Melbourne, mia seconda casa, qualche anno fa: il cartone per le pizze da asporto. La pizzeria esiste ancora e questo è il suo sito web: https://a25.com.au/

Vi invio la foto da me scattata, che dimostra la presenza dello statista italiano nella cultura popolare della più importante città australiana, gemellata, non a caso forse, con Milano.

Paolo Tombesi

 

Bisogna capire la vera origine del Coronavirus

Ho appena terminato di leggere L’origine del virus, edito Chiarelettere, a cui ha collaborato Angus Delgleish, professore di oncologia presso l’Istituto di ricerca di malattia infettive e immunitarie della St. George’s University of London, e sviluppatore assieme al virologo Birger Sorensen del vaccino anti-Covid Biovac-19. Il tema principale verte sulla vera origine del virus. Dalgleish non ha dubbi sul fatto che sia scappato dal laboratorio di Wuhan, frutto di esperimenti che da anni vengono praticati in molti laboratori nel mondo. Secondo me è proprio questo il nocciolo della questione, perché virus di questo tipo sono così pericolosi che se non vengono messi al bando questi esperimenti il prossimo contagio, a detta di Dalgleish, sarà infinitamente peggiore di questo. Ora, non credete che di questo si debba parlare e aprire un dibattito vero, e che le autorità informino anche l’opinione pubblica? Il 9 dicembre andrò a fare il booster, conscio del fatto che al momento non esiste altro modo per evitare di ammalarsi, ma affrontare veramente il problema all’origine mi sembrerebbe il modo migliore per assicurare un futuro giusto ai nostri figli.

Andrea Fraschetti

 

Caro Andrea, quella è una delle teorie in circolazione. Se e quando fosse confermata da dati inoppugnabili, la pubblicheremmo con i verbi all’indicativo.

M. Trav.

 

I NOSTRI ERRORI

Precisiamo che, nell’articolo pubblicato domenica scorsa, a pagina 15, dal titolo “Fortunato, un altro ‘migliore’ è nei guai: le ‘fatture fittizie per evadere le imposte’”, è stato erroneamente indicato Vincenzo Fortunato, già capo di gabinetto del ministero dell’Economia, con l’omonimo Vincenzo Fortunato, assunto come esperto dal ministro per l’Innovazione, il quale, invece, non ha nulla a che vedere con le circostanze da noi raccontate nell’articolo. Ce ne scusiamo con gli interessati e con i lettori.

Fq

Pandemia. “No all’obbligo vaccinale”. “Ma è l’unica arma che ora abbiamo”

 

Gentile redazione, il governo ha deciso di calcare la mano. Appare evidente la linea non più democratica. Sebbene il numero crescente dei contagi e dei ricoveri delle persone vaccinate dimostri che il vaccino non tutela dal contagio e dallo sviluppo di quei sintomi che possono portare alla terapia intensiva, e alla morte, viene data la colpa ai tamponi. Prima il capro espiatorio erano i non vaccinati. Adesso è il tampone. Anche un bambino capirebbe come stanno intortandoci per costringere tutti alla vaccinazione. Perché il tampone, per quanto fallibile, è l’unico strumento valido nel momento presente. Data l’efficacia a tempo dei vaccini, non si può dire se e quando la persona vaccinata con doppio ciclo, sia soggetta di nuovo a infezione. Si tratta ancora di una strategia che non mira a evitare i contagi e la diffusione del virus, ma che ha a cuore soltanto l’inoculazione di ogni essere vivente. Ma indurre con sporchi ricatti i cittadini a vaccinarsi, senza l’assunzione da parte dello Stato della responsabilità nei confronti dell’obbligo vaccinale e del risarcimento di tutti i danni che comporterebbe, attesta che la cosa puzza… Mettiamo il rischio su un piatto della bilancia: da un lato, quello di prendere l’infezione da Covid; dall’altro, quello di esporsi a un numero non precisato di vaccinazioni. Solo se i cittadini saranno consapevoli di questi rischi potranno decidere.

Salvatore Del Campo

 

Gentile Salvatore, la sua lettera si presta a molte considerazioni e precisazioni. Nessuno ha mai affermato che il vaccino fosse “sterilizzante”, cioè impedisse l’infezione a contatto con un soggetto infetto. Piuttosto, i vaccinati sviluppano raramente patologia e quindi diffondono meno il virus. Debbo purtroppo smentire anche la sua affermazione secondo cui “si dà la colpa dei contagi ai tamponi”. Credo che lei si riferisca all’ipotesi di non includere il risultato del tampone nella validità del Super green pass. Su questo, mi sono più volte espressa: è solo uno strumento politico, non sanitario. Per quanto riguarda la sua avversità ai vaccini che, non dobbiamo nasconderlo, possono provocare effetti collaterali (come peraltro qualsiasi altro farmaco), le faccio notare che, conti alla mano, hanno risparmiato circa 12.000 morti. Sempre conti alla mano, la percentuale di effetti indesiderati gravi è molto inferiore a quella di altri vaccini che assumiamo regolarmente e che continuano a evitarci malattie come la meningite e la polio. Sono d’accordo con lei che bisogna agire con il principio di opportunità, quando si somministra un vaccino. È ormai indiscutibile che sia necessario per gli anziani e i fragili; discutibile invece somministrarlo ai bambini. Il virus resterà circolante, a prescindere dalla volontà di chiunque, com’è accaduto per altri in precedenza, ma stiamo imparando a gestirlo e a prevenire i danni più gravi. I vaccini non sono il toccasana, ma un’arma che si sta rivelando preziosa.

Prof. Maria Rita Gismondo

Non siamo nemmeno egoisti intelligenti

Anche questa reazione sarebbe stata prevedibile. Mi riferisco al risentimento del Sudafrica che, a fronte della sua trasparenza e collaborazione, grazie alla quale abbiamo subito avuto informazione su una nuova variante di SarSCoV2, ha ottenuto, in pratica, l’isolamento. Per cercare di contenere gli effetti dell’epocale bugia, abbiamo impiegato qualche mese per bloccare i voli dalla Cina (in maniera discutibile, visto che poi i cinesi arrivavano attraverso altri scali). Ebbene, quando un Paese adotta un comportamento corretto, viene punito. Credo che gli africani si guarderanno bene dal continuare a darci immediate comunicazioni, prima di valutare le possibili conseguenze negative. E cosi, elargendo sorrisi ai governanti cinesi, come se non fosse vero che sono stati la causa prima di questa tragedia, ci permettiamo pure di perdere la collaborazioni di quelli che vorrebbero essere trasparenti. Mi paiono inutili i tardivi ringraziamenti europei al Sudafrica per averci comunicato la comparsa della variante Omicron. Dovremmo invece chiedere scusa per aver inviato numeri insufficienti di dosi di vaccini e in scadenza, di aver dimenticato anche le siringhe. Che cecità! Non sappiamo neanche essere degli egoisti intelligenti. Stiamo giocando col fuoco. Da un momento all’altro potrebbe spuntare la variante micidiale, quella che potrebbe farsene un baffo dei nostri vaccini. Basta continuare a lasciar libero il virus di circolare in Africa, in India, in quei Paesi poveri la cui vita non ha valore per nessuno. Si è riunito il G7 dei ministri della Salute. È stato deciso di inviare al più presto vaccini e bla bla bla. Quando? La maggior parte delle donazioni fino a oggi non includono neanche le necessarie forniture per la vaccinazione. Non basta donare, ma anche controllare la distribuzione. Esistono migliaia di fondazioni, Ong, e una rete capillare di organizzazioni religiose. Devono esser tutte coinvolte. Per una volta, facciamo sì che i benefici vadano veramente alla popolazione, non ripercorriamo i sentieri di tanti programmi di falsa cooperazione. Se non ci si sente di agire per filantropia, si faccia per egoismo. È lì che va risolta la pandemia.

 

direttore microbiologia clinica e virologia del “Sacco” di Milano

“Cuore di bronzo”, pane e ferrovieri: italiani dal 900

Pane. “Mangiamo meno pane! Ecco la parola d’ordine di tutti coloro i quali sentono il dovere di contribuire alla resistenza del Paese contro il nemico” (Luigi Einaudi, 23.9.1917).

Pane. Prezzo al consumo del pane in Italia nel settembre 1917: 65 centesimi al chilo. Spesa del governo per il pane, se fatto di frumento straniero: minimo 1,30 lire al chilo. Quindi: chiunque mangiava pane, indebitava lo Stato di almeno 65 centesimi, forse di 80 o 90 per chilo.

Sopportare. “Sopportare di buon animo, senza brontolare, qualche noia e qualche privazione è uno dei doveri del buon cittadino in tempo di guerra” (l.e., 9.10.1917).

Prima. Prima dell’Unità d’Italia, ogni piemontese consumava 90 grammi di pane al giorno, ogni lombardo 150, ogni veneto 100, ogni toscano 285, gli abitanti dei ducati e degli Stati pontifici 320, i napoletani 275, i siciliani 420.

Bronzo. “Italiani! Le generazioni che nei secoli ci precedettero, che a poco a poco fecero riemergere dalla inondazione barbarica del primo medio evo le antiche profonde masse italiche, guardano a noi e ci scongiurano di non perdere in un istante di debolezza il frutto di tanti sforzi, di così lunghe aspirazioni, di martirii così atroci. Guardano a noi i lombardi che sconfissero l’imperatore tedesco che aveva cosparso di sale il suolo della fiera Milano. Guardano a noi i piemontesi di Pietro Micca che resistettero ai tentativi di dominazione universale di Luigi XIV e di Napoleone. Guardano a noi i martiri delle galere borboniche, gli impiccati di Belfiore. Di sotto alla terra recentissima guardano a noi i giovani che sulle Alpi Trentine, sul Carso petroso, nei tanti luoghi santi oramai nelle nostre memorie, hanno dato il loro sangue per compiere il risorgimento nazionale. E tutte queste voci, vecchie di secoli e fresche di ieri, dicono: italiani, tenete fermo, ché l’Italia vivrà solo se i suoi figli oggi avranno un cuore di bronzo!” (l.e., 17/11/1917).

Governo. “Lo Stato siamo noi; il Governo è una nostra creatura; e lamentarsi del Governo, senza far nulla per renderlo migliore, è segno di animo fiacco” (l.e., 18.11.1917).

Stato. “I prodighi che danno fondo al patrimonio e gli scrocconi, che vivono a credito, non la durano a lungo e sono più che compensati dagli altri, i quali col risparmio aumentano il loro patrimonio. Invece, lo Stato seguita da anni a spendere più di quanto incassa. Fin che durava la guerra e con essa la forza maggiore, il fatto era spiegabile. Ora non più. Bisogna cominciare a rimettere la casa in ordine dall’alto. Bisogna che lo Stato contragga le spese fino a farle rientrare nei limiti delle entrate. Un privato che si ostinasse a spendere più dei redditi sarebbe fatto interdire dai tribunali e messo sotto curatela. Noi non vogliamo che lo Stato italiano sia messo sotto la curatela di nessuno, nemmeno sotto quella della società delle nazioni; epperciò vogliamo che esso non tardi a mettere in equilibrio il suo bilancio” (l.e., 16.10.1920).

Ferrovie. “Le Ferrovie italiane nel 1905 avevano 13 mila chilometri e 90 mila agenti. Nel 1920, per un traffico non troppo superiore, i chilometri erano 15 mila e gli agenti 200 mila. Su 40 mila avventizi, moltissimi furono ammessi tumultuariamente durante la guerra: tra loro, molti erano incapaci, taluni avevano la fedina criminale sporca, etc. In certi posti il 20% dei ferrovieri si dava permanentemente ammalato per aver la paga e non far nulla”.

Notizie tratte da: Luigi Einaudi, “Elogio del rigore”, Rubbettino, pagine 176, 16(2. Fine)

 

Francesco e le battaglie senza truppe

Francesco dice cose giuste, sacrosante, ma quante divisioni ha il Papa? Quando, tra i rifugiati di Lesbo, il Pontefice dice che “nell’era dei muri naufraga la civiltà”, ai costruttori di fili spinati di Polonia e Ungheria (e ai loro emuli italiani) saranno fischiate le orecchie. Ma possono tranquillamente fare finta di niente poiché Francesco non muove truppe al confine e neppure può minacciare di tagliare i fondi europei. Quando, sull’aereo che lo riporta in Italia, Francesco ne dice quattro al documento Ue sul Natale (“fuori dal tempo, laicità annacquata”) e, nel contempo, attacca il “governo sovranazionale dell’Europa” perché “un altro modo di indebolire la democrazia è quando si sacrificano i valori nazionali, le peculiarità di ogni Paese”, a Bruxelles non si muove foglia. Già, quante divisioni ha il Papa lo avrebbe chiesto Stalin a Jalta di fronte alle preoccupazioni di Pio XII sull’assetto postbellico. Come dire: lasciamo perdere il Vaticano perché non conta niente e non ci fa paura. Sul primo punto sbagliava di grosso, poiché nella divisione dei blocchi il radicale anticomunismo del successore di Pietro influenzò massicciamente il voto cattolico determinando gli esiti elettorali nelle democrazie occidentali, a cominciare dall’Italia (celebre lo slogan di Giovannino Guareschi: “Nel segreto dell’urna Dio ti vede, Stalin no”). Oggi però la condanna dei governanti che lasciano “che il mare nostrum si tramuti nel mare mortuum”, suscita un rispettoso silenzio, come fosse l’omelia di un parroco alla messa di mezzogiorno. Perché un tempo le divisioni del Papa erano, appunto, le chiese affollate e il formidabile collateralismo delle associazioni cattoliche, la cui opinione era temuta e ascoltata da governi e partiti, con la Dc in testa. Ma con le chiese desertificate (anche, ma non soltanto, dalla pandemia) quando la voce del Papa si leva può tutt’al più parlare alle coscienze dei governanti, ammesso che abbiano voglia di ascoltare. Del resto (ed è una speranza) anche l’altro Francesco, ignorato dai potenti, parlava agli uccelli ma poi ammansì un feroce lupo (mentre, a proposito di Stalin, si narra che nel 1953, all’annuncio della morte del dittatore sovietico, Papa Pacelli avrebbe esclamato: “Ora Stalin vedrà quante divisioni abbiamo lassù!”. E sono consolazioni).

Dopo il Bahrein, l’Arabia: il vero amore di Renzi è la Formula 1

Mai paparazzata fu più annunciata. Nel paddock del Gran Premio di Formula 1 di Gedda, Arabia Saudita, domenica sera la giornalista Alessandra Menzani ha riferito di aver pizzicato il senatore Matteo Renzi, in “camicia bianca” e “vicino al ricco buffet”. E non c’è davvero granché da stupirsi, dato che Renzi in Arabia è di casa da tempo. Ma soprattutto non c’è da stupirsi ripensando alla fatica che fece Renzi per assistere a un altro Gran Premio, nel marzo scorso. Quella volta era la corsa del Bahrein e l’ex premier fu beccato in compagnia di Jean Todt a chiacchierare tra Ferrari e Mercedes proprio mentre in Italia a malapena si poteva andare a trovare un parente fuori Regione. Renzi, che ha sempre affermato di non aver violato alcuna legge nel viaggio, fece allora immaginare uno sfrenato amore per le quattro ruote, tanto che qualcuno azzardò l’ipotesi che il senatore volesse fondare un team di Formula 1. Per consigli e referenze, se l’idea tornasse attuale, potrà sempre telefonare alla famiglia Benetton.