“Sono stati quindici minuti di violenza casuale e terribile a Manhattan. Prima uno studente di Ph.D. a Columbia University, il trentenne Davide Giri, viene accoltellato a morte a Mornigside Park. Tornava a casa, erano le 11 di sera, dopo un allenamento di calcio. Qualche minuto e un altro studente italiano, Roberto Malaspina, 27 anni, viene aggredito poco lontano e ferito al torso. Non rischia la vita.
Tocca poi a un uomo che passeggia con il cane a Central Park. Viene solo minacciato. Vincent Pinkney, 25 anni, è arrestato poco dopo. Sarebbe lui il responsabile delle tre aggressioni. Pinkney fa parte di una gang, la “Everybody Killa”, con base a Queens. Era in libertà vigilata. Dai 16 anni in poi, è stato arrestato 11 volte. Il presidente di Columbia, Lee Bollinger, esprime ora cordoglio per la morte di Giri e invia a studenti e personale una email in cui annuncia che la sorveglianza verrà intensificata. Ma gli studenti protestano. Ritengono le misure insufficienti e vogliono, scrive in un tweet uno studente, che Columbia usi “il suo budget miliardario per la sicurezza”. Un’altra studentessa era stata uccisa in zona due anni fa. Protestano i residenti del quartiere, all’incrocio tra Upper West Side e Harlem. E protestano i conservatori, che accusano i liberal di essere troppo “soft” in tema di criminalità.
La zona, in effetti, appare di difficile gestione. Il distretto di polizia accanto a Columbia ha registrato in due anni un aumento del 60 per cento delle violenze contro le persone. Sono triplicati gli incidenti con arma da fuoco. L’esplosione di crimini non riguarda soltanto questo lembo nord di Manhattan. In città, dal 2019, gli omicidi sono cresciuti del 42 per cento. Un senso generale di paura si è impadronito di molti newyorchesi, in una città progressista che, alle elezioni dello scorso novembre, ha però scelto come sindaco un ex capo della polizia, Eric Adams, democratico che promette di essere “duro contro il crimine”. Bill de Blasio, sindaco in uscita, viene considerato responsabile dell’esplosione di violenza. Indebolendo i poteri del Dipartimento di polizia, liberando in tempi di Covid le carceri cittadine di oltre un migliaio di detenuti, De Blasio avrebbe innescato il vortice di violenza. In realtà, il problema è più vasto.
Dopo due anni di pandemia, New York è una città devastata. Il Covid ha colpito ovunque, ma ha colpito con durezza spropositata qui, in una città che vive di circolazione di uomini e servizi. L’aumento della criminalità data proprio a questi ultimi due anni. Nel 2018, New York era la 15esima città più sicura d’America, con un numero di omicidi mai così basso dal 1951. Poi appunto il crollo, in coincidenza con la crisi sanitaria, l’esplosione della disoccupazione e della povertà. Sono aumentati gli omicidi, i furti, gli attacchi per le strade. Il senso di insicurezza è stato nutrito dalla percezione di un decadimento materiale della città. I minori introiti fiscali causati dalla crisi – ci si aspetta, nel 2022, un calo di oltre un miliardo e mezzo di dollari in tasse sulla casa – ha portato al peggioramento dei servizi. Le strade sono dissestate, ricolme di pattumiera. La metropolitana è sporca, degradata, utilizzata soprattutto da coloro che non possono permettersi altri mezzi. La città luna park che Michael Bloomberg aveva creato, paradiso di ricchi e promessa di futuro, appare lontana.
Per le strade ci sono circa 45 mila senza casa. Sono meno dei 60 mila che De Blasio ha ereditato nel 2014, al momento dell’elezione a sindaco – l’aumento vertiginoso degli affitti durante l’amministrazione Bloomberg aveva cacciato dalle loro case migliaia di residenti. Oggi gli homeless sono meno, ma più visibili. Non vengono più arrestati. Non vengono cacciati. La città ne ha ospitati 8 mila negli hotel durante la pandemia. Ora che gli hotel sono tornati alla normalità, gli homeless tornano a vagare. Ce ne sono decine a ogni angolo. Con il freddo, affollano le stazioni della metropolitana. Chiedono un dollaro, offrono improbabili servizi. Molti hanno problemi di salute mentale. Sono l’immagine più tragica della caduta di New York. Come altrettanto devastante è l’immagine di interi quartieri che la crisi ha svuotato. Canal Street, a Chinatown, è un luogo fantasma. Hanno chiuso ristoranti, negozi di griffe contraffatte, parrucchieri e pedicure. Nei quartieri di antica ricchezza non va meglio. Molte vetrine su Madison Avenue sono buie. Interi grattacieli per uffici di Midtown sono vuoti.
New York ha un problema di criminalità ma, ha scritto il New York Times in un pezzo sulle chiusure dei ristoranti, ha anche un problema di identità. C’è l’ansia per la crescita di omicidi e reati. C’è soprattutto l’ansia per una città che negli ultimi due anni è cambiata, che ha visto spegnersi molte delle sue luci e che oggi cerca, faticosamente, un futuro.