La frenesia che caratterizza i cambi di casacca in Parlamento è fedele cartina al tornasole dell’approssimarsi dell’elezione del presidente della Repubblica.
Dopo gli arrivi in casa Forza Italia (su tutti Gianluca Rospi e Alessandro Sorte da Coraggio Italia), ieri il senatore Leonardo Grimani ha annunciato il proprio addio a Italia Viva: “La spinta del progetto riformista – spiega l’ex renziano, tentato da Azione – si è esaurita. C’è bisogno di costruire un contenitore più grande. Aderirò per ora al gruppo Misto e metterò le mie energie a disposizione di un nuovo percorso”. Va da sé che il primo appuntamento in cui far pesare queste “energie” è l’elezione del capo dello Stato, con Grimani che, ponendosi nel Misto, ingrossa un variegato calderone di deputati e senatori le cui mosse per il Colle sono al momento indecifrabili, ma risulteranno decisive in un contesto in cui né centrodestra né centrosinistra hanno la maggioranza assoluta dei grandi elettori.
È proprio per emergere in questa ressa indistinta di ex 5 Stelle, centristi e peones senza patria che alcuni partiti si stanno organizzando per creare un gruppo unitario senza il quale sarà molto difficile votare il successore di Sergio Mattarella. A confermare le trattative sono i diretti interessati: “Stiamo ragionando seriamente con Coraggio Italia – ha ammesso il renziano Ettore Rosato – per rafforzare un’area che crede nel lavoro di Draghi”.
Per quanto millesimali nei sondaggi, in caso di intesa Italia Viva e CI potrebbero contare su una pattuglia di una settantina di parlamentari, più qualche delegato in arrivo dalle Regioni: Iv conta 26 deputati e 14 senatori, Giovanni Toti ha 23 eletti a Montecitorio e 7 a Palazzo Madama. Ma potenzialmente l’area di centro è ancora più vasta. Il gruppo +Europa-Azione ha 5 parlamentari, ma qui l’ostacolo al dialogo con “Coraggio Italia Viva” sono i rapporti tra Carlo Calenda e Matteo Renzi, un giorno alleati e il giorno dopo nemici. Decisivi saranno poi i 6 deputati di Centro democratico e i 5 di Noi con l’Italia, con l’abaco che – anche al netto delle fisiologiche defezioni – si avvicina già ai 90 grandi elettori, quasi il 10 per cento del totale.
Senza dimenticare chi è nel Misto per mancanza d’alternativa, come la senatrice Sandra Lonardo, moglie di Clemente Mastella, ex forzista, a gennaio promotrice del gruppo dei responsabili che avrebbe dovuto sostenere un nuovo governo di Giuseppe Conte. Oggi Lonardo potrebbe tornare decisiva, come testimonia l’iniziativa messa in piedi ieri dal marito al Teatro Brancaccio di Roma: una grande fiera del centrismo riunito sotto una nuova sigla (Ndc, Noi di centro) con l’obiettivo dichiarato di aggregarsi anche in vista del voto sul Colle. “La mia idea è una Margherita 2.0 – esordisce Mastella – quelli che sono al centro devono mettersi insieme”. Non Calenda, però, perché “pensa a se stesso”. In platea applaudono tra gli altri Rosato, Gaetano Quagliariello (CI) e, appunto, la signora Lonardo. Tutti consapevoli che toccherà fare i conti con loro.