1980. Il 19 aprile, tre mesi dopo la telefonata con Vittorio Mangano sui presunti “cavalli”, Marcello Dell’Utri partecipa a Londra alle nozze di Jimmy Fauci, pluripregiudicato amico dei boss, che gestisce il traffico di droga del clan Caruana fra Italia, Gran Bretagna e Canada: presenti alla cerimonia anche altri mafiosi come Teresi, Di Carlo e Cinà. Mangano invece non c’è: il 5 maggio viene arrestato per traffico di droga su mandato di Giovanni Falcone, che lo farà condannare al processo Spatola per associazione per delinquere con la mafia e poi al maxiprocesso per traffico di droga (resterà in carcere 11 anni).
Secondo il pentito Angelo Siino, “ministro dei lavori pubblici” di Totò Riina, da quando Dell’Utri ha lasciato il Biscione, il clan mafioso Pullarà tartassa il Cavaliere con richieste di denaro sempre più stringenti (“volevano tirargli il radicone”, sradicarlo, spennarlo). Anche per questo Silvio richiama Marcello di gran carriera per promuoverlo, di fatto, a numero tre del gruppo Fininvest, dietro a sé e a Confalonieri.
Frattanto una soffiata lo avverte di una nuova, imminente visita della Guardia di Finanza in casa Fininvest. Berlusconi, terrorizzato, scrive una lettera al segretario del Psi Bettino Craxi (appena rientrato nella maggioranza del governo Cossiga), perché intervenga a “sventare” la minaccia: “Caro Bettino, come ti ho accennato verbalmente, Radio Fante ha annunciato che dopo la visita a Torno, Guffanti e Cabassi, la Polizia tributaria si interesserà a me… Ti ringrazio per quello che crederai sia giusto fare”.
Nello stesso anno conosce l’attrice ventiquattrenne Miriam Bartolini, in arte Veronica Lario, vedendola recitare seminuda al suo teatro Manzoni, nella commedia Il magnifico cornuto, messa in scena dalla compagnia di Enrico Maria Salerno. Se ne innamora e ne fa la sua amante, alloggiandola clandestinamente per tre anni in un’ala segreta del palazzo di via Rovani.
1981. Il nome di Silvio Berlusconi viene scoperto nelle liste della loggia P2, sequestrate a Licio Gelli a Castiglion Fibocchi dalla Guardia di Finanza per ordine dei pm Gherardo Colombo e Giuliano Turone, che indagano sul falso sequestro mafioso del bancarottiere Michele Sindona.
Intanto, in Sicilia, i vecchi amici boss Bontate, Teresi&C. vengono sterminati dai corleonesi, scesi a Palermo al seguito di Salvatore Riina, Bernardo Provenzano e Leoluca Bagarella per prendere il potere dentro Cosa Nostra. D’ora in poi i rapporti con Arcore li gestiscono i nuovi “reggenti” che hanno rimpiazzato Bontate al vertice della famiglia di Santa Maria del Gesù: i fratelli Ignazio e Giovanbattista Pullarà.
1982. Il Cavaliere acquista Italia 1 dall’editore Edilio Rusconi.
1983. Silvio Berlusconi subisce la sua prima inchiesta giudiziaria. Nell’ambito di un’indagine su droga e riciclaggio di denaro sporco, la Guardia di Finanza gli mette sotto controllo i telefoni e il 30 maggio redige un rapporto investigativo per il giudice istruttore di Milano, Giorgio Della Lucia: “È stato segnalato che il noto Berlusconi Silvio, interessato all’emittente televisiva privata Canale 5, finanzierebbe un intenso traffico di sostanze stupefacenti dalla Sicilia con diramazioni sia in Francia che nelle altre regioni italiane (in particolare Lombardia e Lazio). Il predetto sarebbe al centro di grosse speculazioni edilizie e opererebbe nella Costa Smeralda avvalendosi di società di comodo, aventi sede a Vaduz e comunque all’estero. Operativamente le società in questione avrebbero conferito ampio mandato a professionisti della zona. Roma, 30 maggio 1983”. L’inchiesta sarà archiviata nel 1991.
Di certo c’è che negli anni 80 Berlusconi fa affari con il faccendiere sardo Flavio Carboni, legato alla Banda della Magliana e a uomini di Cosa Nostra. È lui nel 1982 l’ultima persona a vedere vivo il banchiere del- l’Ambrosiano Roberto Calvi a Londra, prima che finisca impiccato sotto il ponte dei Frati Neri. Ed è lui a cedere al Cavaliere i terreni e il rustico su cui sorgerà Villa Certosa.
In Costa Smeralda Berlusconi si lancia nella mega-speculazione “Olbia 2”, diventando socio di fatto di Carboni (finanziato dal boss Pippo Calò). E acquista a Porto Rotondo quattro delle dodici società create dal faccendiere: le altre otto per metà finiscono alla mafia di Calò & C., e per metà rimangono a Carboni.
1984. “Sua Emittenza” acquista anche Rete 4 dal gruppo Mondadori e inizia a rastrellare azioni del gruppo editoriale controllato da Carlo De Benedetti e dalla famiglia Mondadori-Formenton. Così diventa titolare di tre network televisivi nazionali: Canale 5, Italia 1 e, appunto, Rete 4 alle quali sono affiliate una miriade di emittenti regionali (appena liberalizzate da una sentenza della Consulta), così può entrare in concorrenza diretta con le tre reti della Rai. Ma la legge gli vieta di trasmettere i programmi in diretta o comunque in simultanea su tutto il territorio nazionale, prerogativa riservata al servizio pubblico. Lui però si organizza per aggirare le norme. Fa incetta di antenne su tutta l’Italia, grazie alla Elettronica Industriale del suo nuovo amico Adriano Galliani, e così ottiene una copertura quasi totale da nord a sud. E inizia a trasmettere programmi preregistrati in simultanea su tutte le emittenti regionali con il marchio dei suoi tre network e con un “effetto diretta” palesemente fuorilegge.
Il 24 maggio, proprio per questioni di antenne, il Cavaliere è ufficialmente indagato (anzi, imputato) per la prima volta. Il vicecapo dell’Ufficio Istruzione di Roma, Renato Squillante, lo interroga in quanto indiziato per interruzione di pubblico servizio. L’indagine riguarda le presunte antenne abusive sul Monte Cavo che interferiscono nelle frequenze radio della Protezione civile e dell’aeroporto di Fiumicino. Gli imputati sono un centinaio. Berlusconi è accompagnato dall’amico avvocato Cesare Previti ed è fortunato: la sua posizione verrà subito archiviata il 20 luglio 1985, mentre altri 45 imputati (rappresentanti di altre emittenti locali) rimarranno sulla graticola fino al 1992 e se la caveranno solo grazie all’amnistia. Non possono sapere che Squillante è sul libro paga della Fininvest e nasconde un conto corrente in Svizzera, comunicante con quello di Previti.
(2 – continua)