Eric Zemmour è ufficialmente candidato all’Eliseo. L’ex editorialista di Le Figaro, che occupa la scena mediatica da mesi, ha messo fine ieri a una suspense che non era suspense. Zemmour ha postato un video di dieci minuti su YouTube a metà giornata, ieri sera è stato poi ospite nel tg delle 20 più seguito di Francia, quello di TF1. Un timing ben studiato: ha così fatto ombra all’ultimo, decisivo, dibattito dei cinque pretendenti candidati all’Eliseo della destra conservatrice, Les Républicains, che cominciava poco dopo su France 2. Nel video il polemista è seduto a una scrivania e legge il suo discorso al microfono, in posa come il generale De Gaulle durante l’appello del 18 giugno 1940. Sullo sfondo, la Settima sinfonia di Beethoven: “Camminate per le strade delle vostre città e non le riconoscete. Sugli schermi sentite lingue strane, o per meglio dire straniere. Avete la sensazione di non essere più a casa vostra”. Zemmour descrive una Francia in preda alla violenza e alla decadenza. Ricorda il passato glorioso. Cita Giovanna d’Arco e Bonaparte, Voltaire e Rousseau, e pure Delon e Bardot.
“A lungo mi sono accontentato del ruolo di giornalista, di scrittore e di Cassandra – continua –. Ma come voi ho deciso di prendere il nostro destino in mano”. Attacca politici di destra e di sinistra, e in particolare Macron, che “si era presentato come un uomo nuovo”, ma che “è la sintesi dei suoi predecessori, in peggio”. “Non è più tempo di riformare la Francia, ma di salvarla. Perché i nostri figli e nipoti non conoscano la barbarie. Perché le nostre figlie non siano velate e i nostri figli non siano sottomessi. Perché i francesi si sentano di nuovo a casa loro”.
Ufficializzare la candidatura cominciava a diventare urgente per Zemmour, per rilanciare la sua immagine. Dopo la scalata nei sondaggi, che gli aprivano le porte del ballottaggio contro Macron, la sua popolarità è in calo. Nell’inchiesta Harris Interactive di ieri, il polemista non raccoglierebbe ormai più del 13% al primo turno delle elezioni, scendendo al terzo posto dietro Marine Le Pen. La leader del Rassemblement national, con il 19-20% delle intenzioni di voto, può tornare a prospettare un testa a testa finale, come nel 2017, contro Macron. Il fenomeno Zemmour si è formato nello studio di Cnews, una delle tv del patron del colosso dei media Vivendi, Vincent Bolloré, che ha garantito al polemista una vetrina quotidiana per distillare giorno dopo giorno le sue idee razziste. La tv ha raddoppiato la sua audience e Bolloré si può permettere di giocare un ruolo nel dibattito presidenziale. Alcuni giorni fa, Le Monde ha scritto che Bolloré sta “tentando una opa” sull’Eliseo. Ma la sfida tra Zemmour e Le Pen, dividendo gli elettori di estrema destra, può alla fine favorire Macron che, anche nell’ultimo sondaggio, resta in testa, da solo, con il 23-24%. Molti osservatori ritengono che troppa suspense lasciata planare da Zemmour sulla sua candidatura abbia stufato. Il polemista sta anche commettendo gaffe. A fine ottobre, durante il Salone sulla sicurezza Milipol, ha puntato un fucile (scarico) contro i giornalisti. Giorni fa, a Marsiglia, ha alzato il dito medio in risposta al gesto provocatorio di una manifestante. Non proprio un atteggiamento da aspirante capo di Stato e ha dovuto riconoscere che era stato “poco elegante”.
La settimana scorsa, il suo spostamento a Londra, in cerca di finanziamenti, è stato un flop. Ginevra lo ha dichiarato persona non grata. Un migliaio di persone hanno manifestato contro il suo arrivo. Il 5 dicembre terrà il suo primo meeting di campagna a Parigi. Ma sindacati e collettivi “anti-fascisti” hanno promesso di manifestare per “farlo tacere”. Per Zemmour si tratta ora di riunire i fondi necessari per portare avanti la campagna e di costituire un programma credibile, e che è ancora incompleto, soprattutto in tema di economia. Nel suo video ha fornito alcuni vaghi punti: ha parlato di “reindustrializzare la Francia”, “ridurre il debito pubblico”, “rilocalizzare le aziende francesi partite all’estero”, “ripristinare l’eccellenza della scuola repubblicana”, “riconquistare la sovranità”. Nessuna parola invece sul potere d’acquisto, principale preoccupazione dei francesi in questo momento. Finora Zemmour ha fatto campagna solo contro l’immigrazione e l’islam con le sue idee razziste che già gli hanno valso due condanne. Ancora ieri ha difeso la teoria complottista della “sostituzione etnica”: “Da mille anni siamo una delle potenze che hanno scritto la storia del mondo. Non ci lasceremo colonizzare, non ci lasceremo sostituire”. Fabien Roussel, il candidato del Partito comunista, si prepara a presentare in Assemblea una risoluzione perché non possa più essere eletto chi, come Zemmour, è stato condannato per incitamento all’odio razziale. Marine Le Pen che ha in passato corteggiato Zemmour, ora non vuole più che raggiunga il suo partito: “Su donne, economia e immigrazione il suo progetto è all’esatto opposto del mio”.