Scontri e saccheggi Nell’arcipelago sono scoppiate manifestazioni contro la politica estera filo-cinese del governo. L’Australia invia truppe.
Dopo giorni di violenze e devastazioni, coprifuoco a oltranza nella capitale delle Isole Salomone Honiari: i disordini mirano a rovesciare il premier Manasseh Sogavare, in un’ottica anti-cinese. L’arcipelago del Pacifico è nel caos: ieri mattina, la polizia ha sparato gas lacrimogeni e colpi d’avvertimento per disperdere i manifestanti che per il terzo giorno consecutivo si dirigevano verso la residenza privata del primo ministro. Prima di essere dispersa, la folla ha incendiato una stazione di polizia e altri edifici – banche e scuole –. Le isole Salomone sono uno Stato insulare dell’Oceano Pacifico, a Est di Papua Nuova Guinea: circa mille isole, con una superficie complessiva di 30 mila km quadrati – più della Sicilia – e mezzo milione di abitanti. L’isola principale, dove c’è Honiari, 80 mila abitanti, è Guadalcanal. Nelle cronache dell’arcipelago, le sommosse e i colpi di Stato s’intersecano a eruzioni e terremoti. Negli ultimi 25 anni, le isole sono state teatro di contrasti etnici – c’è un’attiva minoranza cinese. Nel 2006 l’elezione a premier di Snyder Rini suscitò una rivolta contro la comunità cinese accusata di avere truccato le elezioni: Rini, messo al sicuro da 220 soldati australiani, si dimise e il Parlamento designò premier Manasseh Sogavare, del Partito Popolare Progressista, tuttora al potere. Nel 2019, le Salomone hanno lasciato la tradizionale alleanza con Taiwan e hanno stretto relazioni con la Cina: sarebbe questo il motivo della sommossa in atto. Anche questa volta, sono stati gli australiani – un centinaio tra militari e poliziotti – a ristabilire l’ordine, in una situazione “molto instabile”, secondo il ministero dell’Interno australiano. La Cina ha espresso “grande preoccupazione” per i disordini che hanno di nuovo il loro epicentro nella Chinatown di Honiara. La protesta parte da Malaita, l’isola più popolosa, che mantiene contatti con Taiwan e riceve aiuti da Taipei e Washington. Il leader locale Daniel Suidani dice che Sogavare è al soldo di Pechino. Sogavare, dal canto suo, afferma che i responsabili “saranno assicurati alla giustizia”.