Rider, tribunale Firenze boccia il contratto Ugl

Non solol’Ugl Rider è un sindacato “di comodo” e la sua “vicinanza” alle imprese del cibo a domicilio è dimostrata da ben 5 elementi. Nuova sentenza, questa volta del Tribunale di Firenze, contro il contratto dei fattorini firmato a settembre 2020 dalle app del food delivery e dall’Ugl, unico sindacato che ha accettato le condizioni imposte. I magistrati hanno ordinato a Deliveroo di non applicare più l’accordo accogliendo le richieste di Filcams, Filt e Nidil Cgil. Accertato che Ugl non è rappresentativo, i giudici ricordano che quel contratto ha riprodotto la disciplina già prevista dalle aziende fino a quel momento, le paghe a consegna e i rider inquadrati come collaboratori occasionali.

Ergastolo ostativo, l’allarme di Di Matteo: “Chi fece le stragi del ‘92-‘93 potrà uscire”

Le pronunce della Corte costituzionale che hanno depotenziato l’ergastolo ostativo ai benefici per i detenuti di mafia e terrorismo e costretto il legislatore ad approvare modifiche entro giugno prossimo, avranno conseguenze gravi: meno collaboratori di giustizia e pericolo concreto che i boss stragisti escano dal carcere, proprio quelli che misero le bombe per ricattare lo Stato in cambio di maglie larghe per i mafiosi condannati e non pentiti. Lo ha ribadito Nino Di Matteo, consigliere del Csm, pm nel processo trattativa Stato-mafia di Palermo. Davanti alla commissione Giustizia, che lavora su un testo base da poco approvato, Di Matteo ha messo in guardia: “Corriamo il rischio che proprio quelli che hanno fatto le stragi nel ’92-93 e l’hanno tentata all’Olimpico nel 1994, escano con la libertà condizionale proprio in virtù dell’applicazione della sentenza della Consulta e della legge che state predisponendo”. Di Matteo ha ricordato che “l’obiettivo primario dei vertici di Cosa Nostra è da sempre l’abolizione dell’ergastolo, il rischio che si corre è che chi ha fatto le stragi per ricattare lo Stato ottenga ora l’obiettivo che ha perseguito”. L’ostativo non più assoluto ma relativo per chi non si pente avrà anche un’altra conseguenza: il fenomeno del pentitismo avrà “un calo quantitativo e qualitativo” perché con “la sostanziale abolizione dell’ergastolo ostativo è venuta meno la differenza di trattamento tra irriducibili, stragisti e chi collabora con la giustizia”. Entrando nel merito del testo in discussione in Commissione, Di Matteo ha sottolineato l’utilità dei tanti paletti previsti nel provvedimento in discussione affinché un detenuto irriducibile possa accedere ai benefici, come la condizione “molto importante” che non deve esserci neppure il rischio che il condannato possa riallacciare i rapporti con la criminalità.

Nel testo, però, manca una previsione che c’era nel ddl del M5S: un Tribunale unico di Sorveglianza che si pronunci su questo tipo di richieste, come già accade per i 41-bis, decisi da quello di Roma: “La frammentazione delle competenze – ha spiegato Di Matteo –, potrebbe produrre effetti pericolosi sotto il profilo della sicurezza dei giudici di sorveglianza chiamati a decidere. Più si frammenta più aumentano i rischi di condizionamenti impropri o di ritorsioni nei confronti dei giudici di sorveglianza” e in questo contesto potrebbe consolidarsi “una giurisprudenza più favorevole agli ergastolani che chiedono i benefici”.

Uccise il padre violento e salvò la madre: assolto

Aveva ucciso a coltellate il padre violento che stava picchiando per l’ennesima volta la madre. La Procura aveva chiesto una condanna a 14 anni. Invece la Corte di assise di Torino ha assolto Alex Pompa, 20 anni. Secondo i giudici il fatto non costituisce reato.

Il 30 aprile 2020 nella casa di famiglia a Collegno, hinterland torinese, Alex era intervenuto in una lite scoppiata fra i genitori e aveva vibrato al padre 34 fendenti con 6 coltelli da cucina. La vittima, Giuseppe Pompa, operaio di 52 anni, al processo è stata descritta come irascibile, aggressiva, molesta e ossessionante. I familiari avevano cominciato a registrare le sue sfuriate. L’8 novembre il pm Alessandro Aghemo aveva chiesto la condanna a 14 anni di carcere e invitato i giudici a interpellare la Corte Costituzionale per una questione legata all’impossibilità di concedere la prevalenza delle attenuanti rispetto all’aggravante del vincolo di parentela. Per il magistrato si trattò di un omicidio volontario perché in quel frangente “non c’era una vera situazione di pericolo”: un’impostazione che la difesa nel corso della sua arringa ha definito “inaccettabile” ricordando che nel 2018 il fratello dell’imputato, Loris, in un messaggio scrisse, riferendosi al padre, “prima o poi ci ammazza tutti”.

Claudio Strata, difensore di Pompa, ha sempre sostenuto la tesi della legittima difesa: “Mi ha fatto molto dispiacere non avere una sorta di sponda da parte della Procura, perché era evidente fin dall’inizio che questa era una situazione da manuale, un caso di scuola di legittima difesa”.

Appalti pilotati a Benevento: otto arresti Un “sistema” tra mastelliani e deluchiani

Del “sistema corruttivo dilagante” sugli appalti, secondo le parole del Gip di Benevento, Loredana Camerlengo, che ha accolto l’impianto l’accusatorio della Procura guidata da Aldo Policastro e dei carabinieri del Comando provinciale sannita, una sorta di “sistema Benevento”, fanno parte anche vecchie glorie del “sistema Salerno”.

Tra le 18 misure cautelari eseguite ieri – 8 arresti domiciliari e 10 interdizioni dai pubblici uffici – tra cui il presidente della Provincia di Benevento, Antonio Di Maria, finito ai domiciliari per turbativa d’asta, civico di centrodestra vicino a Mastella (estraneo alle indagini), ci sono l’imprenditore-mediatore Mario Del Mese e il costruttore Antonio Fiengo. Due nomi che evocano l’Ifil e l’appalto di piazza della Libertà a Salerno. Del Mese (difeso dall’avvocato Cecchino Cacciatore) nel 2016 patteggiò dieci mesi per la bancarotta della società di cui era titolare di fatto e che secondo le vecchie accuse della Procura salernitana era una scatola vuota per drenare mazzette dai lavori pubblici. Un crac per il quale è tuttora imputato il deputato pd, Piero De Luca, figlio del governatore Vincenzo De Luca, al quale la Ifil avrebbe regalato biglietti aerei per il Lussemburgo. Fiengo è colui che fornì la pavimentazione della mega piazza di Salerno. Del Mese è ai domiciliari con due accuse di corruzione. Fiengo è stato interdetto per corruzione su un appalto di Buonalbergo. Il cui sindaco, Michelantonio Panarese, è ai domiciliari: è funzionario della Provincia. Tra gli indagati c’è Carlo Camilleri, ex consuocero di Mastella. Se googlate il suo nome ritroverete la storia di come nacque l’indagine di Santa Maria Capua Vetere che nel 2008 culminò nell’arresto di Sandra Mastella. Il marito si dimise da ministro di Giustizia poco dopo e il resto è storia (i Mastella furono poi assolti).

Le misure cautelari di ieri descrivono la manipolazione di 11 procedure pubbliche indette e gestite dalla Provincia di Benevento, dalla Provincia di Caserta e dal Comune di Buonalbergo. E le pressioni di Di Maria su un ex funzionario della provincia affinché pubblicasse, subito e senza Gazzetta Ufficiale, una procedura per l’incarico di dirigente di area tecnica, in modo da selezionare un certo nome. Un ingegnere e alcuni funzionari hanno raccontato pressioni politiche e istigazioni alla corruzione. Un sistema che è crollato per la loro decisione di non tacere.

Disse no a piazza per Siani: sindaco lo promuove vice

Il Durigon di Vico Equense ne diventa vicesindaco. Si tratta di Benedetto Migliaccio, il politico di Forza Italia che il 23 settembre in un’intervista video a una testata locale dichiarò il proprio dispiacere per il fatto che Vico Equense “abbia dedicato la sua piazza più importante a Giancarlo Siani”, il cronista del Mattino ucciso dalla camorra per i suoi coraggiosi articoli da Torre Annunziata. “Accostare Vico a questi problemi di malavita solo perché Siani veniva a trovare qui la sua fidanzata…”, aggiunse.

Il caso, sollevato il 2 ottobre dal Fatto, fu poi ripreso dal Mattino, che su queste frasi – doppiamente infelici perché coincidenti con l’anniversario dell’omicidio – ha condotto una campagna stampa, raccogliendo polemiche e prese di distanza della politica e della società civile, e l’amarezza del fratello, il deputato Pd Paolo Siani. Prese di distanza servite a nulla, se poi il neo sindaco Peppe Aiello ha deciso di nominare Migliaccio suo vice. Affidandogli deleghe di peso: edilizia privata, ecologia, urbanistica, paesaggio.

Ruby 3, le ragazze: “Assolveteci ora” La Procura: “Folle”

No al proscioglimento immediato dal reato di falsa testimonianza, chiesto ieri dagli avvocati delle giovani imputate nel processo milanese Ruby 3: si oppone il pm Luca Gaglio, che ha chiesto di rigettare le istanze delle ragazze, perché queste devono rispondere, in concorso con Silvio Berlusconi, anche del reato di corruzione in atti giudiziari (per aver ricevuto da Berlusconi soldi per mentire). Lo stralcio, con la divisione dei due reati “strettamente connessi”, per il pm sarebbe “folle” e contro l’economia processuale. E le imputate devono continuare a rispondere del reato di corruzione in atti giudiziari perché le ragazze sono diventate “pubblici ufficiali” nel momento in cui sono state ammesse dal Tribunale come testimoni nel processo Ruby 1: e cioè il 23 novembre 2011 (prima della primavera 2012 in cui secondo il Tribunale dovevano assumere il ruolo di imputate). Gaglio aggiunge che anche la “cessazione della qualità pubblico ufficiale” secondo la giurisprudenza e il codice non fa cadere il reato, contestato fino al 2015.

Donne sotto assedio tra violenze e Covid

Oggi è la giornata dedicata alla violenza sulle donne. Sono abbastanza critica sulle giornate dedicate, soprattutto quando diventano, come quella di oggi, l’unico spazio temporale nel quale ci si interessa del problema, con retrogusto “ipocrisia”. I dati pubblicati dall’Istat sono tutt’altro che confortanti. Il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha subìto violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila). Nel 2021 sono già 103 le donne uccise (1 ogni 3 giorni). Su questa situazione drammatica non è stata indifferente l’influenza della pandemia. Infatti, le pandemie, e quindi anche quella Covid, rivestono caratteristiche sociali, sanitarie, economiche anche in relazione al sesso. È indubbio che ci sia una diversa sensibilità, fragilità, un diverso ruolo sociale e politico fra uomini e donne. Eppure, sono molti gli aspetti trascurati, anche durante il Covid. L’impatto sulla sicurezza economica e personale delle donne è stato uno degli aspetti più penalizzanti e, a sua volta, causa di altre conseguenze negative, non ultime la caduta dell’autostima personale e la violenza familiare. L’onere sostenuto dalle donne è stato enorme. A loro, durante la pandemia, sono stati affidati compiti assistenziali nell’ambito della famiglia, verso i figli, i genitori, per non parlare della Dad. Investite da ruoli di assistenza, si sono trovate a dover rinunciare al tempo, altrimenti speso per un lavoro retribuito o alla propria istruzione. Il problema non si è limitato all’aspetto sociale, ma ha anche coinvolto quello sanitario con eclatanti esempi. Uno di questi è che le sperimentazioni dei vaccini sono state effettuate prendendo poco in considerazione gli aspetti di genere. Ma l’impatto drammatico della pandemia sulle donne è anche determinato dalla loro assenza dai ruoli decisionali. Analizzando i dati emerge che le donne , in media, rappresentano solo il 20% degli incarichi governativi.

*Direttore microbiologia clinica e virologia del “Sacco” di Milano

Il Ponte di Messina, Giovannini e il 1970

Sarà forsel’età che avanza, ma niente ormai ci scalda il cuore come le belle tradizioni di una volta. Tornano le luminarie di Natale, l’Ue raccomanda di tagliare la spesa corrente, la Germania mette un maniaco dell’austerità al ministero delle Finanze e l’Italia, come fa da 50 anni, studia il ponte sullo Stretto. Pare ieri che fu lanciato il Concorso internazionale d’idee del 1970 ed era proprio ieri invece che il ministro Enrico Giovannini ci ha fatto sapere che “è in avvio di assegnazione lo studio di fattibilità per la realizzazione del ponte sullo Stretto: la commissione ha scartato l’ipotesi del tunnel e ora si deve valutare quale soluzione, tra quella del ponte a più campate o a una campata, è quella più fattibile”. Certe cose non passano mai di moda. Il 29 giugno 1987 l’Ansa spiegava: “Stretto di Messina: il dilemma ponte-tunnel sciolto entro l’anno”. In realtà ne passarono diversi di anni e intanto sia la Dc (pro-ponte con l’Iri) che il Psi (pro-tunnel con l’Eni) s’erano entrambi sciolti da tempo: anche allora fu scartato il tunnel per l’ottimo motivo che non si può fare né appoggiato sul fondo, né “sub-alveo” (cioè scavato sotto il fondo del mare). Eppure il dilemma ponte-tunnel, era il 2016, agitò le notti pure del ministro Delrio: “Il ponte è una delle ipotesi”, ma non “l’ipotesi principale”, “sto facendo fare uno studio di fattibilità”. Quanto abbiamo studiato su quel ponte: “C’è la possibilità che la Comunità europea finanzi gli studi di fattibilità in vista della costruzione di un ponte sullo Stretto” (Ansa, 9 febbraio 1982), ma anche “chiederemo all’Ue le risorse per lo studio di fattibilità” (ministero delle Infrastrutture, agosto 2020). Non per togliervi il gusto dell’attesa, ma tra un po’ – e per l’ennesima volta – scopriremo che il ponte a più campate non si può fare: tra Scilla e Cariddi il fondo è costituto da ghiaia e sabbia per decine di metri. Resta quello a campata unica già caro a Berlusconi e Salini – che non ha meno problemi tecnici (il vento su tutti) – e poi si ricomincerà da capo. Ironia inutile, la nostra, perché il ponte sullo Stretto non è un’opera pubblica, ma un fatto religioso: il suo tempo è ciclico, la sua assenza epifania, lo studio della sua fattibilità preghiera. E ovviamente abbondano i mercanti nel tempio.

Giustizia “Un premio ai cittadini esemplari, non solo ai netturbini”

CHI LAVORA VA PREMIATO PUR S’È GIÀ STATO PAGATO

Io sono un netturbino

della città di Roma

è un lavoro pesante

un lavoro stressante

mi sono alzato presto

alle dieci ho finito

e qualcosa ho spazzato

anche se mi si accusa

che qualcosa ho lasciato

per le strade di Roma.

Ho un’ottima salute

un fisico robusto

ma preferisco il letto

a scopa e cassonetto.

Su ventiquattro giorni

ne lavoro diciotto

negli altri sei mi ammalo

mi ammalo “ufficialmente”.

Il mio dottore è buono

umano e comprensivo

un bel certificato

non lo nega a nessuno.

Anche Gualtieri è buono

umano e comprensivo

sappiamo che non ama

le visite fiscali

se andiamo a lavorare

ci premia con denaro

una bella sommetta

“premio di produzione”

è la definizione

non bonus di salute.

In semplici parole

lo stipendio non basta

hai diritto ad un premio

per fare il tuo dovere.

Io sono un cittadino

ossequiente alle leggi

al semaforo rosso

mi arresto rispettoso

non getto carte in terra

non getto i mozziconi

delle mie sigarette

non viaggio contromano

se giro in bicicletta

rispetto i marciapiedi

mi metto sempre in fila

negli uffici postali

non suono campanelli

e non imbratto i muri

viaggio a quaranta all’ora

nel centro di Verona

e rispetto perfino

le strisce pedonali.

Questi comportamenti

posso documentare

per ogni situazione

c’è almeno un testimone

ho segnalato al sindaco

i miei comportamenti

corretti ripetuti

di obbedienza alle leggi

e ho domandato un premio

meglio un premio in denaro

ma basta una medaglia

di riconoscimento

premio dell’uguaglianza

non della “produzione”

doveroso rispetto

della Costituzione

che dice: siamo uguali

e non c’è distinzione

tra un cittadino e l’altro.

Se il netturbin romano

che assolve al suo dovere

e lavora ogni giorno

su base contrattuale

senza certificare

fantasiosi malanni

merita a fine mese

un premio produzione,

cittadino esemplare

penso di meritare

un premio di uguaglianza

per l’articolo tre

della Costituzione.

AVV. GUARIENTE GUARIENTI

Mail Box

Un saluto a “Mario” per il suo ultimo viaggio

Caro Fatto Quotidiano, sono la vedova di Lorenzo P., malato di Sla e morto in Svizzera, di cui avete pubblicato la lettera di addio l’8 aprile. Ho appena letto la notizia riguardante il Tribunale di Ancona e l’ordine di verificare le condizioni per l’accesso al suicidio assistito da parte di “Mario”. A “Mario” vanno tutto il mio affetto e la mia vicinanza. Sosterrò la campagna dell’Associazione Luca Coscioni (lo devo alla memoria di Lorenzo e alla nostra storia insieme) e spero davvero che il nostro Paese riesca finalmente a dotarsi di questo strumento di civiltà. Grazie per la sensibilità che avete sempre dimostrato verso la questione del fine vita, spesso in beata solitudine nel panorama dell’informazione.

Tina D.F.

L’ironica modifica al libro del Saudita

Un amico molto spiritoso, conoscendo le mie simpatie per l’autore (?), mi ha fatto cosa molto sgradita regalandomi il libro che vedete nella foto qui sotto. Non so se lo leggerò, ma in ogni caso mi è sembrato opportuno apportare una modifica al titolo!

Enzo Ecclesie

Ignoranza e colpe dei tanti “no-vax”

“Queste persone che manifestano in piazza sentono di essere, per un momento, meno sole”: così il regista Muccino sintetizza le immagini del raduno no-vax al Circo Massimo. Purtroppo è proprio questo che si evince: una moltitudine di persone affollate che tuttavia sembrano sole. Che esistono diversi modi di essere no-vax è ripetuto da mesi; ma guardando le scene non colpiscono quelli che sono intimoriti dal vaccino, bensì uomini e donne incoscienti e immaturi, presuntuosi e irresponsabili, che inveiscono perché esacerbati dall’astratto male interiore che li affligge da sempre e solo da pochi mesi hanno potuto individuare il falso ma almeno per loro concreto responsabile nel vaccino. E purtroppo sta proprio in questa instabilità il fallimento di ogni tentativo di convincimento: non si può risolvere un problema che presenta contraddizioni fin dalle sue radici. Il no-vax è un individuo in cerca d’autore, che ha trovato nell’ignoranza più assoluta.

Lorenzo Aiello

 

Caro Lorenzo, ci sono anche molti spaventati e disorientati dal “tutto e il contrario di tutto” delle “autorità” e degli “esperti”. I migliori alleati dei no-vax sono molti fanatici sì-vax. E glielo dice un vaccinato contro il Covid che si è appena fatto inoculare il vaccino anti-influenzale.

M. Trav.

 

Nella didascalia alla fotografia di Gianni Bardazzi e nel corpo dell’articolo “Bianchi ministro ombra del Giglio Magico”, pubblicato ieri, c’erano due errori: 1) la carica di Bardazzi non è quella di Ad di Tecnimont come da noi scritto, ma di presidente della Tecnimont Civil Construction spa (dal 2017 Neosia), società del gruppo Maire Tecnimont; 2) la donazione di 25.000 euro €alla Fondazione Open non è stata fatta da una società controllata dal gruppo Tecnimont come da noi scritto. La società che ha effettuato la contribuzione alla Open nel 2014 (TD & Z associati) non appartiene al gruppo Tecnimont anche se come tale era indicata (“gruppo Maire Tecnimont”) nell’elenco di contributori alla Fondazione Open, allegato a una email inviata da Alberto Bianchi stesso ai consiglieri di Open e riportata in un’informativa della Guardia di Finanza. Di qui il nostro errore. Ci scusiamo con gli interessati e con i lettori.

 

I NOSTRI ERRORI

Ieri, nella cartina d’Italia a pagina 3, abbiamo scambiato l’Abruzzo con le Marche (e scritto “intensia” anziché “intensiva”): ce ne scusiamo con i lettori.

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