Goffredo Bettini, la provoco subito: oggi quale Principe consiglia?
Non consiglio, semmai talvolta influenzo con le mie idee; che esprimo sempre in piena libertà, pubblicamente e alla luce del sole. Sono da cinquanta anni un militante e poi dirigente della sinistra italiana. Se ho ancora qualche ascolto è perché non ho mai avuto l’ansia di conquistare un potere monocratico e diretto che consuma chi lo esercita e lascia una “spina” in chi lo subisce.
La sua ultima festa di compleanno è stata raccontata come un gigantesco patto di Sistema, quali segreti cela ancora e quale pietanza simboleggia l’accordo?
La pietanza è la mozzarella di bufala. È stata, infatti la “bufala” giornalistica più clamorosa degli ultimi tempi. Ho invitato in una festa informale, ironica, affettuosa, amici vecchi e nuovi. Anche alcuni politici; solo quelli con i quali ho un vero rapporto umano e di stima. È surreale pensare che lì si siano discusse le strategie per l’avvenire. Anche l’informazione risente della meschinità del dibattito pubblico italiano.
A proposito: c’erano anche Conte e Fuortes: vista la reazione del leader del M5S alle nomine qualcosa non ha funzionato.
Non ha funzionato perché né Conte né Fuortes hanno parlato di Rai.
Passiamo all’analisi di fase: Renzi alla Leopolda ha tumulato l’alleanza con Pd e M5S. Più che un campo largo è un camposanto. O no?
Non credo che Renzi abbia la forza di tumulare alcunché. Ci sono molte forze in movimento per distruggere la prospettiva politica dell’alleanza tra il Pd e i 5S. Eppure Letta si è rafforzato e ribadisce una prospettiva unitaria e Conte, nonostante una campagna demolitoria e sprezzante che ha dovuto subire, resiste e combatte. I sondaggi danno il suo partito ben oltre il 15% e, dopo la vicenda della Rai, c’è stata un’impennata del suo gradimento tra gli italiani. Renzi e non solo lui utilizzano parole liquidatorie e aggressive nei confronti degli altri partiti: vogliono distruggerli, toglierli dal campo. Al contrario io rivolgo un augurio a Renzi: egli afferma che c’è una grande prateria per una forza liberale e autenticamente riformista. Bene, la occupi, passi dalle parole ai fatti. Lavori in positivo, invece di insultare gli altri. Il punto è che tutti i molteplici leader che evocano questa prospettiva centrista, all’atto pratico non riescono a concludere nulla. Difendono i recinti dei loro giardinetti, altro che prateria…
Lei ha più volte rivendicato di essere un garantista: però qualcosa di sinistra su Renzi lobbista e conferenziere può dirla.
Non combatterò mai Renzi o chicchessia sul piano giudiziario. C’è, tuttavia, un tema di opportunità. Ma non riguarda solo Renzi. Una persona che intende comandare e decidere nella sfera pubblica deve dare l’esempio per essere credibile. Non è moralismo. È politica. La società è sempre più divisa in due. C’è un’élite privilegiata che non comunica più con la gente normale. Frequenta università, scuole e ospedali diversi; possiede case, macchine, vestiti diversi; consuma e va in vacanza in modi diversi. Chi sta sotto non vede più la possibilità di migliorare, chi sta sopra non si accorge delle sofferenze e del malessere che serpeggiano nella società. Se anche per un attimo la classe dirigente politica dà l’impressione di imitare e favorire il mondo dei vincitori e di abbandonare quello dei vinti, si incrina la democrazia, si allarga l’antipolitica e si producono nuove ingiustizie.
L’elezione del capo dello Stato è destinata a cambiare gli equilibri. Non le chiedo profezie, ma solo una previsione, la sua.
Sono per un presidente di garanzia per tutti; che faccia rispettare la Costituzione e dia prestigio all’Italia nel mondo. Un presidente forte: perché deve essere in grado, dopo questa fase d’emergenza, di riaprire una sana dialettica politica tra il centrodestra e il centrosinistra. Guai a pensare che serva tagliare le ali agli schieramenti per favorire un confuso corpaccione di centro. Aumenterebbe l’astensionismo, diminuirebbe la rappresentanza, si aprirebbe la strada a ipotesi tecnocratiche ancora più distanti dal Paese reale. Considero la destra un avversario da battere; spero che la sinistra riconquisti anche i consensi popolari lì perduti. Ma non mi auguro nel campo avverso un deserto di rappresentanza, che porterebbe fuori dal gioco democratico-parlamentare un pezzo dell’elettorato italiano. Semmai mi auguro che i partiti della destra italiana recidano con più nettezza i loro legami circa ogni pulsione violenta o antistituzionale.
Al momento i fan di Draghi sembrano essere solo Meloni e Salvini.
La partita del Colle è ancora tutta da giocare. Salvini non mi pare abbia deciso. Ora è prioritario contrastare la ripresa della pandemia e varare la legge di Bilancio.
Il governo si è impantanato. Draghi teme il Covid come “grande elettore” contro di lui.
Il governo Draghi ha svolto un lavoro importantissimo. Occorre un grande senso di responsabilità dei partiti e contemporaneamente occorre coltivare da parte dell’esecutivo un ascolto nei loro confronti. Sapendo che ognuno di loro ha sacrificato qualcosa di sé in una alleanza così larga.
I giallorosa come possono andare avanti?
Impegnandosi nella costruzione di un campo largo, che per essere largo deve bandire veti, pregiudiziali, personalismi e volontà egemoniche.
Conte le sembra un leader debole? Paga la dalemizzazione di Di Maio? Lei è un esperto della materia dai tempi di Veltroni.
Conte non è affatto un leader debole. Subisce attacchi micidiali proprio perché continua a stare in campo e a riscuotere simpatie e consensi. Ha governato bene, Draghi su tanti aspetti continua la sua azione. Ha contribuito alla formazione dell’attuale governo. Sta cambiando il M5S in direzione di un partito ecologista, popolare, europeista e attento alle fasce più deboli della società. Valuta positivamente l’adesione del suo movimento al gruppo dei Socialisti e Democratici a Bruxelles. Quale interesse avrebbe il campo democratico a indebolirlo o disarcionarlo? L’interesse possono averlo solo i nemici di un nuovo e civile bipolarismo. I fautori di una ammucchiata di potere, in grado di destrutturare il sistema politico italiano per passare la mano a un comando delle élite economiche e finanziarie internazionali dominanti in Occidente.