L’ululato di Saramago
è la sola cura per l’Italia
A 12 anni dalla sua scomparsa, il premio Nobel portoghese José Saramago non smette di parlare attraverso le sue opere. I suoi romanzi racchiudono durissime critiche alla società e alla politica dell’epoca. Ma oggi tutto è come prima, o peggio. Uno dei capolavoro meno noti, Saggio sulla Lucidità (2004), è un’istantanea del nostro Paese: dopo il voto, al momento dello scrutinio, più dell’80% della popolazione ha scelto scheda bianca. Già 20 anni fa Saramago raccontava il distacco della politica dai cittadini; una politica che sopravvive solo con l’esercizio del potere, i giochi di palazzo e le false promesse. “Ululiamo disse il cane” è l’epigrafe che si trova all’inizio del romanzo: come rivelerà prima di morire, per Saramago i cani siamo noi. E il nostro compito è di ululare sempre più forte, per esprimere dissenso senza rassegnazione. Quanto ci sarebbe da ululare in un Paese divorato dall’astensionismo, dove viene quotidianamente calpestata la Costituzione e pregiudicati anelano alle più alte cariche? Già 20 anni fa lo scrittore ci metteva in guardia: la democrazia è sempre più “limitata, condizionata e amputata” dal potere economico. Come dargli torto, alla luce della pandemia: un capitalismo sfrenato che lascia sprofondare gli ultimi con l’appoggio della politica. Saramago non è più fra noi, ma la sua letteratura – potente e attuale – continua a farsi sentire, come un pungolo quotidiano che ci esorta ad ululare, a dissentire, a vivere.
Giacomo Casabianca
Covid, nuove chiusure?
La beffa dopo il vaccino
L’Italia ha raggiunto un alto numero di vaccinati, parlare di lockdown per i no-vax mi sembra fuori luogo. Il governo e il cts dovrebbero inserire nuove regole, ad esempio rafforzando l’uso delle mascherine sui mezzi di trasporto pubblici. Il professore Andrea Crisanti ha ribadito più volte l’importanza di questo dispositivo: perché non renderd obbligatorio l’uso della Ffp2 per chi non vuole vaccinarsi? Sarebbe l’ideale. Parlare di chiusure dopo aver raggiunto questo numero di vaccinati, sarebbe una sconfitta.
Rondo e i Rignano boys:
dossier e disperazione
Il 4 novembre 2015 Il Fatto Quotidiano pubblicava una mia lettera sulle “verità” renziane. Casualmente qualche giorno dopo scoprivo in rete che Fabrizio Rondolino aveva scritto un editoriale in cui, commentando la mia lettera, così esordiva con un tono tra il beffardo e il minaccioso: “Cari psicologi del Fatto, lasciate stare i giornalisti dell’Unità”. Ho subito pensato: ma questi devono essere disperati per perdere tempo con un semplice lettore di un giornale concorente, non iscritto ad alcun partito, che quindi politicamente conta meno del 2 di coppe quando comanda bastoni. Infatti avevo ragione: il Pd di Renzi era alla canna del gas, ben prima delle manovre di dossieraggio e degli attacchi social, venuti recentemente alla luce.
Maurizio Burattini
Draghi, le mine vaganti
e il M5s fuori dalla Rai
È poco rassicurante per le sorti del governo, definito di unità nazionale, l’uscita improvvida di Mario Draghi dopo l’esclusione dei Cinque stelle dalle nomine Rai. Il premier infatti ha voluto precisare che il pluralismo è stato rispettato. E, poiché ritengo che Draghi sappia ciò che dice, la morale della favola è che abbia condiviso sin dall’inizio l’esclusione del Movimento, ritenendo forse di rafforzare così il governo. Diversamente avrebbe potuto tacere facendo, come spesso fa, lo gnorri! Ma il rischio per le sue sorti è notevole: se il premier non si rende conto che la maggioranza si regge più sul centrosinistra (e sull’asse Pd-5S) che sul centrodestra, il suo governo finirà con l’andare in crisi. Grazie alla mina vagante Matteo Renzi, l’ex numero uno della Bce è stato battuto per due volte al Senato sul decreto legge Capienze. Dunque, stia attento il presidente del Consiglio, perché il suo governo, cosiddetto di unità nazionale, è divenuto di fatto a maggioranza variabile. A Mario Draghi consiglierei, pertanto, di occuparsi delle misure di contenimento della pandemia per fermare la quarta ondata del Covid, e di varare al più presto la legge di Bilancio. E si guardi da Renzi, specialista nel fare cadere i governi!
Luigi Ferlazzo Natoli
Giuseppe Conte, il sogno
di stare all’opposizione
Che bello sarebbe sentire Giuseppe Conte dire che – oltre allo stop alla presenza dei Cinque Stelle alla Rai – il Movimento non governerà più insieme a Berlusconi, Salvini e Renzi. E mario Draghi. Ma ormai, da ex pentastellato, politicamente vivo di sogni.
Bruno Maniga