Perché l’Innominabile era così certo su Draghi?
Ho una curiosità che mi porto dentro da molto. Nel momento dell’ultima crisi di governo, quando non si sapeva che sbocco avrebbe avuto la stessa, l’Innominabile sembrava certo che sarebbe stato incaricato Draghi come presidente del Consiglio. Secondo voi come faceva ad avere quella certezza, visto che l’incarico era una decisione che spettava al presidente della Repubblica?
Augusto Battisti
Caro Augusto, evidentemente qualcuno sui colli più alti non sa tenersi neppure un cecio in bocca.
M. Trav.
Con B. presidente scapperò dall’Italia
Prendo spunto dalle parole del dottor Davigo da Floris (che condivido al 100%) sulla non-elezione di un soggetto del quale mi vergogno anche a scrivere il nome. In caso venisse eletto, scapperei subito dall’Italia.
Marino Petruzzellis
Il “Fatto” non entra mai nella rassegna di Rainews
Ma è possibile che quando a Rai news24 fanno vedere i titoli dei quotidiani del giorno dopo, quelli del Fatto Quotidiano li fanno vedere una volta su dieci, quando va bene? Capisco che non siete simpatici, ma un minimo di “garanzia” ci dovrebbe essere, o no? Voi non potete fare niente?
Raffaele Fabbrocino
Nient’altro che ringraziare la Rai (ma anche Mediaset e Sky) per questo bell’esempio quotidiano di regimetto.
M. Trav.
Sono proprio allergico al senatore d’Arabia
Mi duole scrivervi per chiedervi una maggiore sensibilità sulle tasche degli italiani (le mie in particolare) e dei risparmi dei suddetti, già messi a dura prova con la pandemia. In tal senso vi imploro di non provocare più con la sua sola presenza – per giunta esibendo arrogantemente l’indisponente scritta con tanto di urticante logo dietro le sue spalle – l’addetto alla divulgazione delle meraviglie socioculturali del nuovo rinascimento introdotto da Mohammed bin Salman, come è avvenuto a Otto e mezzo qualche sera fa. Già è di norma particolarmente faticoso ascoltare il bipede in questione (ovviamente è solo una mia deduzione empirica che lo sia, avendolo visto anche in piedi, ma non voglio azzardare ipotesi che potrebbero essere smentite in altre sedi) quando bofonchia le sue fantasie, ma se dovessero sciaguratamente e inutilmente ripresentarsi le infauste condizioni sopra descritte, temo non sarei economicamente in grado di riacquistare piatti, bicchieri e televisori che inspiegabilmente terminerebbero la loro integrità materiale.
Gianluca Pinto
Caro Pinto, la capisco. Vedrò cosa posso fare.
M. Trav.
Le domande alla Boschi dei due premi Pulitzer
Non guardo mai In Onda dopo averne visto le prime puntate l’estate scorsa. Sono prevenuto sui due tizi che conducono la trasmissione e ancor di più quando hanno come ospiti i droidi renziani, pronti a immolarsi per un leader di cartone, che parla l’inglese peggio di come Razzi parla l’italiano. Ma ho voluto fare un’eccezione dopo la trasmissione della Gruber di venerdì scorso in cui lo statista di Rignano sciorinava argomentazioni difensive sulla mail di Rondolino degne del nulla cosmico nel vuoto siderale. Domenica sera ho visto che gli ospiti dei premi Pulitzer De Gregorio e Parenzo erano la Boschi, Galimberti e Carofiglio. Incuriosito, mi sono messo in ascolto. A un certo punto Concita parte con la filippica della macchina del fango e, con la Boschi estasiata da tanta grazia, ricorda i vari episodi della storia più o meno recente, annoverando tra gli esempi, oltre alla Bestia di Salvini e alla struttura Delta di Berlusconi, quella di Mino Pecorelli, cioè di un uomo assassinato nei pressi del suo giornale perché conduceva inchieste scottanti sul rapporto mafia-politica-massoneria di cui Andreotti fu indiscusso protagonista prima della condanna. Il messaggio era chiaro: Andreotti, Berlusconi e indirettamente Renzi erano degli statisti su cui avevano osato scagliarsi i rappresentanti del quarto potere. Allora ho capito che il funerale del giornalismo d’inchiesta lo stavano celebrando lì, in quel momento, in diretta su La7.
Giovanni Russo