Fabrizio Barca è coscienza critica della sinistra italiana che si è fatta costruttrice. E questo si riversa, nella conversazione con Fulvio Lorefice, in un volume “politico” per nulla superficiale, anzi ben articolato tra riflessione teorica e “messa a terra”. “Serve un partito” è il messaggio del libro, che così allestisce gli attrezzi per cimentarsi con il compito. Si valorizza a pieno la produzione del Forum Diseguaglianze e Diversità, ormai molto più di un centro studi, a partire dal tema centrale della diseguaglianza, sociale, culturale, tecnologica, di opportunità, che è “frutto di scelte politiche e culturali”. L’ispirazione è data da Amartya Sen, in controluce si legge John Rawls.
Per la sinistra attuale sarebbe una boccata d’ossigeno, anche perché la socialdemocrazia, spiega Barca, ha ben meritato nell’affermazione del welfare, ma non ha saputo trasferire sapere e potere ai più vulnerabili. Altro contributo interessante del volume è il recupero di Angela Davis e della cultura dell’intersezionalità, che individua in “genere, razza e classe” le subalternità che dovrebbero riconoscersi l’una nell’altra e formare quello che Gramsci avrebbe definito “blocco storico”. Barca aggiunge una quarta contraddizione, l’ecosistema, urgenza non rinviabile dell’umanità.
La strada è “la ricostruzione di un soggetto politico” che recuperi l’intermediazione tra le persone e vada oltre la stagione gloriosa della socialdemocrazia”. A patto che ci si liberi dalla tecnocrazia. Barca, cresciuto in Banca d’Italia, sa di cosa parla e ne parla molto. Tra i tecnici del passato, “dei giganti”, cita Vincenzo Visco, Tommaso Padoa-Schioppa, Carlo Azeglio Ciampi. Non Mario Draghi. E soprattutto ricorda che i tecnici sono spinti, “e sempre più sono felici di essere spinti e spingono a loro volta, a sostituirsi alla politica nelle decisioni”. Gli esempi, attuali, non mancano.
Diseguaglianza, conflitto, sviluppo
Fabrizio Barca, con Fulvio Lorefice
Pagine: 200
Prezzo: 15
Editore: Donzelli