Eora si scopre che l’uomo di fiducia di Matteo Renzi, l’avvocato Alberto Bianchi, aveva fretta di chiudere Open, la cassaforte del Giglio magico. Ché alle viste c’era l’approvazione della legge Spazzacorrotti che avrebbe imposto alla Fondazione gli stessi obblighi di trasparenza imposti ai partiti. Le nuove norme che sarebbero entrate in vigore a gennaio 2019 equiparavano infatti ai partiti i comitati, le associazioni o per l’appunto le fondazioni , “la composizione dei cui organi direttivi sia determinata in tutto o in parte da deliberazioni di partiti o movimenti politici ovvero i cui organi direttivi siano composti in tutto o in parte da membri di organi di partiti o movimenti politici ovvero persone che siano o siano state, nei dieci anni precedenti, membri del Parlamento nazionale o europeo o di assemblee elettive regionali o locali”. E ancora. “Persone che ricoprano o abbiano ricoperto, nei dieci anni precedenti, incarichi di governo al livello nazionale, regionale o locale ovvero incarichi istituzionali per esservi state elette o nominate in virtù della loro appartenenza a partiti o movimenti politici. Nonché le fondazioni e le associazioni che eroghino somme a titolo di liberalità o contribuiscano in misura pari o superiore a euro 5.000 l’anno al finanziamento di iniziative o servizi a titolo gratuito in favore di partiti, movimenti politici o loro articolazioni interne, di membri di organi di partiti o movimenti politici o di persone che ricoprono incarichi istituzionali”. Imponendo obblighi di trasparenza e accesso alle informazioni relative al proprio assetto statutario, agli organi associativi, al funzionamento interno e ai bilanci. E con il divieto specifico di devolvere, in tutto o in parte, le elargizioni in denaro, i contributi, le prestazioni o le altre forme di sostegno a carattere patrimoniale in favore di partiti e movimenti politici, delle liste elettorali e di singoli candidati alla carica di sindaco, se provenienti da governi o enti pubblici di Stati esteri e da persone giuridiche aventi sede in uno Stato estero non assoggettate a obblighi fiscali in Italia nonché da persone fisiche maggiorenni straniere.
Norme che evidentemente consigliavano di chiudere baracca e burattini, dicendo addio, senza rimpianti, alla Fondazione che avrebbe però continuato a far discutere prima e anche dopo e non solo per via dell’inchiesta di Firenze.
Era accaduto per esempio che il tesoriere dem Luigi Zanda sul finire del 2019 aveva accusando l’ex segretario di aver raccolto milioni convogliandoli alla Fondazione che finanziava le sue attività politiche, mentre il partito era in difficoltà nera. E la risposta di Renzi (che nel frattempo si era messo in proprio con Italia Viva) non si era fatta attendere: prima aveva strapazzato Zanda rinfacciandogli i suoi rapporti con Carlo De Benedetti. Poi aveva randellato il Pd reo di aver presentato un emendamento al dl Crescita, poi ritirato, che avrebbe fatto slittare l’applicazione della Spazzacorrotti. “Di giorno fanno i moralisti, di notte in commissione salvano le loro fondazioni” aveva chiosato Renzi. Che tanto giocava sul velluto: per non rischiare, Open l’aveva già chiusa l’anno prima.