L’idea del super direttore che dovrà supervisionare gli approfondimenti Rai previsto dal piano industriale dell’ad Carlo Fuortes e raccontato ieri dal Fatto preoccupa non poco l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti di Viale Mazzini. Il progetto è quello di nominare un unico responsabile, scelto dall’amministratore delegato, che dia la linea editoriale e faccia da unico regista a tutti i programmi di approfondimento, da Porta a Porta a Cartabianca fino a Report, che a lui dovrebbero rispondere. Un’idea che si inserisce nelle nomine dei nuovi direttori di “genere”, già presente nel piano dell’ex ad Rai, Fabrizio Salini. E che allarma l’Usigrai: “Siamo molto preoccupati perché questo piano mette a rischio la libertà e l’autonomia di questi programmi – spiega Vittorio Di Trapani, segretario nazionale del sindacato dei giornalisti del servizio pubblico – Il problema non è tanto la soluzione in sé ma di sistema”. Ovvero? “Il problema è il combinato disposto tra la governance Rai e il nuovo piano – continua Di Trapani – se i vertici sono nominati dai governi, come prevede la riforma Renzi, e poi sono questi a nominare il super direttore, il risultato è presto detto: tutto l’approfondimento Rai rischia di finire sotto il controllo di una maggioranza politica e del governo. Finché i meccanismi di nomina sono questi, questo progetto ci preoccuperà molto”.
Il problema, è la denuncia del sindacato dei giornalisti, dunque è la potenziale ingerenza dei partiti e dei governi che potranno controllare i talk e i programmi di inchiesta: “L’impressione – dice il segretario dell’Usigrai – è che si stiano disegnando architetture pensando che oggi la Rai sia il migliore dei mondi possibili e che non subisca condizionamenti per i governi. Se io avessi la certezza che la Rai fosse libera dai partiti, con nomine libere e basate solo ed esclusivamente su scelte editoriali, non sarei preoccupato. Peccato che non sia così e finché non si mette mano alla riforma della governance per togliere l’azienda dalle mani dei partiti il problema non sarà risolto”. Tutto il contrario dunque di quello che ha detto enfaticamente ieri Fuortes a Repubblica, secondo cui adesso “i partiti non vengono più a bussare” a Viale Mazzini. Di Trapani anche su questo è netto: “Se i partiti vanno a bussare lo capiremo dalle prossime nomine dei direttori di testata. Dopodiché a noi non interessa se i governi e i partiti condizionino effettivamente i vertici, ma anche solo che possano farlo”.