Di fronte alle pressioni internazionali per la continua violazione dei diritti umani, alla fine il presidente Abdel Fattah al-Sisi ha annunciato la revoca dello stato di emergenza nazionale, inclusi i tribunali ad hoc. La misura era in vigore dagli attentati dell’aprile 2017 a due chiese copte da parte di un affiliato dell’Isis, ci furono 40 morti. Si tratta di una decisione importante, ma non significa in generale la fine dell’uso del carcere preventivo reiterato, tantomeno dello strumento della tortura di cui le autorità egiziane si servono per zittire oppositori politici e attivisti. “L’Egitto è diventato, grazie alla sua grande gente e ai suoi uomini fedeli, un’oasi di sicurezza e stabilità nella regione”, si legge da lunedì sera sulla pagina Facebook del presidente-dittatore. “Per questo ho deciso di annullare il rinnovo dello stato di emergenza in tutto il Paese”, ha affermato via social al-Sisi. “I processi già iniziati davanti a questi tribunali, allestiti ufficialmente per giudicare casi di terrorismo e di altri reati che riguardano la sicurezza dello stato, però andranno avanti e quindi anche quello a carico di Patrik Zaki”, commenta Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, una delle organizzazioni umanitarie che si battono per la sua liberazione. Hossam Bahgat, attivista e avvocato, ha accolto con favore la decisione. “È una buona notizia… Questi tribunali non verranno più usati eccetto per i casi di Patrick Zaki, Mohammed Al Baqqer, Alaa Abdelfattah, Ezzat Ghoneim e altri dato che sono già stati deferiti”.
Bahgat, difensore di Zaki, giornalista e fondatore dell’Ong Eipr, “Iniziativa egiziana per i diritti personali”, è stato interrogato a propria volta lo scorso giugno per accuse relative alla libertà di espressione dopo aver twittato nel corso del 2020 che l’Autorità elettorale nazionale aveva supervisionato elezioni legislative fraudolente. La prossima audizione dovrebbe tenersi il 2 novembre, dopo essere stata posticipata.
È la terza indagine penale contro Bahgat a causa del suo attivismo per i diritti umani L’anno scorso erano stati arrestati tre membri senior del personale dell’Ong dopo aver incontrato diplomatici stranieri per discutere della crisi dei diritti umani in Egitto. Lo stato di emergenza ha permesso alle autorità di effettuare arresti e perquisire le case delle persone senza mandato. I diritti costituzionali come la libertà di parola e di riunione sono stati ridotti.