Quattro capi di abbigliamento sartoriali, omaggio di una società di Biella, sono costati al generale Francesco Paolo Figliuolo l’iscrizione a Roma nel registro degli indagati. La vicenda è stata rivelata ieri dal Fatto. Il commissario straordinario è finito indagato nell’ambito dell’inchiesta che vede coinvolto Enzo Vecciarelli, capo di Stato maggiore della Difesa, che risulta accusato di corruzione per l’esercizio della funzione. Il fascicolo inizialmente affidato ad Antonio Clemente (ora in Procura generale) è sul tavolo del pm Carlo Villani. Secondo le accuse iniziali, Vecciarelli si sarebbe messo a disposizione di due imprenditori, Eugenio Guzzi e Rosa Lovero, favorendo le società a loro riferibili (“prima Technical Tex Srl poi Technical Trade Srl”), aziende “titolari di contratti di forniture di mascherine e macchinari per la produzione e il confezionamento di mascherine alle Forze armate, agevolando lo sdoganamento di 600mila mascherine, fornite dalla Technical Trade”. In cambio Vecciarelli avrebbe ricevuto per sé e i suoi familiari utilità consistite “nella donazione di generi alimentari e di 58 capi di abbigliamento”. E nel capo di imputazione si citano: “Abiti sartoriali, cappotti, vestito da sposa, giacche, camicie e divise”.
Sono accuse che il capo di Stato maggiore, nel corso di due interrogatori davanti ai pm, ha sempre respinto, sottolineando – hanno spiegato poi i suoi avvocati – “come non abbia mai ricevuto alcun provento o utilità illecita nello svolgimento delle proprie funzioni”. Per quanto riguarda il presunto sdoganamento di 600mila mascherine, l’avvocato Lorenzo Contrada, che difende gli imprenditori Guzzi e Lovero, invece spiega: “L’intervento alla dogana non favoriva la Technical Trade ma l’Agenzia Industrie Difesa che a sua volta doveva distribuire alle Forze Armate le mascherine nel peggior momento pandemico perché ne erano totalmente sprovvisti per i militari che andavano in strada. I prezzi dei Dpi, come dimostrato da una memoria consegnata in Procura, era tra i più bassi in quel momento”.
Quella delle forniture è una contestazione che non ha nulla a che vedere con la posizione di Figliuolo, la cui iscrizione nel registro degli indagati è un atto dovuto, a sua tutela. E nelle prossime settimane, la Procura di Roma potrebbe chiedere l’archiviazione. Nel frattempo gli accertamenti sono in corso. La questione riguarda alcuni capi di abbigliamento sartoriali spediti a Figliuolo, a capo del reparto logistica dell’esercito, prima della nomina a commissario.
Un omaggio, secondo quanto spiegano fonti vicine agli imprenditori indagati, spedito solo per “amicizia” e senza alcun nesso con le attività lavorative. Lo spiega al Fatto anche l’avvocato Contrada: “I capi di abbigliamento spediti ai vari generali rientrano tra quelle spese che sono state regolamentate e in tempi non sospetti iscritte a bilancio 2020 quali spese promozionali. Tra l’altro, da quello che mi dimostrano i miei clienti, ciò che li lega ai generali è un rapporto di sola amicizia. Oltre all’attività promozionale, ci sono stati scambi di regali reciproci che non hanno però assolutamente alcun nesso con l’attività lavorativa o con autorizzazioni alle forniture delle ditte riferibili ai due imprenditori”.
Eugenio Guzzi è l’amministratore unico della Technical Trade srl, società costituita nel 2019, che annovera come attività prevalente la “produzione per conto terzi di filati, tessuti, feltri tecnici, prodotti tessili in genere; servizi di consulenza e organizzazione nel settore del marketing”. Guzzi detiene il 93 per cento della Technical Trade mentre il restante 7 per cento delle quote è di Rosa Lovero, entrambi indagati a Roma.
Nel capitolo del bilancio 2020 della società che riguarda i “costi della produzione”, a un certo punto si legge: “Si fa presente che tra le prestazioni di servizio figurano spese per ‘prototipi e omaggi’ per Euro 145.724 che si riferiscono all’acquisto di tessuti e alle lavorazioni per realizzare articoli sartoriali che sono stati consegnati come campioni da testare o come omaggi per promuovere l’immagine dell’azienda”. Il legale spiega che quegli oltre 145 mila euro citati in bilancio si riferiscono al totale dei costi sostenuti per l’intera fase di progettazione industriale in cui si realizza il prototipo di un prodotto: l’addetto, il reparto, la tecnica utilizzata. Di quella cifra, chiarisce ancora l’avvocato, l’importo complessivo per gli omaggi (e non solo dunque per i capi di abbigliamento destinati a Figliuolo) sarebbe di 6/7mila euro: la voce di bilancio insomma si riferisce a tutta l’attività promozionale dell’intero anno.
Sono aspetti questi che verranno verificati dai magistrati della Procura di Roma, ai quali l’avvocato Contrada ha consegnato nelle scorse settimane una copiosa memoria chiedendo anche un interrogatorio degli imprenditori Guzzi e Lovero che ancora non vi è stato. Gli accertamenti dei magistrati, dunque, non sono conclusi. Intanto il Fatto ha chiesto chiarimenti al generale Figliuolo rispetto al legame con gli imprenditori indagati e agli abiti donati, ma il commissario non ha risposto.