Leggendo lo scambio di vedute tra un lettore e Marco Travaglio, colgo l’occasione per ribadire la mia opinione: va bene l’alleanza progressista, ma è inutile negare che l’Italia sia sotto certi punti di vista tripolare. In politica esistono gli interessi di sinistra e di destra, i quali tuttavia si distinguono nettamente dai bisogni di chi è vittima delle disuguaglianze e di rado ha rappresentanti in Parlamento: i famigerati populisti. Il M5S è riuscito a interpretarli in passato, ma, seguendo la linea del governo a tutti i costi li ha persi; tocca perciò trovare una nuova via, che però non può essere un fantomatico “ritorno alle origini”, perché è un’illusione che ripetere la stessa cosa in un contesto diverso possa portare allo stesso risultato. Conte è l’unico che può dare un corso serio al Movimento tenendo insieme le diverse anime del suo partito, ma ora deve rendersi indipendente dai dem, o non sarà mai il rappresentante di quel terzo polo. Senza ripristinare il tripolarismo che fece la fortuna dei grillini, senza diventare popolari (e verdi) nel senso partitico del termine, Draghi tornerà dalla finestra, e un Paese che vuole cambiare non può permetterselo.
Giovanni Contreras
Gentile Giovanni lei pone una questione centrale e complessa. Tenterò di risponderle. Lo schema tripolare cui fa riferimento non esiste più. Tre governi e una serie di turni elettorali hanno fatto invecchiare il risultato delle Politiche del 2018. Inutile girarci attorno: oggi il M5S a stento mantiene la metà di quel 32 per cento e bisogna essere realisti come lo fu anche il Pd di Zingaretti. Anche l’ex segretario dem aveva in testa la vocazione maggioritaria (con uno striminzito 20 per cento) e alla fine si rassegnò alla maggioranza giallorosa del Conte II. I numeri, quindi. La legge elettorale, poi. Se resta il Rosatellum con la quota maggioritaria, la divisione tra Pd e 5S consegnerebbe il Paese alla peggiore destra europea. Siamo dunque passati nel giro di appena quattro anni dal tripolarismo M5S, Pd e destra a quello formato da astensionismo, giallorosa e centrodestra. La scommessa di Conte è appunto questa, partendo dai due pilastri della sua esperienza di premier, giustizia sociale e legalità: riportare in vita un Movimento soffocato dal governismo a tutti i costi. Il tempo è poco, ma l’auto-isolamento potrebbe essere un azzardo letale.
Fabrizio d’Esposito