Un tempo, da sottosegretario a Palazzo Chigi, dirigeva la squadretta degli economisti di Matteo Renzi, Tommaso Nannicini. E da quella posizione fu uno degli ideatori del Jobs act. Poi, mentre il Pd faticosamente si decideva a schierarsi per il taglio dei parlmentari, durante il governo giallorosso, lui portava avanti con vigore le ragioni del no. Adesso critica apertamente il suo partito per quello che definisce “l’hashtag #AvanticonConte”. E, pur difendendo l’operato del governo, sostiene che politicamente l’agenda Draghi non esiste. Ce n’è abbastanza per interrogarsi sui reali progetti di questo 47enne senatore bocconiano. Ieri e oggi ha organizzato a Castagneto Carducci in Toscana il convegno della sua associazione. “Il riformismo è morto, viva il riformismo”, il titolo altisonante.
E insomma, tra una discussione sui massimi sistemi, qualche critica velata ma piuttosto radicale al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, va avanti (rigorosamente sotto al palco) pure il dibattito parallelo sul Pd e dentro il Pd. La questione è semplice: per ora un congresso non c’è, e pure se ci fosse Enrico Letta si ricandiderebbe e vincerebbe. Non c’è spazio per sfide frontali. Tanto più che ne è caduta una delle ragion d’essere: per dirla con Enrico Morando (altro riformista) in un’intervista a Repubblica a questo punto in un’alleanza larga nella quale il Pd fa da perno “i Cinque stelle ci possono anche stare”. Su chi fa il perno, la posizione è la stessa della segreteria dem.
Dunque, è difficile immaginare che qualcuno elegga un segretario alternativo sulle ragioni del no a una forza percepita come marginale. Insomma, chi ci va a mettere la faccia contro Letta? Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna, probabilmente no. E neanche qualche sindaco non proprio sulla linea del Nazareno, tipo Giorgio Gori (Bergamo) o Antonio Decaro (Bari). E allora, ecco che potrebbe essere arrivata l’ora di un Nannicini. Uno che struttura un’area di minoranza. Che tuttavia non è una corrente. Uno che fa un’opposizione interna poco gridata, ma comunque utile a chi è rimasto senza casa. Ieri a Castagneto c’erano Dario Nardella (sindaco di Firenze), Simona Bonafè e Gori. Non gli ex renziani di Base Riformista, ma i diversamente renziani con percorsi più o meno autonomi. E poi, Chiara Gribaudo e Matteo Orfini, i Giovani Turchi, che non sono contro Letta, ma neanche nella sua cerchia stretta. E ancora, Marianna Madia, nota attraversatrice di correnti, che però ha da far pagare anche al segretario la sua mancata elezione a capogruppoPd alla Camera. Ancora. Enzo Amendola, Sottosegretario agli Affari europei, che ormai sembra quasi un tecnico prestato al Pd.
Riformisti in cerca d’autore.