Propone un punto di vista originale, Donatella Di Cesare a proposito del complotto e del complottismo. Fenomenologia del potere al tempo della globalizzazione, il complottismo, quell’intelligenza collettiva che origina da masse informi aggregate (il francese complot) va compreso attraverso la grande crisi del “soggetto”, l’umana propensione a porsi al centro di ogni cosa e che invece è sempre più smarrita, persa nel caos, in preda a un mondo illeggibile.
Il complottismo è così un forte processo di depoliticizzazione, anzi ne è il prodotto e ancora una volta certifica il bisogno di mito, di immaginario e di sogno che ha però animato la politica moderna. Senza un “potente immaginario” cosa sarebbe stata la politica nell’età moderna e in particolare nel XX secolo? La “macchina mitologica” di cui parla Furio Jesi è sempre pronta a svolgere una funzione di esplicazione della realtà e di decodificazione dei processi.
E poi il risentimento che grazie alla depoliticizzazione crescente ha preso il posto della politica. Il “Popolo del Rancore” nutre i nazionalismi, i sovranismi e quel populismo che semplifica la realtà, ma che nell’élite scorge facilmente la genesi di ogni complotto.
Ma il complottismo non va liquidato altrettanto semplicisticamente. Polemizzando a distanza con Umberto Eco, che ne vedeva l’antidoto solo nella ragione progressista, Di Cesare teme che si possa “azzittire ogni critica”, ad esempio liquidando quel postmodernismo che ha fatto tesoro dell’elogio del sospetto, in particolare nella corrente filosofica dell’ermeneutica. Sapendo che il complottismo “nasce dalla paura e dall’isolamento del cittadino” escluso dallo spazio pubblico. L’antidoto è dunque di nuovo la politica, la cura della comunità interpretativa e, ovviamente, una sana dose di sospetto.
Il complotto al potere
Donatella Di Cesare
Pagine: 114
Prezzo: 12
Editore: Einaudi