E per la serie “Chiudi gli occhi e apri la bocca”, eccovi i migliori programmi tv della settimana:
Rai Movie, 23.40: Gli uccelli, film-thriller di Alfred Hitchcock tratto da una disavventura di Daphne du Maurier al parco coi piccioni. San Francisco, 1963. Un manzo di avvocato, Rod Taylor, entra in un negozio di animali per comprare un pappagallo: al compleanno della sorella, la piccola Katy, vuole fare il pirata. Una volta dentro, Rod tratta una bella ragazza, Tippi Hedren, come fosse la commessa, benché l’abbia riconosciuta: è la figlia dell’editore di un grande giornale cittadino. ROD: “Ci siamo già incontrati in tribunale. Ubriaca, eri finita con l’auto contro una vetrina. Ti sto prendendo in giro solo per farti sentire una merda”. Com’è noto, questa è sempre la tattica migliore per incuriosire una sventola: infatti, appena lui se ne va, lei prende nota della targa. Quindi lo raggiunge a Bodega Bay in pelliccia di visone per recapitargli di persona, remando una barchetta, il pappagallo in gabbia. Poi torna sulla riva opposta della baia, dove viene beccata in testa da un gabbiano. Piccola Katy la invita alla sua festa di compleanno: Tippi ci va, e viene ospitata per la notte da Annie, la maestra della bimba, che ha la tipica faccia di quella che nei film horror muore di sicuro. A questo punto, una serie di stranezze inquietanti si accumulano sullo schermo: un gabbiano si suicida andando a sbattere contro le tette di Tippi; uno stormo di gabbiani smerda di guano i bambini durante la festa; le galline della mamma di Rod fanno le uova sparandole contro i passanti; piccioni attaccano un picnic (HITCHCOCK: “Stoooop! Chi è quel cretino che ha fatto entrare i piccioni invece dei gabbiani?”. SUA MOGLIE: “Alfred, sono piccioni veri”); migliaia di passeri entrano nel salotto di Rod passando dal camino, e meno male che la mamma di Rod non ha mai tolto il cellofan dal divano; i gabbiani attaccano Hitchcock (uno dei suoi classici camei); un contadino viene beccato a morte da delle quaglie; una mandria di corvi assale i bambini che escono da scuola, fra cui Charlie Brown; i volatili assassini tempestano di raid la cittadina, facendo parecchie vittime, maestra compresa (visto?). Alla fine, Tippi viene ferita seriamente, rischiando di imparare a recitare, e il giorno dopo Rod la porta in ospedale, mentre fuori, appollaiati dappertutto, milioni di pennuti osservano minacciosi il pubblico in sala. Il film venne stroncato dalla critica non solo perché la piccola Katy è di un’antipatia rara, ma soprattutto perché il film è un nido di assurdità. Per esempio: quando i corvi assassini si ammassano fuori della scuola in attesa della campanella, Tippi e la maestra non tengono i bambini dentro, al riparo, ma li fanno uscire, facendoli camminare verso casa in fila indiana, in modo che i corvi possano attaccarli in picchiata come Stukas uno dopo l’altro. E quando Tippi sente dei rumori nell’attico, e ci va, e apre la porta, e vede un grande buco pieno di uccelli nel tetto, che fa? Entra e chiude la porta, così gli uccelli possono infierire sulla sua zucca vuota. E a ogni incursione aerea gli abitanti non si difendono mai a fucilate, perché indaffarati a correre istericamente di qua e di là, sbattendo l’uno contro l’altro. Ciò nonostante, Gli uccelli fu uno dei maggiori successi commerciali del regista cinese: merito anche della pubblicità, che incuriosì il pubblico col suo errore voluto (“Gli uccelli arriva!”). Rod e Tippi non sapevano recitare? Ma gli uccelli sì, e la pellicola è uno spettacolo: sangue, suspense, orrore, sentimento, effetti speciali, suoni elettronici, Technicolor. In un film così, che bisogno c’è degli attori?