Analisi tattiche sulla sconfitta contro la Spagna. Pronostici sulla finalina di domenica per un torneo, la Nations League, che non conta nulla. Grandi disamine sulle prospettive della Nazionale in vista dei prossimi Mondiali in Qatar. Ma neanche una parola, nemmeno un piccolo commento di sfuggita, sull’autogol di Roberto Mancini e Gianluca Vialli: simboli della Nazionale campione d’Europa, citati nell’inchiesta giornalistica Pandora Papers sui paradisi fiscali di statisti, politici e vip. Nelle carte pubblicate sono spuntati anche i nomi del Ct e del capodelegazione degli Azzurri: da gemelli del gol a gemelli dell’offshore il passo è breve, e non è certo una bella figura per il calcio italiano, che loro rappresentano oggi più che mai. Anche se, stando al silenzio di Stato calato sulla vicenda, sembra non essersene accorto nessuno.
Solo apparenza: nei corridoi del pallone lo scoop dell’Espresso e del consorzio Icij (International Consortium of Investigative Journalists) ha fatto ovviamente molto rumore. La notizia è girata di bocca in bocca per tutto il pomeriggio, mentre i dettagli della vicenda correvano nelle chat, insieme a qualche commento velenoso. Ma nessuno parla, almeno non ufficialmente. Tace il diretto interessato, colpito nell’immagine nel momento migliore della sua carriera. Ma i più critici nei confronti della presidenza di Gabriele Gravina sottolineano anche la posizione scomoda della Federazione, che a Mancini ha affidato il ruolo di vero e proprio simbolo della Nazionale, con un contratto pesante fino al 2026 (alla bellezza di circa 4 milioni di euro a stagione, si vocifera). Certo, si tratta di una vicenda personale e non sportiva, ma l’ombra sul passato del Ct si allunga inevitabilmente fino alla maglia azzurra, e quindi alla Federcalcio. Dalla Figc rispondono solo con un secco no comment, tanto più che i fatti risalgono al 2009, quando il mister non aveva alcun tipo di rapporto con la nazionale ma allenava in Inghilterra. E lo stesso vale per Gianluca Vialli, oggi capo delegazione degli Azzurri.
Nessuna presa di posizione nemmeno dalle altre istituzioni sportive. Neanche una battuta dal Coni: il presidente Malagò di solito non perde occasione per dire la sua sui più svariati temi del giorno, non stavolta. Ma del resto sarebbe stato sorprendente il contrario, considerato che Mancini è di casa al circolo Aniene, e la sua nomina a Ct fu fatta proprio durante il commissariamento della Figc da parte del Coni, scelta vincente più volte rivendicata dalle parti del Foro Italico. E che dire di Palazzo Chigi? Semplicemente nulla da dire, perché anche dall’ufficio della sottosegretaria allo Sport, Valentina Vezzali, non risultano commenti. Lo stesso silenzio che ha improvvisamente colpito i politici.
Eppure Mancini era e resta il volto della formazione campione d’Europa. Bello, bravo e vincente, benvoluto dalla critica, praticamente un santino azzurro. Rappresenta lo sport italiano nel mondo. Lo rappresenta nel migliore dei modi?