Il capo di gabinetto del servizio segreto militare italiano, l’Aise, Enrico Tedeschi, avrebbe incontrato con Luca Di Donna, nello studio legale Alpa di Roma, un imprenditore che stava per fornire alla struttura del Commissario all’emergenza Covid un grande lotto di mascherine.
L’avvocato civilista, ordinario a La Sapienza, è indagato con il collega Gianluca Esposito e con l’avvocato Valerio De Luca per associazione a delinquere finalizzata al traffico di influenze illecite. Nell’ipotesi della Procura chiedevano soldi in cambio di consulenze per far ottenere commesse con la struttura del Commissario vantando entrature anche istituzionali.
L’incontro con lo 007 è stato raccontato ai pm dall’imprenditore Giovanni Buini, un dinamico 35enne di Assisi che anni fa si occupava di stufe a pellet e carbo-nafta ecologica. Buini va in Procura e racconta che gli era stata revocata dalla struttura commissariale una commessa per le mascherine chirurgiche. Aveva fatto una prima fornitura ad aprile 2020 ed era in trattative per una seconda tranche. A quel punto era entrato in contatto con gli avvocati Esposito e Di Donna su suggerimento dell’amico Mattia Fella. “I due avvocati – proseguono i pm nella loro sintesi – si erano accreditati in un incontro del 30 aprile 2020 presso lo studio legale dell’Esposito quali intermediari in grado di garantire a Buini affidamenti diretti (…) avevano fatto sottoscrivere senza rilasciargliene copia un accordo per il riconoscimento in loro favore di somme di denaro in percentuale sull’importo degli affidamenti (…) i due non avevano mancato di rimarcare la vicinanza del Di Donna con ambienti istituzionali governativi. In un secondo incontro – proseguono i pm – il 5 maggio 2020 presso lo studio Alpa, il Di Donna si era fatto trovare in compagnia di un Generale della GdF il quale aveva in precedenza rappresentato al Di Donna la necessità di per la struttura di reperire dispositivi di protezione”, cioé le mascherine. Buini dice di non averci visto chiaro e di aver fatto un recesso dalla mediazione già sottoscritta con i legali. Buini racconta di avere ricevuto poi una mail dalla struttura commissariale che gli comunicava il mancato perfezionamento della nuova fornitura e la restituzione delle 500 mila mascherine già consegnate.
I pm scrivono a questo punto “le dichiarazioni del Buini sono state suffragate da quelle omogenee rese da Mattia Fella e dalla documentazione (email. whatsapp) acquisita dai Carabinieri”.
Il racconto sembra fatto apposta per imbarazzare il Governo dell’epoca. I suoi contorni sono vaghi e vanno riscontrati. Il Fatto ha provato a contattare Enrico Tedeschi, che non è indagato, per capirne di più, senza successo. Da molti anni Tedeschi in realtà non presta servizio nella Finanza. Il sito web ‘Sassate’ lo dava in corsa nel giugno 2020 per diventare vicedirettore del servizio Aise.
Partendo dal racconto di Buini i pm si sono imbattuti però in un altro affare sospetto che coinvolgerebbe oltre a Di Donna e ad Esposito (difeso dall’avvocato Mattia La Marra) anche Valerio De Luca. I tre legali sono indagati per associazione a delinquere finalizzata al traffico di influenze illecite.
Il Commissario per l’emergenza Covid ha affidato il 24 giugno del 2020 “con procedura negoziata e senza previa pubblicazione del bando” due forniture di test molecolari Sars-Cov2 alla Adaltis. La prima a giugno per un importo pari a 800 mila euro e la seconda per 2 milioni e 455 mila euro nel dicembre 2020.
L’ipotesi di accusa è che Di Donna, Esposito e il loro collega Valerio De Luca, sfruttando le relazioni personali con personaggi istituzionali si facevano promettere e consegnare soldi da Adaltis.
I professionisti sostengono si tratti di parcelle per prestazioni effettive di consulenza. Per i pm sulla prima fornitura di test sono stati pagati 65 mila e 553 euro accreditati sul conto di Di Donna nell’estate 2020. Parte dei soldi sono poi stati girati a Esposito (la metà) e a un’associazione presieduta da De Luca (18 mila euro). Stesso schema con cifre maggiori sarebbe stato seguito, sempre per i pm, in occasione della seconda fornitura di test a dicembre 2020 per 2 milioni e 455 mila euro. Qui arrivavano due bonifici ciascuno di 90 mila e 178 euro. Il primo a Di Donna che ne gira la metà a e Esposito e il secondo a De Luca. Il 26 maggio 2021 sul conto di Di Donna arrivano poi altri 90 mila e 178 euro.
Ieri fonti vicine ad Arcuri negavano addirittura la conoscenza tra l’ex commissario e Di Donna. Agli atti risulta una storia diversa. Scrivono i pm: “Risultano di elevato interesse sempre per il periodo in cui si sono verificati i contatti intrattenuti dall’utenza in uso all’avvocato Di Donna con l’utenza intestata a Invitalia e in uso al commissario Arcuri. Tali contatti partono infatti dal 5 maggio 2020 (poco prima che abbia avuto avvio la richiesta di offerta, 11 maggio 2020) e terminano 10 giorni dopo, ovvero il 15 maggio 2020, proprio il giorno successivo a quello (14 maggio 2020) in cui Di Donna si è incontrato insieme all’Esposito e al De Luca, con Marco Spadaccioli, evidentemente per conferire in ordine alla gara”. Spadaccioli è l’imprenditore di Adaltis che però fonti vicine ad Esposito sostengono che l’avvocato non abbia mai incontrato.
L’ex commissario Arcuri invece precisa che i tamponi della commessa Adaltis sono stati comprati a seguito di scelte effettuate dalle Regioni Sicilia e Lazio. Non della struttura commissariale.