“Il voto di Bologna è la vittoria di chi crede nel fronte progressista. È servito un anno e mezzo di lavoro per unire questa coalizione. Credo che il metodo si possa esportare al resto d’Italia, poi le formule si vedranno”. Matteo Lepore, 41 anni da compiere tra pochi giorni, ha stravinto le elezioni bolognesi. Lo ha fatto tenendo insieme tutti: dalla sinistra di Emily Clancy al centro di Isabella Conti, grillini compresi. L’ha definita “la coalizione più larga d’Italia”.
Da Calenda a Bersani, in pratica. Come si fa?
Qui la scelta era chiara, mi sono battuto per una coalizione progressista, capace di guardare a sinistra. Abbiamo coinvolto anche i moderati, ma sempre tenendo gli occhi sulle disuguaglianze, sulla solidarietà, la sanità, il valore del pubblico. Sviluppo e coesione sociale non sono in contraddizione. C’è una parte della sinistra che vuole essere più riformista e innovativa, ma si dimentica di dover rappresentare le persone. Noi abbiamo scelto un profilo popolare.
Davvero una squadra del genere si può riproporre per il governo nazionale? Non è ora che il Pd scelga da che parte andare?
La politica ha i suoi tempi. La pandemia ha reso possibili formule di salvezza nazionale con alchimie strane e barocche. Ma alla fine del mandato di questo governo bisognerà fare delle scelte, è vero. Sono convinto che l’idea di Letta per le Politiche sia tenere unito un centrosinistra largo e competitivo. Se qualcuno non ci vorrà stare perché innamorato della propria immagine, credo sarà punito dagli elettori.
Bologna era un laboratorio del patto giallorosso, ma il Pd ha cannibalizzato il M5S.
Un partito deve avere una missione. I Cinque Stelle se la stanno dando grazie a Giuseppe Conte, a cui va lasciato il tempo per organizzare il nuovo Movimento. Si è aperta una nuova epoca, sta a loro decidere da che parte vogliono stare. Io li ringrazio per il contributo che hanno dato in questa città.
Non le pare nel Pd ci sia fretta di archiviare l’alleanza con i grillini?
Non credo. A Bologna non sarà così. Certo, come dice Letta, entriamo in una fase nuova. Per vincere le Politiche serve un percorso comune. Il Pd è il baricentro perché ha preso molti voti, questo può aiutare a tenere insieme una coalizione.
A Bologna, la Lega di Salvini metteva paura fino a poco fa, invece si è squagliata. Come mai?
La Lega non è credibile e presto si vedrà che c’è un trucco anche dietro alla Meloni. Non hanno una classe dirigente, sanno solo parlare alla pancia. A Bologna in 5 anni non sono stati in grado di presentare un progetto, hanno passato il tempo a litigare e si sono dimenticati il loro candidato. I cittadini non si fanno prendere in giro.
Ha stravinto nella sua città, è giovane, pensa già alla ribalta nazionale?
Sono stato eletto per fare il sindaco qui. Vorrei però che fosse Bologna a fare politica nazionale. I sindaci possono dare un contributo al centrosinistra. Lavorerò insieme agli altri per questo, non per essere l’ennesimo leader che si candida a scadere come uno yogurt.
Ma come si fa a non perdere l’anima con una coalizione “pigliatutto”, da destra a sinistra?
Voglio un Comune da combattimento e sarò un sindaco da combattimento. La definizione di sé la danno le battaglie che si scelgono. Quando sui licenziamenti via whatsapp e le delocalizzazioni mascherate, i sindaci si schierano per combattere i soprusi e si impegnano a proporre nuove norme, questo ti dà un’anima politica. A Bologna l’abbiamo fatto, per esempio schierandoci sui rider. Ci si deve battere per dare potere politico a chi ha meno potere economico. Così si è sinistra.