Morti sul lavoro. La strage silenziosa continua nell’inerzia delle istituzioni

 

Emanuele Zanin, 46 anni, e Jagdeep Singh, 42 anni, operai.

Leonardo Perna, 72 anni, titolare di una officina meccanica.

Giuseppe Costantino, autotrasportatore di 52 anni.

Valeriano Bottero, operaio di 52 anni.

Massimo Malfatti, imprenditore agricolo di 54 anni.

Pietro Vittoria, operaio di 47 anni.

Benito Branca, operaio di 42 anni.

Fabrizio Pietropaoli, operaio di 47 anni.

Andreas Prossliner, agricoltore di 59 anni.

Fabrizio Dall’Armellina, autotrasportatore di 58 anni.

Roberto Alessandrini, operaio di 56 anni.

Pierluigi Pesci, agricoltore di 60 anni.

Gabriele Grosso, agricoltore di 72 anni.

Ioan Vlonga, operaio di 40 anni.

Quattro persone morte (padre, figlio e due fratelli) per essere rimaste asfissiate, per le esalazioni provenienti da una vasca di mosto di uva, durante la vendemmia.

Diciannove morti sul lavoro negli ultimi cinque giorni.

Persone e non numeri, che avevano degli affetti, che avevano degli hobby, che avevano una vita.

Ormai è una strage quotidiana di lavoratori.

Ci vogliono provvedimenti immediati (subito, non entro la prossima settimana) da parte del governo per fermare questo tragico bollettino di guerra sul lavoro, che non fa solo morti, rovina famiglie e rende tanti giovani orfani e soli. Ogni giorno la carneficina continua. È necessario dare un segno. Ogni vita conta.

Il governo faccia presto.

 

Marco Bazzoni,

operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, Firenze

Forchette proibite, i gigolò di Pompei e i bikini affrescati

Gigolò. Menandro, Felice, Frontone, Solenne, Vettio, Optato, Saturnino, Glicone, Marittimo: nomi di gigolò che appaiono sulle mura di Pompei.

Pompei. “Gli uomini vangano la terra e nugoli di ragazze accorrono senza sosta, coi loro panieri in mano. Sono solerti campagnole prelevate dai villaggi vicini, la maggior parte operaie di fabbriche chiuse o sospese per l’invasione dei tessuti inglesi e per il rincaro del cotone. Mai si sarebbe potuto credere che il libero scambio e la guerra d’America avrebbero fornito operai a Pompei” (François Wilbrod Chabrol, circa 1867).

Palermo. Palermo nel 1185, piena di moschee e di donne che parlavano arabo (testimonianza del mercante Ibn Jubayr).

Guttuso. La Vuccirìa era il grande mercato di Palermo. Guttuso la dipinse nel 1974 standosene in Brianza, a Villa Dotti di Velate. E però pretese che arance, limoni, polipi semivivi, teste intere di pesce spada, pomodori, finocchi, cardoni, peperoni, cetrangoli, zucchine, melanzane, mazzi di tenerumi, caci, salami, mezze corone di salsicce, vasi di olive sotto sale e tutto il resto gli arrivassero in aereo direttamente da Palermo. Quindi ogni mattina alle 9 tutto un traffico a Malpensa per questa robba destinata al Maestro, ritirata da Aldo Antonelli alle 9 in punto e depositata alle 10 precise nello studio del pittore. Il quale spiegava che solo in presenza delle mercanzie vere della città gli tornava in mente il suo esser bambino, vale a dire “il sapore del suo povero pane e panelle, consumato anche con la vista, l’olfatto, l’udito”, u pani ca’meusa (panini con la milza e i polmoni fritti nello strutto), la frittola (ritagli fritti di carne e grasso), u musso (parte carnosa della mascella e del calcagno di bue), le stigghiole (budella d’agnello arrostite sulla carbonella), il polpo bollito, e tutto il resto. Sentimento senza il quale il quadro non si sarebbe potuto fare.

Cicala. La cicala, in realtà ultima trasformazione di Titono, fratello di Priamo re di Troia, di cui l’amante sua Eos chiese a Zeus l’immortalità, scordandosi però di chiedere l’eterna giovinezza.

Augusti. L’imperatore Augusto, talmente giocatore da disputarsi accanitamente le noci nelle partite dei bambini.

Forchette. Fino all’anno Mille niente forchette, e dopo l’anno Mille, per almeno sei secoli, anatema della Chiesa sulla forchetta, considerata strumento del diavolo. Nel Seicento, il grande Monteverdi, dopo averla usata in qualche cena d’alto bordo dove non ci si poteva esimere, faceva celebrare tre messe di penitenza.

Maccheroni. Convinzione degli americani di cent’anni fa che i maccheroni fossero un prodotto della natura, crescessero nei campi, fossero coltivati e raccolti come le spighe di grano, ecc. (testimonianza di Prezzolini, che riferisce della conversazione in un ristorante dove si spiega che i maccheroni “li falciano e li fanno a mannelli, poi li portano al mulino dove li lavano, li tagliano in pezzi e li mettono in scatola”).

Bikini. I bikini delle ragazze affrescate in una villa romana di Piazza Armerina non sono costumi da bagno, ma tenute da atleta. Strophium, la striscia di stoffa che copre il petto, subligar quella che veste il bacino.

Olimpiadi. Le antiche Olimpiadi, vietate alle donne che non potevano neanche assistervi.

Marinaio. La questione se il cosiddetto “ignoto marinaio” di Antonello da Messina fosse davvero un marinaio. Risposta: no, perché nessun marinaio si sarebbe potuto permettere un ritratto di Antonello, pittore costosissimo.

 

Notizie tratte da: Lauretta Colonnelli, “Storie meridiane”, Marsilio, pagine 351, 29 euro (1. Continua)

 

Povertà e clima, falò dell’ipocrisia

Fra le varie forme di globalizzazione che ci funestano adesso c’è anche quella dell’ipocrisia. Al genere appartiene il Global Citizen Live che chiede la fine della povertà estrema entro il 2030. È il sequel di un fenomeno cominciato nel 1985 con il Live Aid e proseguito con Usa for Africa, Band Aid, Farm Aid, Ferry Aid, Consipiracy of Hope.

Sono eventi cui partecipano cantanti artisti vip di ogni genere. Costoro sono le moderne “Dame di San Vincenzo” che si lavano l’anima molto a buon mercato, anzi ricavandone un vantaggio, perché è vero che i cantanti o gli artisti si esibiscono gratuitamente, ma ne hanno un ritorno in immagine e popolarità. La novità del Global Citizen Live è che, come dice il nome stesso, è mondiale, passando per Sydney, Seul, Mumbai, Johannesburg, Madrid, Parigi, New York. Vi si sono esibiti, fra gli altri, Elton John, Måneskin, Coldplay, Jennifer Lopez, insomma vecchie e nuove glorie. Né potevano mancare in questa gara della nobiltà d’animo Meghan Markle e il principe Harry. Ma questi sono solo dettagli. La manifestazione è ipocrita perché non si potrà eliminare alcuna povertà, né estrema né meno estrema, se non si cambia il modello di sviluppo nato con la Rivoluzione industriale. Cosa di cui né gli artisti né il miliardo circa di coloro che hanno seguito l’evento sembrano avere consapevolezza. In questo senso, e non solo in questo, il Global Citizen Live si lega al Youth4Climate che negli stessi giorni si è tenuto a Milano con la partecipazione anche di politici fra cui Mario Draghi. Perché fa gioco farsi vedere amichevoli e consenzienti con i giovani (altra retorica insopportabile) e magari essere immortalati con le nuove star del movimento ecologista, Greta Thunberg e Vanessa Nakate.

I problemi epocali della povertà e dell’ambiente sono strettamente legati fra di loro e si sono sviluppati col modello innescato dalla Rivoluzione industriale. Partiamo da quello ambientale. Dal momento del take off, partito più o meno a metà del diciottesimo secolo in Inghilterra, l’aumento dell’emissione di CO2 è stato, in soli due secoli e mezzo, del 30 per cento. Il marcio sta quindi in quello che noi chiamiamo Sviluppo. Un politico onesto con se stesso e con i suoi elettori invece di fare promesse mirabolanti (il “bla bla” di cui parla Thunberg) dovrebbe dir loro: consumate di meno. Ma questo significherebbe anche, e soprattutto, produrre di meno. Cioè verrebbe completamente scaravoltato il modello su cui oggi viviamo che può essere sintetizzato col distico dei CPI: produci, consuma, crepa. Un politico che volesse essere ambientalista sul serio, e non solo a parole, farebbe questo discorso: io non vi prometto più viaggi ai Caraibi, migliori automobili, straordinarie innovazioni tecnologiche, al contrario propongo la riduzione di tutto questo, in cambio vi prometto più tempo per voi stessi. Negli Stati Uniti, paese di punta dell’attuale modello di sviluppo e che, in quanto tale, è il primo a produrre degli anticorpi, esistono due correnti di pensiero, il bioregionalismo e il neocomunitarismo, il cui discorso di fondo, in estrema sintesi, è il seguente: un ritorno limitato, graduale e ragionato a forme di autoproduzione e autoconsumo che passano necessariamente per un recupero della terra, depauperata in gran parte della chimica con cui con cui si crede di difenderla, e un ridimensionamento drastico dell’apparato industriale e finanziario. Ma sono correnti di pensiero che, per quanto siano autorevoli negli Usa e non totalmente ignorate come da noi, sono al momento assolutamente minoritarie. In un mondo tutto proiettato verso la crescita pensieri del genere suonano come bestemmie in Chiesa. Eppure gli ignorantissimi contadini del Medioevo (i secoli bui), avevano intuito la dannosità dell’uso del carbon fossile al posto della cara e vecchia legna. Ma naturalmente furono ignorati in nome del progresso.

In quanto alla povertà, estrema e non, della cui eliminazione si fanno vessilliferi le “anime belle” del Global Citizen Live è stato proprio il sistema di sviluppo industriale a creare la straordinaria divaricazione fra Paesi ricchi e Paesi poveri e all’interno dei Paesi dello stesso mondo occidentale. Il primo a notare questo fenomeno è stato Alexis de Tocqueville, che pur non può essere in alcun modo annoverato fra gli antimodernisti, ma è piuttosto uno dei padri dell’Illuminismo, a notare nel suo libro Il pauperismo che è del 1835 questo straordinario fenomeno. Scrive infatti Tocqueville: “Allorché si percorrono le diverse regioni d’Europa, si resta impressionati da uno spettacolo veramente strano, e all’apparenza inesplicabile. I paesi reputati come i più miserabili sono quelli dove, in realtà, si conta il minor numero di indigenti, mentre tra le nazioni che tutti ammirano per la loro opulenza, una parte della popolazione è costretta, per vivere, a ricorrere all’elemosina dell’altra”. Del resto nel Medioevo europeo i poveri rappresentavano l’1 per cento della popolazione, ed erano tali per loro scelta, come oggi certi clochard.

Bene, dirà il lettore, se ci sono più poveri al mondo ci dovrebbe essere almeno meno inquinamento perché i poveri consumano meno. Ma non è così perché la loro povertà è compensata, per così dire, dagli enormi consumi dei ricchi, diventati sempre più ricchi, e dei benestanti.

Il Covid avrebbe potuto essere una straordinaria occasione per un cambiamento di rotta. Ci eravamo abituati, per necessità, a consumare di meno e ad abbandonare l’enorme superfluo che ci circonda. Ma si vedono già le avvisaglie che non andrà così. Continueremo a correre, correre, correre, inseguendo il mito della Crescita finché non finiremo per spiaccicarci contro il Limite che esiste in tutte le cose, umane e non umane (“in ogni principio è contenuta la sua fine”, Eliot). I dinosauri scomparvero perché erano troppo grossi. Noi, con le nostre propaggini tecnologiche siamo diventati i dinosauri di oggi. La Natura ci sbatterà fuori.

 

L’Ue annuncia Hera, ma che ne è dell’Oms?

Duranteil Rapporto sullo “Stato dell’Unione” al Parlamento europeo, intitolato “Rafforzare l’anima della nostra Unione”, Ursula von der Leyen ha presentato Hera. Sarà il nuovo organismo creato per potenziare la rete di Enti europei già presenti nel settore sanitario e farmaceutico e per creare un ambiente di cooperazione più avanzato tra gli Stati membri. Dovrebbe completare “l’Unione Sanitaria Europea” per l’identificazione delle minacce sanitarie e delle migliori strategie per fronteggiarle. Si partirà con un finanziamento di 6 miliardi di euro tra il 2022 e il 2027, a carico del Bilancio pluriennale dell’Ue, che si sommano ai fondi della Recovery and Resilience Facility incardinati principalmente nello strumento React-Eu, arrivando così a circa 30 miliardi. Hera sarà pienamente operativa entro il 2022. Si occuperà di valutare l’entità delle minacce, di raccogliere informazioni ed elaborare modelli per prevedere un’epidemia. In caso di emergenza, funzionerà come centro unico di acquisto, assicurando lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di medicinali, vaccini, e materiale sanitario, come ad esempio guanti e mascherine. L’obiettivo è colmare le lacune nella risposta alle emergenze. Che fine ha fatto l’Oms? Nessuno osa muovere un dito per correre ai ripari. Come una certa “diplomazia politica” ci ha abituati, piuttosto si preferisce far nascere un altro ente simile che possa svuotare di potere il primo. Ci chiediamo, infatti, quali sia la differenza di Hera rispetto a quanto compreso nella mission dell’Oms e cioè gestire i periodi pre e post pandemici, costruire modelli per prevenire le pandemie, spronare i Paesi a collaborare nella ricerca. Forse sarebbe meglio prima “rafforzare l’anima della nostra Unione”, come dice il titolo del rapporto, onde evitare di creare un altro pachiderma, riformare l’Oms.

 

direttore microbiologia clinica e virologia del “Sacco” di Milano

Meloni e FdI: il livello etico è ampiamente oltre la canna del gas

L’inchiesta di Fanpage ha fatto emergere, e non è certo la prima volta, la parte peggiore di Giorgia Meloni. Tale parte è emersa non per le sue implicazioni personali, visto che nelle immagini non compare mai, ma per la sua incapacità (deliberata) di prendere le distanze da uomini e ambienti irricevibili. La buona salute elettorale di Fratelli d’Italia le farà credere che va bene così, e probabilmente ha ragione visto che in politica contano più che altro i numeri, ma a livello etico siamo ampiamente oltre la canna del gas.

1. Meloni, dopo aver visto i 13 minuti di Fanpage rilanciati da Piazzapulita, non ha cacciato all’istante Fidanza. E Fidanza non è uno qualsiasi, ma un politico potentissimo dentro FdI e vicinissimo (da vent’anni) a Meloni. Per Donna Giorgia quei minuti “montati da Fanpage” non sono sufficienti a cacciare un politico. Ne consegue che, per Meloni, non è sufficiente fare battute razziste e antisemite, frequentare paranazisti e – financo – ipotizzare pagamenti in nero per allontanare una persona dal suo partito. Complimenti per il pelo sullo stomaco.

2. Meloni è migliore di Salvini solo perché essere peggiori di Salvini è impossibile. Purtroppo per lei resta però una politica assai banale. Nel momento di massima difficoltà ha reagito come Berlusconi, Salvini o un Renzi qualsiasi: “Inchiesta a orologeria”, “diamo fastidio ai poteri forti” e altre menate. Mamma mia che noia. E che banalità.

3. Chiedere le 100 ore integrali di girato serve solo a buttare la palla in tribuna. In primo luogo quei 13 minuti sono ampiamente sufficienti a cacciare Fidanza e Valcepina (quella che, di fronte al tizio che teorizzava di far saltare in aria i migranti, sorrideva e rispondeva: “Politica green!”). In secondo luogo, volendo fare una battuta: se in 13 minuti c’è tutto quello schifo, figuratevi in 100 ore!

4. Meloni ha detto a Fanpage che in Fratelli d’Italia (testuale) “non c’è spazio per razzisti, antisemiti e paranazisti”. Bello. Solo che non ha aggiunto che non c’è spazio nemmeno per i fascisti. E se c’è spazio per i fascisti, diventati nel frattempo così eunuchi da non avere neanche più il coraggio di chiamarsi in pubblico così bensì “patrioti”, vuol dire che c’è spazio eccome per razzisti, antisemiti e paranazisti.

5. Meloni cade sempre dal pero quando le fanno notare che dentro (o attorno) a Fratelli d’Italia c’è la destra più nera. Le sarebbe bastato leggere le liste di candidati in alcune città, per esempio Roma, per apprendere che la realtà è un po’ diversa. Ci ha poi pensato il “Barone Nero”, già candidato in passato con Fratelli d’Italia prima di essere allontanato e condannato per “apologia di fascismo”, a ricordarle che lui e lei si conoscono benissimo: Nun ce prova’, Giorgia.

6. Meloni ha detto che, dopo quelle immagini, non ha nulla di cui vergognarsi. Evidentemente ha la coscienza foderata di ghisa e C4.

7. Come le ha ricordato Elly Schlein, se la Meloni ha così tanto tempo libero da poter visionare 100 ore di girato Fanpage, potrebbe ritagliarsi anche solo dieci secondi per pronunciare pubblicamente la frase che proprio non riesce a dire: “Sono convintamente e sinceramente antifascista!”. Finché non lo farà, e lascerà che troppi attorno a lei frequentino l’abominio umano, non sarà pienamente credibile. E il suo partito non sarà pienamente nell’alveo della democrazia (ops). Basterebbe poco, Donna Giorgia: “Io e il mio partito siamo antifascisti”. Sarebbe bello. Anche se, poi, dentro Fratelli d’Italia resterebbero in quattro. E forse pure meno.

 

Lucano, solo le motivazioni chiariranno il caso e la pena

Il senso profondo della disputa tra Creonte e Antigone sta nella necessità di conciliare le leggi umane e divine, oggi diremmo i diritti insopprimibili legati alla dignità, ai sentimenti e alle radici culturali dell’individuo con le esigenze dello Stato. Significa che legalità e giustizia debbono cercare di andare di pari passo. Che il magistrato deve interpretare il suo ruolo al servizio sì della legge, ma nella prospettiva più ampia e profonda della giustizia. Cercando sempre di dare al proprio lavoro un’impostazione non meramente burocratico-formale, non distaccata dalla realtà, ma capace di farsene carico in quanto fattore determinante delle vicende da ricostruire e giudicare. Sono, queste, alcune prime generiche considerazioni a proposito della sentenza di Locri che ha condannato Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace.

Vediamo innanzitutto i filoni principali delle reazioni alla sentenza. Alcuni valutano positivamente l’esperimento di Riace. Secondo Luigi Ciotti, ad esempio, si è trattato di un prezioso patrimonio sociale e culturale, di un modello pionieristico di accoglienza, capace di conciliare dignità, lavoro e sicurezza. Alex Zanotelli definisce Lucano “uomo semplice che ha fatto solo del bene a Riace, un paese morto risorto grazie a lui”. Di fatto è la stessa opinione della Bbc, che riconosce a Lucano di aver “fermato l’esodo dalle sue terre, creato nuovi posti di lavoro, trovato soluzioni per l’accoglienza dei migranti”. Per contro, altri rilevano che il processo è basato su carte e fatture false difficilmente controvertibili; sottolineano che non è stata processata l’accoglienza, ma solo le modalità di gestione in violazione della legge; sostengono che non vi è stato alcun assillo colpevolista, ma unicamente osservanza del principio che nessuno può considerarsi al di sopra della legge. Riassunte le opposte posizioni, proviamo a fissare alcuni punti che sono altrettanti interrogativi, per la risposta ai quali – come sempre – occorre attendere la motivazione. E non è una clausola di stile o un commodus discessus, ma un principio garantista (ovviamente non del garantismo à la carte).

La Procura aveva unificato nel vincolo della continuazione tutti i reati contestati, il Tribunale invece li ha distinti in due blocchi (quelli a sfondo lato sensu patrimoniale e gli altri). La condanna è stata parecchio severa, superiore a quelle di solito inflitte per delitti che causano grave allarme sociale. È piuttosto singolare che il magistrato giudicante abbia praticamente raddoppiato la richiesta dell’accusa, portandola da 7 anni e 11 mesi a 13 anni e 2 mesi di reclusione. Ci saranno pure stati altri casi simili, ma francamente non ne ho ricordo. L’articolo 133 del Codice penale stabilisce che il giudice deve esercitare il suo potere discrezionale nell’applicazione della pena in base ad alcuni parametri, fra cui la condotta e la vita antecedente, contemporanea e susseguente al reato. Al riguardo, non sembra vi siano ombre su Lucano, che in ogni caso è incensurato (ancora l’art. 133 tra i parametri indica i precedenti penali), ma non gli sono state riconosciute le attenuanti, neppure le “generiche” che come è noto non si negano quasi a nessuno. In sintesi, secondo il procuratore di Locri (intervistato su La Stampa sabato) mentre “sarebbe stato possibile ragionare verso il basso, come avevano fatto i pm, ipotizzando i minimi di pena”, il Tribunale ha scelto una soluzione diversa.

Sarà la motivazione, ripeto, a spiegare ogni cosa. Per fortuna è sempre obbligatoria. Su questo, il sistema processuale italiano – che è in crisi profonda, senza che le riforme preannunziate, specie in punto prescrizione, offrano troppe speranze – ha qualcosa di garantista da insegnare agli altri. Tipo quelli che liquidano tutto con un bigliettino con su scritto Guilty oppure Not guilty: e morta lì…

 

Figliuolo beato da Fazio: qui veni, vidi e (quasi) vici

Tutto finisce là dove era cominciato, da Fazio, dove vennero scolpite le marziali parole: “Chiunque passa va vaccinato”. Ma allora era il tempo del “cambio di passo”, del dare “fuoco alle polveri”, del “fiato alle trombe” e della famosa “spallata”, e tutto lo studio tremava di bellica determinazione patria; oggi, cioè domenica sera, è il tempo del trionfo.

Ce l’eravamo quasi scordato, tanto che quando abbiamo visto comparire sullo schermo uno in mimetica in prima serata abbiamo pensato: “Eccola là, è scattato il golpe militare invocato da Marcelli Sorgi su La Stampa”.

Invece era Figliuolo! Il nostro Generale Figliuolo: lo sterno doghettato di mostrine, il cappello con la piuma simbolicamente appoggiato su un tavolinetto a lato della poltrona, come a dire: “Veni, vidi, vici”.

Fazio: “Lei è amato come Garibaldi”. Figliuolo: “Sì”. Fazio: “Le cose sono andate per un verso giusto da quando lei è arrivato”. Figliuolo: “Sì, lei ha portato bene a me, ma soprattutto all’Italia”.

Andiamo al sodo: “A quante vaccinazioni siamo arrivati?”. Figliuolo: “Oggi siamo a 79 punto 1 per cento di vaccinati”, quindi a pochissimo dall’immunità di gregge dell’80% promessa per fine settembre. Eh, ma caro Figliuolo: la percentuale che indichi è calcolata sulla popolazione sopra i 12 anni, mentre il piano presentato da te il 13 marzo prevedeva di raggiungere l’80% a fine settembre sulla popolazione totale, compresi i bambini. È chiaro che se tu restringi la platea, cioè il denominatore, la percentuale dei vaccinati è più alta. È che allora si prevedeva che già a fine estate gli adulti sarebbero stati tutti vaccinati e ci si sarebbe potuti dedicare ai minori per la riapertura delle scuole (dove invece adesso basta aprire le finestre). Cosa è andato storto?

Niente. Infatti siamo l’unico Paese (insieme alla Grecia, in parte) in cui c’è l’obbligo di Green pass pure per lavorare. Intanto la Fondazione Gimbe rileva che dal 6 agosto l’impatto del Green pass è stato forte sui tamponi rapidi, ma “non ha prodotto nessuna impennata nella curva dei nuovi vaccinati”. Ma c’è, dice Figliuolo, “una fetta di indecisi che può essere convinta”, presumibilmente con le cannonate. Fazio: “Ma lei se lo spiega da dove arriva tutto questo scetticismo, questa paura?”. In effetti è inspiegabile. Chi avrà instillato in quella manciata di milioni di persone il dubbio circa la sicurezza dei vaccini? Magari, azzardiamo, un governo, nella persona del Commissario Straordinario alle Vaccinazioni, che prima autorizza un vaccino solo sotto i 55 anni, poi lo blocca per tutti, poi lo riautorizza fino ai 65 anni, poi lo consiglia solo sopra i 60, poi lo inietta ai giovani negli Open Day (per raggiungere il record delle 500mila vaccinazioni al dì, promesso per aprile e raggiunto a giugno solo per pochi giorni con questo escamotage), quindi – dopo la morte di una 18enne – lo sospende sotto i 50, poi lo riautorizza per tutti per smaltire le scorte, poi lo usa solo per i richiami per chi vuole (non Draghi, che corre a fare Pfizer), poi consiglia il cocktail con Pfizer, che intanto taglia le scorte, al che il governo annuncia la “svolta”: AstraZeneca anche sotto i 60 anni. Poi non se ne sa più niente.

Per Figliuolo è colpa dell’“overflow”, cioè di troppe informazioni, “dove girano queste cosiddette notizie strane, o fake news. Io dico: confrontatevi con chi sa di scienza”. Tipo il Cts, che per le riaperture di aprile non è stato manco consultato, altrimenti saltava il “rischio ragionato” di Draghi. “Abbiamo la macchina rombante e l’equipaggio non sale a bordo”, dice. Intanto si potrebbe cominciare dai no-vax nelle forze armate e dell’ordine, che dovevano essere i primi a vaccinarsi e ne manca il 20%.

Capitolo terza dose. Fazio: “Chi ha fatto AstraZeneca che fa, Pfizer?”. Figliuolo: “Fa Rna (mRna, ndr)”. Ma che fine ha fatto AstraZeneca? “Come Italia abbiamo donato 2milioni e 600mila AstraZeneca a Libia, Ruanda e Tunisia”. Che bel pensiero: colà vivono popolazioni che possiedono nel Dna l’antidoto naturale alla trombosi cerebrale, l’effetto avverso principale di AZ che ne ha determinato la sparizione da noi (l’Ema ha detto che sotto i 49 anni il rischio di trombosi trombocitopenica indotta da vaccino è maggiore di quello di morire di Covid: ma forse vale solo per i bianchi, o sarà una fake news). Comunque, grande successo del governo dei Perfetti che ha messo un militare a guida delle vaccinazioni, con la non trascurabile circostanza che i vaccini sono cominciati ad arrivare quando egli s’è insediato, tanto che andò a riferirne con rigore algebrico proprio da Fazio: “Johnson&Johnson è monodose, quindi averne 25 milioni sarà come averne 50 dei vaccini odierni”, a proposito di cosiddette notizie strane. È soprattutto un grande successo di Figliuolo, che se non altro – apprendiamo con gioia – ha imparato dove va l’accento nell’espressione “a regime”.

 

Le notizie dimenticate: dalla verità sul papa alle bambole Barbie

Presissimi dall’erigere monumenti equestri a Draghi, i giornaloni nazionali tralasciano di continuo notizie che, seppur minori, non sono meno interessanti di quelle in prima pagina. Evitando quelle stomachevoli (“Muore d’infarto, i suoi stessi cani se ne cibano”) e quelle inverosimili (“Il segreto meglio custodito di Hollywood: John Wayne era un nano”), e consapevoli che, una volta scelta una notizia, si tratta di confezionarla in uno stile che ne ottenga il massimo senza essere arrestati, occupiamoci dunque delle altre Notizie dimenticate.Roma. Nonostante quanto affermato dalla propaganda elettorale anti-Raggi, a Roma la metro è pulita. Ci sono i topi, ma sono in fila per il vaccino.

Roma. Ieri il ministro Brunetta ha convocato una conferenza stampa per annunciare che è bravissimo.

Roma. Rinvenuto da un team di archeologi della Sapienza un teschio umano di 160 mila anni fa. Era dentro la testa di Pippo Baudo.

Milano. Conferenza sul clima della Youth4Climate. “Ho a cuore la questione ambientale” ha dichiarato Il ministro della Transizione ecologica Cingolani sbocconcellando un toast di delfino.

Vaticano. Successo del viaggio apostolico di papa Bergoglio in Ungheria e in Slovacchia. Nell’albergo di Budapest ha chiesto informazioni alla reception. “Come si usa la chiave elettronica? Il minibar è gratis? I video porno compaiono sul conto?”

Poiché a luglio aveva subito un’operazione chirurgica importante, c’era chi lo dava già per spacciato. “Sono ancora vivo nonostante alcuni mi volessero morto” ha detto Francesco. “So che ci sono stati persino incontri tra prelati, i quali pensavano che il papa fosse più grave di quel che veniva detto. Preparavano il conclave. Pazienza! Grazie a Dio, sto bene”. Sta davvero così bene? Bertone: “Non dico che abbia una brutta cera, ma mentre era in visita al cimitero di Bratislava due becchini l’hanno inseguito coi badili”.

Secondo alcuni, Bergoglio si dimetterà, secondo altri no. Secondo altri ancora, si dimetterà, ma continuerà a suggerire su quali cavalli scommettere.

Nel suo pontificato, Francesco ha già presieduto 7 concistori durante i quali ha creato 101 nuovi cardinali. “Spiacente, donne, magari in una prossima vita.”

USA. I marines adesso sono dotati di un’arma a microonde che cuoce letteralmente il nemico. L’unico inconveniente è che prima devi bucare il nemico con una forchetta.

Nasa. Avete visto le nuove foto di Marte? Devono avere il mio stesso giardiniere.

Iran. La polizia di Teheran ha sequestrato dai negozi di giocattoli le bambole Barbie perché considerate anti-islamiche. Cosa accadrà quando scopriranno che Ken è gay?

Abu Dhabi. Un uomo s’è svegliato dopo 19 anni di coma. C’è ancora speranza per il Pd.

Ciclismo. Per superare i test antidoping, molti ciclisti usavano urina disidratata. Com’è allora che ogni tanto beccavano un ciclista? Era quello che andava a fare il test, metteva la polverina nel bicchierino di plastica, e ci pisciava dentro.

Medicina. Il nuovo Viagra fa effetto per 36 ore. L’ho provato. Mi sono lussato il polso.

Cinema. Dopo il flop del suo ultimo film, Tre piani, Nanni Moretti ha deciso di starsene un po’ da solo. Così va nei cinema dove proiettano Tre piani.

Ultim’ora. Non ditemi chi ha vinto le elezioni. Le sto registrando.

 

I giornalisti arrivano prima del fisco: come nascono i leaks

Con i Pandora Papers, il Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi mette a segno un altro colpo di portata mondiale. Non è la prima volta che gli affari sporchi delle élite mondiali vengono a galla grazie all’Icij: nel 2016 ci furono i Panama Papers e l’anno dopo i Paradise Papers. In entrambe le occasioni, le decine di milioni di documenti relativi a centinaia di migliaia di società offshore furono ottenute dalla Süddeutsche Zeitung, quotidiano di Monaco di Baviera. In questo caso, invece, ancora non si sa chi abbia ricevuto i file.

Appare però paradossale che i giornalisti investigativi, con le loro risicate risorse, riescano a mettere le mani su veri tesori come le banche dati trasferite all’Icij mentre successi di questa portata sono – almeno in apparenza – preclusi non solo agli Stati, che con risorse imparagonabili e strutture segrete giurano e spergiurano di combattere evasione ed elusione fiscale, ma pure a istituzioni internazionali come il Fatf dell’Ocse o la Procura europea (Eppo), l’organismo Ue che indaga i reati che ledono gli interessi finanziari dell’Unione. La verità, sostengono i ben informati, è che le vere fonti di questi giganteschi leak

sono spesso i servizi di alcuni Paesi: girare i database ai giornalisti è una tattica per non compromettere la possibilità di usare queste informazioni nei tribunali e nelle commissioni tributarie, il che sarebbe impossibile se i documenti, invece che da fonti aperte, si dimostrassero provenire (com’è nella realtà) da sottrazioni illegali di dati.

Non mancano però i risvolti caricaturali. “I Pandora Papers daranno un impulso molto positivo ai decisori politici”, ha detto il Commissario Ue per l’Economia, Paolo Gentiloni, spiegando che la Commissione europea “farà prima di fine anno una proposta” nel suo piano di lotta all’evasione fiscale “contro l’abuso delle società di comodo, una delle questioni fondamentali”. Sono passati già cinque anni dalla prima mega-inchiesta dell’Icij, i Panama Papers, ma meglio tardi che mai.

Ora Super-Mario stia attento a Lega e Salvini

Si dice che la gallina che canta ha fatto l’uovo e a mettere sull’avviso Mario Draghi riguardo alle possibili conseguenze elettorali negative su Palazzo Chigi è giunto Matteo Salvini, gallo cedrone piuttosto malconcio che, reduce da una Waterloo insieme alla destra tutta, se ne è uscito a sorpresa con una frase allusiva: “Se qualcuno usa questo voto per abbattere il governo di unità nazionale fa qualcosa di irresponsabile”. Poiché di crisi non aveva parlato nessuno, se giocassimo all’indovina chi sarà l’assassino, diciamo che il capo leghista avrebbe un paio di buoni motivi per segare la poltrona del premier. Infatti, al netto del caso Morisi, l’esperienza del Carroccio di governo somiglia ogni giorno di più a un bagno di sangue. È senz’altro vero che i candidati “civici” della destra sono andati quasi tutti allo sbaraglio (a parte il civis romanus Michetti, che affronta con Gualtieri un ballottaggio assai rischioso). Ma l’imbarazzo del sovranista Matteo nel condividere decisioni contronatura rispetto al consueto copione demagogico e qualunquista che gli ha regalato la vetta dei sondaggi (a cominciare dall’accettazione del Green pass generalizzato) sono sotto gli occhi di tutti. Senza contare la concorrenza spietata di Giorgia Meloni, che dopo essersi collocata in beata solitudine all’opposizione, tra abbracci e baci a uso di fotografi e telecamere, gli ha sottratto un fracco di voti. D’altra parte, il fu capitano è consapevole che la scoppola elettorale non farà altro che rinfocolare i distinguo dell’ala governista (Giorgetti) e dei governatori del Nord. Ragion per cui farebbe bene a evitare mosse sconsiderate per non agevolare il compito di chi già medita di sostituirlo al vertice di via Bellerio con, per esempio, un leghista più istituzionale e affidabile come Massimiliano Fedriga. Al momento la soluzione più probabile è che Salvini pratichi l’immobilismo zen continuando però a tenere il piede in due staffe, come suo costume. Un po’ come l’asino di Buridano (scusate per le metafore animalesche, sarà per via della Bestia) che non sapendo scegliere tra due mucchi di fieno restò fermo e tanti saluti.