Green pass mai ricevuto: una follia tutta italiana
Scrivo a nome di mio padre ultrasettantenne, che ha fatto la prima dose di vaccino nella regione di residenza, Lombardia, e la seconda in Friuli, visto che c’era la possibilità di farlo il 13 luglio. Ebbene a oggi 2 ottobre, dopo numerose telefonate ai numeri verdi regionali dedicati e non ultimo quello istituzionale e inviato numerose email con foto di tutti i documenti necessari, NESSUNO si è degnato di una risposta in merito: continuano a dire che “abbiamo fatto segnalazione”. Mi rivolgo a voi, come lettore quotidiano, per un aiuto o per indirizzarmi a qualcuno che risolva la situazione del continuo rimpallo di responsabilità in merito. Non è possibile accollarsi spese in più, vedi tamponi, per poter solo banalmente mangiare una pizza.
Andrea Redolfi
Caro Andrea, pubblico la sua lettera sperando che qualche autorità nazionale, o regionale, la legga e si prenda cura del vostro caso.
M. Trav.
Persino un sindaco può violare le leggi se ingiuste
Concordo integralmente con l’editoriale di Travaglio “Amaro Lucano” pubblicato il primo ottobre. Pena eccessiva, seppur inflitta codice alla mano, per una persona che ha violato la legge, ma certamente in buona fede e per scopi e valori condivisibili. Tuttavia ritengo che anche un sindaco, come chiunque altro con responsabilità amministrative e di governo della cosa pubblica, abbia il diritto-dovere di non rispettare la legge, quando palesemente ingiusta e non rispettosa dei diritti umani, come in questo caso il diritto dei migranti a essere salvati e accolti. Certamente agendo in modo del tutto trasparente e affrontando, come scrive Travaglio, consapevolmente le conseguenze delle proprie azioni.
Patrizio Innamorati
Caro Patrizio, Lucano non ha violato leggi ingiuste sull’immigrazione (per quello è stato assolto), ma vari articoli del Codice penale che puniscono peculato, truffa allo Stato, falso in atto pubblico e abuso d’ufficio.
M. Trav.
La schiforma cancellerà la strage di Peteano
La schiforma Cartabia prevede che siano cancellate dal web tutte le vicende giudiziarie che non si concludono con una sentenza definitiva di condanna, come le assoluzioni, le prescrizioni, le improcedibilità e le amnistie. Prima che venga cancellata la memoria dell’incriminazione di Almirante per favoreggiamento aggravato degli autori della strage di Peteano, diventa urgente ricordare quei fatti, perché “in un solo processo si sono visti uniti nella congiura contro la verità tutti i poteri dello Stato” (G. Ferrari, pm del processo Peteano bis). Dagli atti di quel processo risulta che Almirante abbia coperto la fuga di un dirigente del Msi friulano, esecutore materiale di quella strage. Almirante e un avvocato friulano fecero pervenire al terrorista la somma di 35 mila dollari perché si sottoponesse a un intervento alle corde vocali in modo che non venisse riconosciuta la sua voce nella telefonata fatta ai carabinieri per attirarli nella trappola (Wikipedia). Entrambi vennero incriminati per favoreggiamento aggravato verso i terroristi, ma soltanto il secondo fu condannato, mentre il leader del Msi si avvalse prima dell’immunità parlamentare e poi dell’amnistia.
Maurizio Burattini
Paolo “Straccio” Liguori straparla di coerenza
Ho letto l’articolo di Travaglio pubblicato ieri, in cui il brillante giornalista Paolo Liguori assume la funzione del giudice contro la Raggi accusandola di essere incoerente. Strabiliante! Proprio lui che tempo fa si faceva chiamare “Straccio” e animava da estrema sinistra i cortei contro i vili padroni, adesso presta questa sua loquela al padrone dei padroni. Ottimo esempio di coerenza! Dovrebbe per pudore nei confronti degli ascoltatori o lettori omettere questo aggettivo quando dà giudizi nei confronti degli altri.
Marco Olla
Diritto di replica
A differenza di quanto si legge nello stravagante articolo del vostro giornale di ieri a firma Marco Palombi, il figlio del presidente della Repubblica si chiama Bernardo Giorgio, è professore universitario di Diritto amministrativo ed è persona diversa dall’amministratore del Mediocredito. Distinti saluti
Ufficio stampa del Quirinale
È vero. Il quasi omonimo manager di Mcc è il nipote del presidente della Repubblica. È dunque col capo cosparso di cenere e l’umiliazione nel cuore che, chiedendone perdono agli interessati e ai lettori, ammettiamo l’incredibile errore. Come unica scusa, comunque non sufficiente, vorremmo almeno accampare il nostro ben noto entusiasmo per un eventuale Mattarella bis…
Ma. Pa.