Qualcuno potrebbe considerarla una “vecchia strega, irritabile”, o forse, più benevolmente, liquidarla come una “nonnetta saggia”. A scherzare sulle possibili definizioni è la stessa Margaret Atwood, narratrice e poetessa canadese di qualità e di successo, impegnata da anni nei movimenti femministi e pacifisti, nella difesa dei diritti delle minoranze, come i nativi di tutto il mondo, e nelle battaglie contro il razzismo e ambientaliste.
Sebbene sia nata a Ottawa nel 1938, in verità l’autrice di romanzi come Il racconto dell’Ancella e L’altra Grace, pubblicati in Italia, come gli altri suoi libri, da Ponte alle Grazie, è una giovanissima donna che insegue utopie concrete. E dalla città di Alba, dove oggi al Teatro Sociale Busca riceverà il Premio speciale Lattes Grinzane 2021, ai giovani consegna il futuro del pianeta. A chi, tra i Grandi, sorride delle accuse lanciate da Greta Thunberg ai potentati della terra e ai loro “bla bla bla” sull’ambiente, la Atwood rammenta di stare attento, perché “saranno queste nuove generazioni di attivisti a votare i potenti di domani”. E ai giovani e alle giovani che si battono ricorda che “la rabbia può spronare a lottare contro le ingiustizie sociali, a patto che non diventi tossica. La strada per il progresso è costellata di andirivieni, di cambiamenti non sempre positivi, e richiede la partecipazione di tutti”.
Giovani, donne, disastri climatici, letteratura impegnata socialmente, Dante e Boccaccio, Tolstoj e Cechov. Ma anche il rapporto di fiducia fra una narratrice (o un narratore) e i suoi lettori. La scrittrice di Ottawa ha messo tutto questo al centro della conferenza stampa che ieri ha tenuto in una sala della Banca d’Alba, in via Cavour, a due passi dalla casa dove visse Beppe Fenoglio. Decisamente un buon inizio per l’undicesima edizione del Premio Lattes Grinzane, che oggi, al Teatro Sociale Busca, vedrà la proclamazione da parte delle giurie studentesche del vincitore di quest’anno. In lizza cinque finalisti: Kader Abdolah con Il sentiero delle babbucce gialle (Iperborea), Bernardine Evaristo con Ragazza, donna, altro (Sur), Maylis de Kerangal con Un mondo a portata di mano (Feltrinelli), Nicola Lagioia con La città dei vivi (Einaudi) e Richard Russo, autore di Le conseguenze (Neri Pozza).
La rosa dei finalisti del Lattes Grinzane annovera un iraniano, una anglo-nigeriana, una francese, un italiano e uno statunitense. Un crogiolo culturale che ben si abbina all’idea di letteratura della Atwood. “Le storie”, dice, “servono a farci entrare in empatia con ciò che accade nel mondo”. Del resto, aggiunge, “la grande letteratura è sempre socialmente impegnata, perché altrimenti non sarebbe considerata grande: dal Tolstoj di Guerra e pace e di Anna Karenina a Oscar Wilde. Amava parlare, Wilde, di ‘arte per l’arte’, una frase peraltro non sua, ma Il ritratto di Dorian Gray è un romanzo fortemente moralizzante. Secondo certi critici, poi, pure Anton Cechov non giudica mai i suoi personaggi. Però non è così, le critiche ci sono”.
Le storie ci fanno entrare in empatia con il reale, mentre “i numeri da soli non ne sarebbero capaci. Ecco perché è importante distinguere una credenza da un’opinione, e un’opinione da un fatto. In questo consiste il mestiere dei giornalisti, di chi vuole informarsi sul web, ma anche degli scrittori: bisogna sforzarsi di cercare e di comunicare al meglio la verità”. La verità significa fare i conti con la storia, con il contesto storico, al contrario dell’autore della statua “sexy” della povera Spigolatrice di Sapri. “Era una contadina”, osserva la Atwood, “non si sarebbe mai vestita in quel modo. Lo scultore evidentemente aveva solo l’idea di una ragazza molto sensuale”.
Il mestiere di scrivere, secondo la narratrice canadese, ha un aspetto fondamentale: “È quello dell’intrattenimento, che ci permette di divertirci e, contemporaneamente, di riflettere sulla realtà, aiutandoci a prendere posizione e a capire determinate dinamiche prima che sia troppo tardi”. Tra scrittrice (o scrittore) e lettrice (o lettore), in ogni caso, deve sussistere un rapporto di fiducia. La metafora la offre la Commedia dantesca. Il “rapporto fra Virgilio e Dante nell’Inferno”, dice, “è metafora di quello tra scrittori e lettori”. Chi legge “si lascia guidare in un viaggio la cui porta di accesso sono le prime pagine: fra quelle righe si mostra la buona volontà dell’autore nel coinvolgere il suo pubblico, così come alla fine si manifesta la sua abilità nell’accompagnarlo fuori dal suo mondo”. Nell’Inferno, però, si entra facilmente, “il difficile è uscirne nel migliore dei modi”.