Un positivo al Covid in aula? Non sarà più l’intera classe ad andare in quarantena, ma solo i compagni di banco nelle immediate vicinanze. L’idea arriva dalla Regione Lazio che sta mettendo a punto un modello simile a quello già adottato dalla Germania e utilizzato dalle compagnie aeree. Il nuovo piano è voluto dall’assessore alla Salute della giunta Zingaretti, Alessio D’Amato, ed è stato pensato per arginare l’esplosione della didattica a distanza che da Nord a Sud ha già registrato migliaia di casi dal recente inizio dell’anno scolastico: se ne contano almeno 15 mila in pochi giorni dal ritorno sui banchi. L’annuncio “Mai più Dad” del ministro Bianchi si è scontrato con la realtà dei fatti, che pochi giorni fa riportava questa contabilità: in Piemonte son già 74 le classi a casa; 57 in Alto Adige; 41 nel Fiorentino e nel Barese; 137 casi positivi nelle scuole delle province di Milano e Lodi per un totale di 90 classi isolate; 15 classi vuote anche a Genova; in Emilia Romagna a fine settimana si registravano 1.700 in Dad, mentre in Toscana 3800 studenti fanno già lezione da casa.
Ma, intanto, a due settimane dall’inizio dell’anno scolastico è ancora “presto per dire se la riapertura delle stia influendo sui contagi”, ragiona Nino Cartabellotta, che con la fondazione Gimbe ha seguito dall’inizio l’andamento dell’epidemia in Italia, e rinvia ogni valutazione a metà ottobre. “L’ultimo rapporto di venerdì dell’Istituto superiore di sanità ancora non mostra grandi movimenti di numeri, però – osserva – dobbiamo anche considerare che è ancora presto, ci vogliono almeno 2-3 settimane per vedere eventuali incrementi di contagi”.
Nel periodo tra il 6 e il 19 settembre, a cavallo dunque con l’inizio della scuola, sono stati diagnosticati e segnalati 14.967 nuovi casi nella popolazione 0-19 anni. Nelle due settimane precedenti (23 agosto-5 settembre) erano stati 21.036. Una riduzione sui cui incide il buon andamento della campagna vaccinale tra i giovanissimi: ad oggi il 56,6% è immunizzato, due su tre tra i 12 e i 19 anni hanno fatto almeno una dose. Il nodo da sciogliere nei prossimi giorni sarà quello della gestione degli eventuali positivi, appunto. “Aspettiamo cosa dirà il Comitato tecnico scientifico” ,afferma il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, sottolineando che ci sono due elementi da far pesare: “Il buonsenso della vaccinazione e lo screening nelle classi sotto i 12 anni anche con i test salivari. Nelle classi dei più piccoli è più facile che si verifichi un contatto e quindi è più difficile poter gestire delle quarantene ristrette, mentre nelle classi in cui ci sono soggetti un po’ più grandi è chiaro che è tutto più semplice perché i contatti sono più limitati”. A manifestare perplessità, alla proposta della Regione Lazio, sono i docenti e molti presidi che fanno rilevare che a differenza di un volo aereo, i ragazzi in classe e non solo si spostano.
PRO Possibile soluzione
“Hanno riaperto tutto, ma l’ipocrisia si abbatte così su studenti e artisti”
È stato “riaperto” praticamente tutto, allo stadio i tifosi si abbracciano e urlano cori e insulti a squarcia gola sputacchiando in faccia al vicino, come se nel frattempo nulla fosse stato. Nelle fabbrichette del Nord si corre senza sosta inchinati al Dio della produzione e la zona rossa (mancata) di Alzano Lombardo è un pallido e tragico ricordo. Però continuano a imporci delle misure ipocrite, come ai concerti all’aperto, dove non è possibile alzarsi in piedi e ballare, perché il rischio contagio dispone per pop e rock un pubblico seduto come se ascoltasse una sonata di Corelli. È la stessa logica, ipocrita, per cui si guarda con sdegno alla proposta di Alessio D’Amato, assessore in questi mesi tra i migliori a gestire la pandemia (Gallera in Lombardia lo ricordate ancora?), che vorrebbe limitare la quarantena solo ai compagni prossimi, per disposizione in classe, all’eventuale alunno positivo al Covid-19, i vicini di banco insomma. Ma se le condizioni sono cambiate per gli stadi, per le aziende, per le vie dello shopping e per i centri commerciali, grazie ai vaccini, non si capisce perché alcuni mondi, quello dello spettacolo e la scuola su tutti, appunto, debbano continuare a pagare dazio alla pandemia, quasi a doverci ricordare, come sentinelle, che il SarsCov2 circola ancora e che l’autunno e la brutta stagione dietro l’angolo potrebbero buttare alle ortiche, speriamo proprio di no, alcune certezze sulla nuova normalità che abbiamo già interiorizzato tra mascherine e disinfettante per le mani.
E quindi? Per la scuola dobbiamo forse far finta di essere ancora con le lancette del tempo a un anno e mezzo fa? È vietato cercare alternative accettabili al “c’è un positivo tutti a casa”? Eppure restare senza alternative potrebbe essere il modo migliore per nascondere le mancanze e i ritardi di chi governa che nel frattempo, difficile negarlo, non ha fatto molto in tema di potenziamento e rinnovamento dei trasporti pubblici fatiscenti e inadeguati come non ha fatto molto per risolvere l’atavico problema delle cosiddette “classi-pollaio”. Quindi sarebbe meglio continuare a insistere su quei tasti, sui quali pare se non latitante almeno troppo timido anche il sindacato, piuttosto che demolire a priori proposte alternative di buon senso che mirino a evitare quarantene generalizzate e magari del tutto inutili.
Giampiero Calapà
Contro Idea bocciata
“In un volo i passeggeri stanno fermi, i ragazzi tra i banchi proprio no”
Cercare un definizione per l’idea di adottare il “modello aereo” per le classi di scuola non è facile, perché mai avrei immaginato che qualcuno potesse pensare a una boiata come quella di mandare in quarantena, in caso di positivo, solo i vicini di banco.
La proposta invece è arrivata ed è arrivata dall’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, geometra e sociologo che probabilmente non mette piede in un’aula da molto tempo.
Dalla testa dell’uomo più in vista della giunta Zingaretti è uscita una bizzarra teoria: se in aereo, quando spunta un positivo non si mettono in quarantena tutti i passeggeri ma solo quelli delle due file anteriori e posteriori più quelle di lato, allora anche nelle classi possiamo mettere in didattica a distanza solo quei ragazzi che si trovano accanto al contagiato.
Sembrava la sparata dell’ennesimo politico destinata a volatilizzarsi nel giro di meno di 24 ore e, invece, il governo dei “migliori” l’ha subito adottata e rimbalzata al Comitato tecnico scientifico che dovrà esprimersi in merito. Finalmente una panacea alla dilagante didattica a distanza, avrà pensato il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi.
Il modello D’Amato è per i ragazzi dai 12 anni in su, quelli che secondo l’assessore rispettano rigorosamente il distanziamento. Nessuno dei collaboratori dell’assessore deve aver fatto un giro in una secondaria. Spiace deludere D’Amato, ma non ci sono studenti legati con la cintura di sicurezza al banco come in aereo. Anche alle Medie i ragazzi (che portano tutti la mascherina) si alzano, si scambiano la penna, il compasso, si incontrano in bagno. Nessuno pensi che l’intervallo viene fatto a un metro di distanza.
E se qualcuno immagina entrate e uscite dalla scuola, in fila uno per uno, lontani, deve aver vissuto finora in un altro pianeta.
Se in una classe ci fosse almeno il ricambio d’aria che c’è su un aereo, forse potrebbe avere un senso, ma non è così.
Dulcis in fundo, una domanda semplice semplice: dove son finiti i compagni di banco? Da quando si è divisi, lontani di un metro, dovrebbero essere spariti o forse mi è sfuggito qualcosa?
Alex Corlazzoli