Salutismo e teorie strampalate: “Il lattosio fa venire il cancro!”
Cara Selvaggia, ma davvero, come ho letto sui tuoi social, ti ha stupita la faccenda di NaturaSì, col presidente che si offre di pagare i tamponi per il “green pass” a tutti i dipendenti pur di fargli aggirare il vaccino? A me per nulla. Forse perché conosco quel mondo un po’ meglio di te. Non parlo nello specifico di quella catena di supermercati (che, per inciso, non vedrà più nemmeno me), ma in generale di tutto l’universo dove accanto all’ottima lattuga del coltivatore diretto trovi l’olio essenziale di citronella per prevenire il cancro. Un fitto groviglio di amore per la natura ma anche per le teorie pseudo-scientifiche da cui è difficile districarsi. Per dire, il presidente di NaturaSì è dichiaratamente un seguace delle teorie di Rudolf Steiner, cioè di uno che credeva che ci fosse un complotto mondiale guidato dalle forze del male attraverso riti esoterici. Basta andare sul sito della compagnia per leggere: “La libera Fondazione Antroposofica Rudolf Steiner, attraverso la società Ulirosa, rimane il socio di maggioranza di EcorNaturaSì”. Ma il resto del panorama del “biologico” non è molto dissimile, e lo so perché l’ho frequentato per anni. Alla ricerca di farine senza glutine (“perché il glutine è veleno!”), di latte senza lattosio (“perché il lattosio fa venire il cancro!”), sobillata da teorie strampalate che però, in chi come me non masticava scienza e medicina, trovavano terreno fertile. Mi ero convinta che il mio gruppo sanguigno richiedesse un certo tipo di alimentazione, ad esempio, e nei negozi che frequentavo c’era sempre qualche libro di quel tipo in vendita che rafforzasse le mie convinzioni. Avevo fatto amicizia con qualche altro cliente e le strampalate conversazioni sulle teorie più improbabili non erano rare, nemmeno con i dipendenti.
Io adesso sono rinsavita, col senno di poi stavo attraversando un periodo di grande debolezza per cui ero disposta a credere a tutto. Non ho mai rinunciato ad alimentarmi in maniera più sana e consapevole però non credo più che quello che mangio guarirà tutti i miei mali, per dire. Ma la vecchia me è ancora rappresentata alla perfezione da quel mondo, che non immagino cambiato. Secondo te il signor Brescacin, per tornare a NaturaSì, non ha fatto questo tipo di valutazioni prima di una mossa potenzialmente suicida come questa, se non fosse sicuro di chi fossero i suoi pesci? Una decisione simile non è altro che una conferma di quello che ti ho scritto finora: quel mondo è così.
Laura
Cara Laura, io ci andavo soltanto perché c’erano dei prodotti che mi piacevano. Non metto in dubbio quello che dici, ma come me tanti altri non “indottrinati” smetteranno di frequentarlo alla luce di queste posizioni senza senso. Preferisco un pollo vaccinato a un commesso non vaccinato.
“L’amore, come andare in moto: due posti, ma solo uno guida”
Ciao Selvaggia, ho visto la foto dello struggente telegramma con cui tua madre implorava tuo padre di non partire e mi ha scosso, ma non di emozioni positive. Mi ha riportato alla mente uno dei momenti più bui della mia vita, dove dicevo “ti prego” più spesso che “ti amo”. In quella brevissima frase, “ti prego non partire”, c’è la dichiarazione di quale fosse il rapporto di forza. E non sto parlando dei tuoi genitori, non fraintendermi, ma proprio della frase in se. Una persona parte, un’altra la supplica di non farlo. Chi prega resta appeso a un filo che solo l’altro può decidere di tagliare o no. Chi parte, invece, non ha pregato nessuno, ma è padrone del destino non solo suo, ma anche dell’altro, che invece in mano non ha niente se non una supplica. Questo è il motivo per cui sono solo da molto tempo: le relazioni sono un rapporto di potere. Non sono mai paritetiche, mai, né sul lavoro, né tra amici, figurati in amore. Talvolta lo sembrano, ma è solo apparenza. Non sono mai stato alla pari delle mia partner. O ero io a guidare, o era lei. Come le motociclette, che hanno due posti a sedere ma un solo manubrio. Non erano relazioni tossiche, anzi tutt’altro. Alcune sono state certamente infelici, ma altre erano perfettamente sane e non solo all’apparenza. A volte siamo stati entrambi innamorati, eppure uno dei due decideva quando uscire, quando vedere gli amici, quando era l’ora di andare. L’altro era quello che rispondeva “va bene”. E poi viceversa, una storia dopo.
Le dipendenze non sono altro che l’accentuazione dei tratti fisionomici tipici di tutte le storie, come i filosofi greci insegnavano che il veleno è anche la cura: sta tutto nel dosaggio. Io, alla fine, ci ho rinunciato. Mi sono stufato di portare appresso, o di esser portato, mi sono stufato di sentirmi a volte aguzzino e a volte vittima, come fossero eventi straordinari e non la natura stessa di quello che stavo vivendo. In coppia si cammina per mano, ma c’è sempre quello che tira e quello che è tirato. E si è felici non quando si trova l’equilibrio, che non esiste, ma quando si accetta lo squilibrio. Sono stato felice così, molte volte. Lo so per certo. Ma adesso non ho più alcuna voglia di pregare, o di esser pregato. Perché in ogni storia la persona che prega è una sola, non si prega mai in due.
Samuele
Mi secca molto dare completamente ragione ai miei lettori, per cui non scrivermi più, TI PREGO.