“Ènato il Partito unico, più articolato di quello che abbiamo conosciuto agli inizi del secolo scorso, perché la sua infrastruttura connette ambienti diversi, ma non dissimile nella concezione”.
Professor Canfora, lei pensa che l’ovazione di Confindustria a Mario Draghi sia l’esito scontato di un annuncio fatto al tempo del suo ingresso in campo.
Gli astanti non avranno udito bene, forse distratti dall’emozione. Ma nel discorso di investitura alle Camere, Draghi chiede ai partiti di rinunciare, lui dice per senso di responsabilità e ai fini del bene di tutti, a difendere le proprie bandiere. Che sarebbero le proprie idee.
Mai era accaduto che Confindustria proclamasse uno stato di necessità permanente e dunque un governo di necessità permanente.
Sotto il mantello draghiano, l’area centrista e quella leghista che fa capo a Giorgetti (ma non scommetterei che Salvini non accetti di essere tirato dentro) trovano il nuovo collettore industriale a tenerli uniti. Un nuovo magma, un iper-centro, la quintessenza del potere affluente.
Questa volta il governo lo fa la Confindustria direttamente.
Mi sembra naturale, dato che la sinistra ha alzato bandiera bianca. Mi arrendo al fatto che il ministro del Lavoro, per contrastare le morti in fabbrica, non riesca, ad esempio, a infittire la rete degli ispettori del lavoro. Facile no? Basterebbe fare solo questo.
Se lo facesse cosa accadrebbe?
Se lo facesse sarebbe la più grande legnata data sulle mani tra i tanti piccoli e medi imprenditori, parecchi dei quali l’altro giorno osannavano il premier, che godono del privilegio di non essere controllati. Se il ministro del Lavoro ci fosse stato per davvero, avrebbe visto scene di panico in sala…
Il Pd è un partito mediano, composito, problematico. Non è quel che vagheggia lei.
Io? Ha sentito Prodi? Invece delle battaglie nebulose e astratte si dedichi alle lotte che aspettano di essere combattute. Dia voce ai fermenti nella società, alle domande nuove che vengono dalla società. Sia concreto. L’ha detto Romano Prodi a Enrico Letta prima di stringerselo in un caloroso abbraccio.
Draghi sta tagliando le gambe al Pd?
Esattamente così. Vedasi il blocco della legge che faceva divieto alle delocalizzazioni selvagge degli imprenditori rapaci, noti più come prenditori. Che fine ha fatto quella legge?
E lei ritiene che nel prossimo Parlamento, Draghi possa addirittura guidare un suo schieramento.
Può fare quel che vuole. Nessuno, e me ne scandalizzo, ha avuto da ridire quando, credo in una conferenza stampa, ha detto: i partiti facciano i partiti, giochino pure con le loro correnti, il governo va avanti. Li ha ridotti a presenze quasi insignificanti.
Il Parlamento fa rima in effetti con ornamento.
Draghi, secondo me, vuole prendere il posto della Von der Leyen in Europa, ma se pure cambiasse idea conterebbe su una forza di fedeli enorme.
Stacca il centro dalla sinistra, liquida la destra estrema.
Arriva il PUA, partito unico articolato.
Sembrerebbe invece che il Pd goda di buona salute, e anche i Cinquestelle nella loro nuova dimensione numerica appaiono più solidi. Tanto che alle Amministrative il centrodestra rischia di prenderle.
Lei dice?
Così i sondaggi.
Aspettiamo quest’altra settimana e comunque vediamo la realtà per come essa è.
Draghi onnipotente.
I poteri affluenti, il corpaccione centrista e anche le minutaglie, le zeppe a fare la ola.
La Lega è spaccata, Salvini inaridito.
Giorgetti se lo porta con sé. Vedrà che se lo tira via. Forza Italia è quella che è.
Il movimento franoso potrebbe giungere anche nei pressi dell’accampamento del Pd.
La sinistra è sparita.
Canfora dice: più Draghi sta al governo, più il draghismo si consolida, più il Pd perde.
È così. La sinistra non ha voce e non ha voglia di fare battaglie. Amen.