La manifestazione unitaria del centrodestra a Milano, giurano tutti, alla fine si farà. Dovrebbe essere il 29 o il 30 settembre, appena dopo le tre piazze separate di Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega, ognuna in autonomia per chiudere la campagna elettorale di Luca Bernardo. Ma il fatto che la manifestazione non abbia ancora una data, un luogo e i crismi dell’ufficialità – sempre che arrivino – la dice lunga sui rapporti interni alla coalizione, resi ingestibili dalla paura leghista di un sorpasso di Giorgia Meloni e dalla controffensiva di Matteo Salvini in Consiglio regionale, dove ha appena strappato due eletti di peso a FI, tra cui il presidente Alessandro Fermi.
E così il “povero” Bernardo, già in difficoltà nei sondaggi, si trova nel mezzo di una guerra interna. Domani FdI lo sosterrà con un maxi-evento in piazza Duomo a cui parteciperà anche Meloni, ma in queste settimane il partito ha fatto campagna più per sé che per il candidato sindaco.
Basti pensare che nel video social con cui FdI ha annunciato la manifestazione di domani, il nome di Bernardo non compare mai: “Sostieni Fratelli d’Italia”, si legge sopra la banda “Milano, piazza Duomo, 25 settembre ore 16:30”. Una situazione che peraltro si ripete sui manifesti elettorali che tappezzano la città, sopra cui i faccioni di Meloni e Salvini fanno scomparire i riferimenti al pediatra del Fatebenefratelli. Senza dimenticare le parole del capolista FdI, Vittorio Feltri, che in una intervista al Fatto ha stroncato Bernardo, ritenendolo un profilo “non all’altezza”.
L’obiettivo è solo quello di prendere un voto in più della Lega, che invece chiuderà la propria campagna lunedì con un incontro nel quartiere Niguarda. Fonti del Carroccio minimizzano gli imbarazzi, dando la colpa dei ritardi nell’organizzazione dell’evento unitario “alle fittissime agende” dei leader: “Cercheremo di trovare un luogo in periferia tra il 29 e il 30, vedremo se la mattina o il pomeriggio”. Anche da Forza Italia confermano l’impressione che la manifestazione possa essere “in mattinata”, sempre che “si riesca a far coincidere gli impegni”.
Ma quali inderogabili impegni potrebbero mai impedire la chiusura della campagna elettorale di una città come Milano, se i partiti credessero davvero a questa coalizione e alla sfida a Beppe Sala? E invece ancora si tentenna, con Bernardo che rischia di avere tutti i leader per sé in mezzo alla settimana e per giunta in pieno orario lavorativo. Qualcosa di molto lontano dalla piazza Duomo di FdI, ma anche dall’evento solitario di FI, che ha scelto di ritrovarsi domenica al Palazzo delle Stelline.
Presenti, tra gli altri, Antonio Tajani, i ministri Renato Brunetta e Mariastella Gelmini e i due ras del partito in Lombardia e a Milano, ovvero Massimo Salini e Cristina Rossello. Problema: anche in FI il clima è pessimo. Qualche giorno fa, Luigi Amicone, consigliere uscente ricandidato e punto di riferimento dell’area cattolica, ha scaricato pubblicamente Bernardo e attaccato gli alleati: “Bernardo non se lo fila nessuno. La destra ha deciso di perdere a mani alzate”. Ieri, invece, il consigliere regionale Alan Rizzi ha sparato su una delle correnti del suo partito, quella che rimanda alla Gelmini e che si oppone alla federazione con la Lega: “I dirigenti scollegati dall’indirizzo del nostro leader politico – ha detto a Repubblica – sono dei traditori”. Tanto basta per intuire la poca voglia di una foto di famiglia col candidato sindaco in mezzo ai tre leader della coalizione. Ma Bernardo, dopo aver dovuto sopportare il fuoco amico e aver minacciato il ritiro pur di ricevere i finanziamenti promessi dai partiti, vuole almeno salvare le apparenze. Poi, ognuno per la sua strada verso le urne.