Il mio giudizio da vaccinista convinta, resta negativo nei confronti del Green pass. Premesso che non pongo dubbi sulla vericidità delle dichiarazioni fatte riguardo al successo vaccinale, premesso anche che se conoscessimo la storia avremmo presente che per qualsiasi vaccinazione rimane sempre un 5% di irriducibili che si rifiutano di sottoporvisi e che c’è anche una contenuta percentuale di soggetti che, pur non essendo no-vax, sono scettici sul vaccino Covid, mi chiedo se valga la pena avvalersi di sistemi coercitivi e, peraltro, con il rischio di creare pericolose confusioni. L’aria che si respira è diventata inaccettabile. Chiunque avanzi un dubbio o ricordi che, unitamente all’indiscutibile valore dei vaccini, ci siano anche cure efficaci, viene subito messo a tacere. La politica ci ha abituati all’arroganza, si resta però sorpresi quando queste modalità penetrano anche nel mondo della scienza. Torniamo al Green pass. Mentre altri Paesi, all’interno del proprio territorio, lo stanno abolendo, l’Italia, non esclusivamente, procede con la politica del graduale allargamento dell’utilizzo. Se questa viene giudicata una corretta manovra politica, non sta a me dirlo, ma è doveroso far notare (non c’è il Cts composto da esperti che dovrebbe farlo notare?) che il Green pass proposto come “libertà” di scelta tra vaccinazione e tampone è ascientifico e pericoloso. Il concetto che passa, anche se lo scopo non è questo, è che i due strumenti siano alternativi. O mi vaccino o faccio il tampone. Errato! Il vaccino mi salva la vita e anche dalle forme severe del Covid e mi mette nelle condizioni, se dovessi infettarmi, di spargere una quantità di virus minore rispetto ai non vaccinati. È quindi una misura preventiva per se stessi e per la comunità. Il tampone mi dice se, al momento in cui è stato effettuato, ero positivo o no. È quindi una misura diagnostica che diventa una forma di prevenzione temporanea e fugace dall’infezione per le persone che sto incontrando in questo momento. Potrei comunque infettarmi (anche se vaccinato) e contrarre, perché non vaccinato, una forma severa della malattia. Due strumenti e due finalità. Guai a confonderli, come purtroppo sta accadendo.
Direttore microbiologia clinica e virologia del “Sacco” di Milano