Alla Confederazione nazionale dell’artigianato (Cna), che dichiara oltre 600 mila imprese e 1,2 milioni di lavoratori, raccontano che gli associati telefonano per chiedere: “E l’undicesimo giorno cosa succede?”. Il decreto che estende l’obbligo di Green pass a tutti i lavoratori dipendenti e autonomi (oltre 23 milioni), nella versione fatta circolare da fonti governative, non è chiarissimo. Per il pubblico impiego, come nella scuola, senza pass non si entra, l’assenza è ingiustificata e al quinto giorno la sospensione da lavoro e stipendio del dipendente sprovvisto “è disposta dal datore di lavoro”, cioè il dirigente dell’ufficio, “o dal soggetto da lui delegato”. Nel privato arriva subito. Dura finché il malcapitato non si regolarizza e non oltre il 31 dicembre, termine attuale dello stato d’emergenza. Sotto i 15 dipendenti, invece, “dopo il quinto giorno di mancata presentazione della predetta certificazione, il datore di lavoro può sospendere il lavoratore per la durata corrispondente a quella del contratto di lavoro stipulato per la sostituzione, comunque per un periodo non superiore a dieci giorni e non oltre il predetto termine del 31 dicembre 2021”. Dunque facoltà e non obbligo di sospendere e sostituire, ma solo per 10 giorni. Al Lavoro spiegano che il limite di 10 giorni riguarda il contratto del sostituto: “All’undicesimo giorno bisogna farne un altro, a un diverso lavoratore”. Fermo restando il divieto di licenziamento e di sanzioni disciplinari per chi non ha il pass, voluto dal ministro Andrea Orlando, non sembra comodissimo. Magari correggeranno, visto che il decreto non è ancora nella Gazzetta ufficiale e l’obbligo entrerà in vigore il 15 ottobre. I controlli si possono fare anche “a campione”.
Cna ha chiesto un incontro al governo: “La formulazione del provvedimento appare confusa e di incerta applicazione per una platea di circa 9 milioni di lavoratori tra dipendenti e autonomi, oltre il 60% del settore privato. Il decreto –scrive Cna – sembra concepito per il lavoro all’interno di grandi fabbriche e uffici”. Anche Confcommercio ha perplessità: “Il governo, prevedendo la sostituzione del lavoratore sospeso, ha cercato di venire incontro alla piccola impresa, ma il decreto è scritto male, forse per la fretta”, osserva Guido Lazzarelli, direttore dell’area Lavoro e welfare, che vorrebbe anche una deroga al decreto Dignità che limita i contratti a termine. “Chiediamo una norma chiara e di facile applicazione. Così non lo è”, dice Lazzarelli.
La verifica del pass spetta sempre al datore di lavoro: “Ma chi controlla un idraulico che va a lavorare in una casa privata, il cui proprietario non è il suo datore di lavoro?”, chiede Cna. Colf e badanti, invece, un datore di lavoro ce l’hanno, anche se poi non tutti, specie tra i più anziani, sapranno usare la app “Verifica C-19” del ministero della Salute.
Multe da 600 a 1.500 euro, irrogate dal prefetto su segnalazione di pubblici ufficiali, ai lavoratori che entrano senza pass e ai datori che non controllano. Se lo si falsifica c’è la denuncia penale. I clienti dei negozi non saranno tenuti ad avere il Green pass, diversamente da quanto già previsto per bar e ristoranti al chiuso, cinema e teatri, stadi, piscine e palestre, voli e treni a lunga percorrenza, dove finora gli utenti/clienti devono avere il lasciapassare, ma gli addetti solo dal 15 ottobre.