La prudenza riservata da settimane all’imminente stangata sulle bollette di luce e gas da parte del governo, alla disperata ricerca dell’ennesima soluzione tampone e dei soldi per attuarla, è stata spazzata via ieri pomeriggio da un’improvvida dichiarazione del ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, durante un convegno organizzato dalla Cgil. “Lo scorso trimestre – ha detto – la bolletta elettrica è aumentata del 20%, il prossimo trimestre aumenta del 40%, queste cose vanno dette, abbiamo il dovere di affrontarle”. Le cose le ha dette sì, ma peccato che non le abbia ancora affrontate anche se ha poi aggiunto che “il governo è impegnato per la mitigazione dei costi delle bollette”. Che i rincari in vista del consueto aggiornamento trimestrale di ottobre da parte dell’Arera (l’Autorità di luce, acqua e gas guidata da Stefano Besseghini), destinato alle 13 milioni di famiglie che si trovano nel mercato tutelato, fossero consistenti era ben noto dall’inizio dell’estate. Il rialzo delle materie prime legato alla ripresa economica, la riduzione delle forniture di gas dalla Russia e l’escalation senza precedenti dei prezzi delle quote di CO2 (cioè i permessi che i produttori di energia sono costretti a comprare per compensare le emissioni, scaricando poi i costi in bolletta) restano tra i principali fattori che porteranno dal 1º ottobre un nuovo rialzo a due cifre delle bollette elettriche e del gas.
Si tratta esattamente dello stesso boom dei prezzi delle materie prime che già a luglio ha fatto schizzare le tariffe di luce e metano. Solo grazie a un intervento in extremis, arrivato il 30 giugno, è stata evitata la stangata. Il governo ha stanziato 1,2 miliardi per ridurre i mega-rincari delle bollette (fino al 20%, poi limati a +15,3% per il metano e +9,9% per l’elettricità) con una parte dei fondi arrivata persino dal programma Parchi per il Clima (350 milioni di euro). Un controsenso logico spiegato solo dall’urgenza di racimolare risorse in attesa di ripianare l’ammanco e, soprattutto, di mettere in campo soluzioni immediate contro i successivi rincari in bolletta. Ma da allora il governo ha solo annunciato di correre ai ripari: non è stato mai messo sul tavolo un piano B alternativo alla mitigazione delle bollette grazie a risorse che, come nel gioco delle tre carte, vengono spostate all’ultimo momento da una voce di destinazione a un’altra. La soluzione inevitabile che verrà adottata anche questa volta dal governo. Anche perché, secondo l’Unione nazionale consumatori, senza un correttivo in corsa, sulle famiglie si scaricherebbe una stangata di 247 euro.
Le stime record riportate dal ministro Cingolani sembrano comunque andare oltre le più cupe previsioni. Tra i corridoi dei palazzi circola un’insistente voce secondo la quale il ministro avrebbe fornito l’aumento della materia prima e non quello della bolletta finale per il consumatore. Mentre per Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, è la bolletta del gas che tra due settimane potrebbe lievitare del 40%, mentre quella della luce dovrebbe fermarsi al +30%. Colpa della quotazione del gas che è raddoppiata negli ultimi 6 mesi. La sua domanda è infatti esplosa soprattutto in Asia dove, ha spiegato la Commissione europea nell’ultimo rapporto trimestrale sull’energia, da inizio 2021 si sta facendo incetta di gas naturale liquido (Gnl) per sostituire il carbone per la produzione di energia, riducendo così la fornitura europea e facendo schizzare i prezzi.
Un valzer di voci che, comunque, non negano la drammaticità della situazione. Negli scorsi giorni il ministro Cingolani, intervistato da Sky tg24, ha spiegato che sul fronte bollette “non si può andare a tamponare ogni trimestre, bisogna fare qualcosa di strutturale”. Sì, ma cosa? Una serie di interventi, “qualcosa che deve rimanere, anche a livello fiscale”. Che tradotto equivale a dire che verrebbe sterilizzata l’Iva o spostati gli oneri generali di sistema (cioè tutti quei balzelli caricati sulle bollette), che valgono 14 miliardi all’anno, sulla fiscalità generale. Quindi solo interventi di prospettiva che hanno bisogno di tempo per essere attuati e per evitare così il prossimo aumento di gennaio, che tanto ci sarà. A ricordare al ministro Cingolani un’altra strada per limitare l’impatto dei rincari è Carlo Tamburi, direttore del gruppo Enel: accelerare lo sviluppo delle rinnovabili.