L’accusa che non fai ridere è la più ridicola: basta il dvd di un tuo spettacolo, dove fai ridere una platea di duemila persone per due ore e mezzo, a smentirla. E comunque la risata non è un criterio: le battute satiriche non fanno ridere i propri bersagli. L’accusa che sei fazioso, invece, è da ignoranti: la satira nasce faziosa, perché esprime un giudizio, è inevitabilmente politica. (…) Quanto alla volgarità, anche di Boccaccio e Lenny Bruce i parrucconi dicevano che erano volgari; ma la volgarità è la tecnica della satira: scandalizzarsi delle parole, e non delle nequizie che denunciano, dimostra una scala di valori corrotta. (…) Si inventano fatti mai accaduti: nel 2004, l’Ansa scrive che in una scena dei miei Dialoghi platonici “Andreotti denuda e sodomizza il cadavere di Moro. Uno spettacolo choc” che però non c’è stato. Il Giornale, Libero e il Messaggero mi attaccano lo stesso, e Mauro Mazza, direttore del Tg2 in quota An, lo fa nell’edizione delle 13 e 30. Mostro il video della serata, ma nessuno rettifica. Nel 2011 Mario Giordano, sul Giornale, afferma che Satyricon faceva parte di un piano anti-berlusconiano concordato, in vista delle elezioni, dal presidente Rai Zaccaria durante una fantomatica riunione a casa sua. Lo aveva scritto Vespa nel 2002: Zaccaria lo querelò e vinse la causa. Su La7, il giornalista di Libero Francesco Specchia sentenzia incontrastato che Decameron fu chiuso perché non faceva ascolti. Neppure il dirigente tv che cassò il programma usò questo argomento falso. Freccero supera tutti due anni fa: “Niente programma di Luttazzi su Rai2 perché chiede 100 mila euro a puntata”. Una balla (cfr. bit.ly/3iSMspU), ma i giornaloni la pubblicano e, con le altre, è ancora in Rete. (…)
Ha gioco facile chi sostiene che in Italia non c’è la censura: in apparenza, chiunque può dire e fare ciò che vuole. Ma non in tv, che ha ancora l’impatto maggiore, dove puoi dire e fare ciò che vuoi finché te lo permettono i clan al potere (di destra, di sinistra, di centro, massonici, cattolici, confindustriali & c.) (…). 1989: a Fate il vostro gioco (Rai2) cassano all’istante, durante la prova generale, il monologo sulla notizia del giorno, un caso di pedofilia (…). Nella Rai2 craxiana. Tempo un minuto e il regista mi porta il necrologio: “A Roma hanno visto il monologo in bassa frequenza. Per questa puntata non fai nulla. Le prossime vediamo”. Mi pagano per 13 puntate, come da contratto, per fare tappezzeria. (…) Barracuda (Italia 1, direttore Giorgio Gori): prima puntata, intervisto Claudio Martelli. Senza dirmelo, Fatma Ruffini, direttrice dei programmi RtI, taglia la risposta di Martelli: “Berlusconi non è un politico, è un piazzista”. La penale miliardaria prevista dal contratto mi impedisce di andarmene subito come vorrei. Nel 2001 passo alla Rai, e a Satyricon invito ospiti come Marco Pannella, che attacca la Chiesa su droga, aborto e anticoncezionali; e Marco Travaglio, che parla delle origini misteriose della fortuna di B. Succede il finimondo, e nel 2002, durante una visita di Stato in Bulgaria, Silvio pronuncia il famigerato “editto bulgaro”. Mi estromettono dai palinsesti Rai (a Rai3 i comici lavorano anche durante il regno birbonico, ma solo se pidini). Nonostante il grande successo di Satyricon (o meglio: “a causa” del suo successo), non posso tornare in Rai da 20 anni (“Normale turn over”, lo definì Vincino, che infatti faceva vignette sul Foglio). 2004: Baudo mi invita a parlare di censura, e poi taglia via le battute politiche più caustiche, sviando con una menzogna (“Luttazzi era presente al montaggio”) i giornalisti che gli chiedono informazioni. Nel 2007, a La7, Campo Dall’Orto chiude Decameron col pretesto di una battuta su Giuliano Ferrara. Così non va in onda la puntata successiva, già registrata e montata, con un monologo satirico sulla Spe Salvi di Ratzinger e sulle ingerenze della Chiesa nella vita civile. (…) 2016: GQ Italia, mensile della Condé Nast, mi chiede un articolo per il numero 200 in quanto firma storica (i primi tre anni scrivevo la rubrica di apertura). Il direttore Emanuele Farneti legge il pezzo e mi propone entusiasta una collaborazione annuale. Due settimane dopo, salta tutto: ai piani alti, mi spiega, temono ripercussioni dagli sponsor. 2019: il neo-sovranista Freccero annuncia che non mi farà fare il nuovo programma, che aveva tanto annunciato, anche perché faccio satira sulla religione, nessuno obietta. Abbiamo pure la censura preventiva: lo iettatorio Huffington Post allora titola “Perché oggi Luttazzi farebbe flop tornando in tv”. Fammi provare, almeno.