L’obbligo vaccinale sparisce dai radar, ma l’estensione del Green pass è ormai una certezza. Ma mentre Palazzo Chigi va in questa direzione, anche in virtù di un patto con Matteo Salvini, il Carroccio vota alla Camera alcuni emendamenti di Fratelli d’Italia sul decreto in esame. E se il premier non fa una piega, in realtà è la maggioranza che sussulta.
A Palazzo Chigi sull’obbligo vaccinale non ci stanno lavorando. Ed è probabile che non ci lavoreranno ancora per molto tempo, se non addirittura mai. La dichiarazione di Draghi, che durante la conferenza stampa della settimana scorsa aveva aperto all’obbligo, qualche giorno dopo sembra più che altro un modo per fare pressione con l’obiettivo di arrivare all’estensione del Green pass. Una risposta istintiva, da politico esperto. D’altronde è sull’estensione del certificato che si sta lavorando a Palazzo Chigi. Tanto che anche Roberto Speranza, ministro della Salute, rigorista, in serata ammette che per quel che riguarda l’obbligo vaccinale servirà una valutazione di qualche settimana.
L’idea del premier è quella di estendere l’obbligo a tutti i luoghi di lavoro, a partire dai dipendenti pubblici e dei lavoratori a contatto con il pubblico (bar, ristoranti, palestre, trasporti pubblici). Ma l’estensione in prospettiva dovrà riguardare davvero tutti i lavoratori, anche su richiesta di Confindustria e dei sindacati (anzi, Maurizio Landini è per l’obbligo vaccinale). E non solo nel pubblico, ma anche nel privato. L’idea, per ora, potrebbe essere – dopo la scuola – quella di partire dalle aziende. Si parla di un Cdm e di una cabina di regia già domani, ma è probabile che slitti a venerdì, se non all’inizio della settimana prossima. A Palazzo Chigi ci stanno ancora lavorando, le scelte definitive non sono ancora state fatte. Si insiste sull’ipotesi di procedere con gradualità. Mentre i tamponi gratis, altro tema caro alla Lega, secondo il premier dovrebbe riguardare poche categorie.
In quello che appare un parziale dietrofront sull’obbligo vaccinale pesano sia l’effettiva difficoltà di imporlo (c’è il tema del risarcimento, in caso di problemi, introdotto da Giorgia Meloni, per dire), sia le resistenze politiche. A partire da quelle della Lega, comunque divisa al suo interno, con il Nord produttivo che l’obbligo di Green pass lo vede benissimo. Intanto, Salvini deve comunque mantenere il punto. Tanto è vero che ieri il Carroccio alla Camera sul decreto ritira gli emendamenti, in cambio del fatto che il governo non mette la fiducia, ma esordisce astenendosi sulla soppressione dell’articolo 3, quello che – di fatto – prevede l’obbligo di mostrare il Green pass per poter mangiare al chiuso in ristoranti e bar, andare al cinema e a teatro, partecipare a fiere e eventi. Mentre Fdi vota contro. E se il “falco” Claudio Borghi parla di atto di responsabilità, nel Pd parte una denuncia in batteria. “È la maggioranza Ursula”, dice il dem Enrico Borghi riferendosi a quella che sostiene la presidente della Commissione europea, Von der Leyen (Pd, Forza Italia, M5S).
La tensione sale per tutto il pomeriggio, visto che la Lega fa sapere di valutare alcuni emendamenti dei meloniani. E alla fine annuncia il voto a favore di quelli che riguardano il no all’obbligo di certificato digitale per il ristorante, per i minorenni e a quelli sulla dilazione delle cartelle esattoriali. A votare con Fdi sul primo sono in 100 leghisti. “Votano contro il governo”, denuncia ancora Borghi.
Ma a questo punto, la partita vera s’è spostata sui luoghi di lavoro. Il Carroccio non dovrebbe mettersi di traverso. Ma se il patto Draghi-Salvini potrebbe anche reggere, le variabili riguardano la tenuta della maggioranza. Sentire Enrico Letta, segretario del Pd, per credere: “Un partner di governo affidabile non vota gli emendamenti dell’opposizione su una questione chiave”.
IL DIBATTITO Certificato in università
Favorevole “Assurdo opporsi, che gioia rivedersi tutti a lezione”
La mia posizione sull’obbligo della certificazione verde in Università è molto netta. Il primo settembre sono entrata alla Sapienza con il Green pass e così hanno fatto tutti gli studenti: non c’è stato alcun problema e non vedo cosa ci sia di male.
Siamo entusiasti di aver fatto lezione in presenza riconquistando lo spazio dell’Università, che è uno spazio di democrazia a cui abbiamo dovuto rinunciare per parecchio tempo.
Per questo non concordo affatto con l’appello firmato da alcuni colleghi contrari all’obbligo. Nell’Università c’è un valore di comunità che finalmente può essere recuperato, anche grazie al Green pass. Il contesto di emergenza pandemica in cui viviamo da quasi due anni ci costringe a fare i conti con delle limitazioni. Ogni considerazione non può prescindere dal valutare questo contesto, a meno di non scivolare nel negazionismo. La situazione è ancora grave e l’obiettivo di tutti deve essere recuperare la polis, lo spazio pubblico dei nostri Atenei. Questa è la mia priorità, scongiurando il ritorno alla didattica a remoto.
So che alcuni miei colleghi ne fanno una questione di diritti lesi. Ma su questo il Green pass ritengo sia l’ultimo dei problemi: sono ben consapevole che ogni giorno mostro e condivido i miei dati personali diverse volte, senza peraltro averne il beneficio che garantisce il ritorno in Aula. Pensiamo allora all’isolamento a cui sono stati costretti i nostri studenti e a che periodo devastante hanno passato. L’Università è anche confronto con i giovani, è dibattito, non può restare a lungo uno schermo chiuso tra quattro pareti. Il mio obiettivo è che gli atenei recuperino la loro funzione.
Donatella Di Cesare
Contrario “Ma discriminare chi non ce l’ha è un boomerang”
Io sono vaccinata e totalmente a favore del vaccino. Anzi, ritengo che sia uno dei più efficaci che abbiamo. Ma proprio perché è molto efficace dobbiamo fare una campagna informativa buona per convincere chi ne ha bisogno. Credo invece che stigmatizzare e colpevolizzare chi ha dei dubbi sia invece profondamente sbagliato: questa guerra non aiuta nessuno. Anche perché dopo due anni di pandemia è comprensibile che le persone abbiano paura, ma bisognerebbe giudicare di meno, evitare di fare continuamente la morale a chi la pensa in maniera diversa e smetterla di trattare i cittadini come bambini incoscienti.
Per questo ho firmato l’appello contro il Green pass obbligatorio in Università.
Dobbiamo convincere le persone più a rischio a vaccinarsi. Non introdurre discriminazioni che irrigidiscono le posizioni. Come madre e come insegnante, che messaggio trasmetto agli studenti se gli dico: “Vaccinatevi oppure non potete entrare in Università”?. È come se dicessi loro che non importa analizzare le evidenze scientifiche, che spesso a un attento esame non sono per nulla evidenti, ma che bisogna solo obbedire. Io insegno statistica medica, dunque so che basarsi sui dati è fondamentale. Le biblioteche e i musei siano luoghi pericolosi? I danni per i nostri ragazzi sono semmai altri: la salute e il benessere non si riducono evitando il contagio. Con il lockdown abbiamo avuto un forte malessere tra i giovani, esclusi da ogni attività sociale. Non è così che facciamo il loro bene. Senza dimenticare che in ambito scientifico il dubbio è cosa buona, bisogna farne tesoro. Ci vuole umiltà nell’approccio e nei messaggi che mandiamo.
Sara Gandini