Colpo di scena: era tutto un inganno. Un raggiro perpetrato ai danni dei due ingenui compari dalla più astuta e cinica mente del Trio Lescano del Pianeta Pallone, il trio composto da Florentino Perez (Real Madrid), Joan Laporta (Barcellona) e Andrea Agnelli (Juventus), i tre presidenti che ancora oggi, a progetto-Superlega morto e sepolto, continuano nella loro battaglia scissionistica manco fossero Hiroo Onoda, il militare giapponese che 30 anni dopo la fine della seconda guerra mondiale ancora vagava nella giungla dell’isola filippina di Lubang ignaro che la guerra fosse conclusa. E invece no. Che la guerra per la Superlega sia passata in cavalleria è perfettamente chiaro agli occhi del boss madridista Florentino Perez; ma il sospetto è che Perez continui a tenere all’oscuro della cosa i due soci creduloni per far sì, come già sta avvenendo, che portino alla definitiva rovina i loro club. Se il Barcellona diventa un Malaga qualsiasi e la Juventus una Sampdoria (con tutto il rispetto per Malaga e Sampdoria), per il Real è una cuccagna: lo è in patria, dove i blancos possono tornare a dominare incontrastati, e in Europa, dove la concorrenza si assottiglia limitandosi a Bayern, PSG e ai club inglesi.
Domanda: se nel corso dell’ultimo mercato il Barcellona, dopo aver regalato un anno fa Suarez all’Atletico Madrid, è stato costretto a liberarsi della zavorra Griezmann (36 milioni lordi di stipendio) e a perdere a zero nientemeno che Messi, l’uomo che ha incarnato l’epopea d’oro del club, volato alla corte dello sceicco di Parigi; e se nel corso dell’ultimo mercato la Juventus è stata costretta a liberarsi di Ronaldo, finito a Manchester con minusvalenza di 14 milioni annessa, il campione che ha costretto Exor a operare aumenti di capitale per 820 milioni in tre anni e a ricorrere a un “bond CR7” da 175 (totale: un miliardo meno 5 milioni); se tutto questo è successo, con la Juventus costretta a ingaggiare Locatelli concordando col Sassuolo due anni di prestito biennale a zero euro e un pagamento rateizzato a partire dal 3° anno, e con il Barcellona che può iscrivere al campionato i nuovi acquisti Aguero e Depay solo perchè Piquè, Busquets e Jordi Alba accettano di ridursi gli stipendi della metà, come si spiega che il Real Madrid abbia potuto offrire fino all’ultimo giorno 200 milioni al PSG per acquistare Mbappè, che tra l’altro da gennaio sarà acquistabile a zero? La verità è che Perez, a differenza di Laporta e Agnelli, non s’è messo le fette di prosciutto sugli occhi: e nelle ultime due stagioni, quelle costellate anche dalla piaga Covid, invece di spendere e spandere come i confratelli (la Juve, per dire, ha ingaggiato Chiesa, Kulusevski, Arthur, McKennie, Morata), non ha operato alcun acquisto, ha chiesto e ottenuto dai giocatori una riduzione del 10% degli ingaggi e ha chiuso il bilancio 20-21 con un attivo (avete letto bene: attivo) di 874 mila euro a dispetto di entrate diminuite, come per tutti, da 715 milioni a 653. Ha poi convinto Laporta a boicottare l’accordo Liga-Fondi CVC che hanno portato soldi a tutti i club spagnoli (“Li avessero accettati, avrebbero potuto tenersi Messi”, ha commentato Tebas, presidente della Liga) dopo aver suggerito ad Agnelli di fare lo stesso per l’accordo Fondi-Lega Serie A che avrebbe comportato la rinuncia alla Superlega. “Ci arricchiremo di più col nostro super torneo”, lo convinse. Infatti. Ora Barça e Juventus sono rimasti in mutande. Il Real invece è a caccia di Haaland e Mbappè. Così è.