I migliori programmi tv, dalla “Santa messa” a “passato e presente”

E per la serie “Chiudi gli occhi e apri la bocca”, eccovi i migliori programmi tv della settimana:

Disney +, streaming: McCartney 3,2,1, docuserie. Il produttore discografico Rick Rubin incontra un genio della musica classica, Paul McCartney, per parlare della sua carriera e scoprire i segreti della sua arte. Paul, o per meglio dire il suo sosia, dato che il vero Paul è morto nel 1966 (lo so perché l’ha ucciso mio zio, che era l’amante di Mary Quant: lo mise sotto con una Mini Cooper facendo retromarcia in Cavendish Avenue tenendo la destra), racconta storie sui Beatles e sulle sue canzoni che ogni fan conosce a memoria, ma gli altri 25 abitanti del pianeta magari no. Per esempio quella su come scrisse Yesterday. McCartney compose la melodia in sogno: quando si svegliò, la suonò subito al piano. Gli sembrava familiare, ma non riusciva a ricordare che canzone fosse. Domandò a George Martin, a John Lennon, ad altri musicisti: gli dissero tutti di non averla mai sentita. E così Macca capì che quella canzone era sua. Il fenomeno della creazione in sogno non è nuovo. Anche a me è capitato, una volta. Mi svegliai con in testa una canzone bellissima: la suonai al piano, mi sembrava familiare, ma non riuscivo a ricordare che canzone fosse. Domandai ai miei genitori: non l’avevano mai sentita. Allora chiesi a mio zio. E lui: “È Yesterday”.

Rai 1, 10.15: La Santa Messa, fiction. Molte persone non lo sanno, ma facendo scorrere velocemente con il pollice le pagine dell’Antico Testamento, nell’angolo in basso si vede il cartone animato di Mosè che fa surf nel Mar Rosso. Nel Nuovo Testamento, invece, si vede una curvy che fa pattinaggio artistico. In Palestina, all’epoca, tutti erano convinti che la curvy sarebbe diventata quella famosa. (“Non era una curvy. Era una kurveh, una troia”, sbotta in Yiddish il rabbino Moshe Epstein, per alcuni un’autorità suprema, per altri solo un apostata con l’ernia).Tv8, 20.30: RTL 102.5 Power Hits Estate 2021 Live, musicale. Dall’Arena di Verona, l’ormai tradizionale show con i protagonisti dell’estate musicale, artisti meravigliosi che la gente ammira e scarica gratis da Internet da anni. Canale 5, 14.10: Una vita, telenovela. La giovane Anabel scandalizza Camino coi suoi consigli su come rendere più frizzante la vita coniugale: un mulo, un elastico e un accendigas piezoelettrico. Rai 3, 13.15: Passato e presente, documentario. Il 17 aprile 1961 un contingente di circa 1500 esuli cubani sbarca nella Baia dei Porci, a sud di Cuba. L’operazione, approvata da Kennedy, ha l’obiettivo di rovesciare il governo di Fidel Castro, e ha talmente successo che Castro resterà al potere per altri 47 anni. Paolo Mieli parla con Giovanna Pulcini di alcune debolezze umane di Castro: per esempio, non se la smetteva mai di parlare. Non se la smetteva mai neppure di fumare, e in breve tutti nella stanza diventavano verdi. Discovery, 8.30: Com’è fatto, documentario. L’amaca fu inventata dai brasiliani prima che inventassero la siesta, sicché milioni di brasiliani diventarono matti cercando di capire cosa fosse e come indossarla. Finalmente, un giorno, una persona la lavò e la appese fra due alberi ad asciugare; e fu così che i brasiliani scoprirono cosa fosse e come usarla. La legavano fra due alberi e si sdraiavano sotto di essa. History Channel, 22.40: Segreti e misteri, documentario. La puntata odierna ci porta in Germania, dove un medium cieco vede il futuro delle persone palpeggiandogli le chiappe. La parte fastidiosa è il naso freddo del suo cane.

Mail box

 

 

Episodi filofascisti: c’è da preoccuparsi

Vi scrivo in merito ai casi raccontati da Alessandro Robecchi sul Fatto del 25 agosto, rispetto alla nomina ad ambasciatore della Repubblica italiana a Singapore di un musicista filonazista vicino a CasaPound, al caso Durigon con i silenzi assordanti della quasi totalità delle istituzioni e alla nomina alla direzione dell’Archivio centrale di Stato dell’agiografo di Pino Rauti. Senza scordare, inoltre, il commento vagamente antisemita uscito su un giornale di destra al professor Tomaso Montanari, mi domando: stiamo assistendo a un processo di corrosione dei valori costitutivi dello stato repubblicano e antifascista? C’è da preoccuparsi in vista delle elezioni?

Davide Fermi

 

Caro Davide, come ha scritto Alessandro Barbero “in Italia il fascismo non può tornare, ma l’Italia è piena di fascisti”.

M. Trav.

 

La nostra prima pagina: un prezioso ricordo

Come tutte le mattine, da mercoledì 23 settembre 2009 leggo il mio Fatto. Ovunque mi trovi. Stamane in garage. Letto l’articolo di Silvia D’Onghia mi metto a sistemare ripostigli e valigie. In una di queste, fra le cose care che avevo conservato scorgo: “Indagato Letta”! Da non credere. Avevo appena letto la ricostruzione della vigilia, della “sveglia” regalata a Padellaro fatta dalla giornalista, da una di queste valigie eccola la prima di quel mercoledì 23 settembre. Non ricordavo dove, ma l’avevo conservata perché sapevo che il progetto sarebbe durato oltre quell’anno. Incredibile! Emozionante. Fantastico. Buon compleanno. Vostro fedele lettore, uno dei tanti sostenitori “al buio”, che hanno creduto nel progetto prima della prima.

Antonio

 

Via gli 80 euro di Renzi, così riduciamo le tasse

Gentile direttore, perché non organizziamo un referendum o una petizione per eliminare gli 80 euro di Renzi (a mio avviso una vera marchetta elettorale), e magari almeno la metà dei contributi e bonus dati agli industriali? Il risparmio ottenuto andrebbe indirizzato verso la riduzione delle tasse per tutti. Che ne dici direttore?

Massimo Giorgi

 

Perfettamente d’accordo: quella fu l’unica volta in cui l’Innominabile vinse un’elezione. Si chiama voto di scambio.

M. Trav.

 

Vaccini obbligatori, tra dubbi e solitudine

La sensazione è quella di sentirsi ogni giorno più soli: si propone vaccino obbligatorio e uso più restrittivo del Green Pass . Unici assieme alla Francia in Europa. La Spagna ha tolto il Pass perché anticostituzionale. Chi osa criticare diventa automaticamente no vax.

Io sono vaccinato, ma so che questo non mi impedisce di contagiare ed essere contagiato. Quando ho visto il mio collega costretto a mangiare per strada in quanto non vaccinato, mentre noi in regola esibivano felici il nostro Pass, mi è andato il sangue al cervello e così sono uscito a mangiare con lui.

La figlia 28enne di una mia collega dopo la seconda dose, ha rischiato una trombosi… il sangue faticava a uscire dalla siringa per quanto era più denso.

Adesso anche sul lavoro parlano di rendere la vaccinazione obbligatoria. Solo da destra si odono alcuni principi che fino a ieri erano difesi solo dalla sinistra. Ma cosa sta succedendo si può sapere?

Grazie a tutta la redazione, vi leggo ormai da 12 anni e la vostra imparzialità è uno degli ultimi baluardi di questa democrazia “imperfetta”.

Andrea Fraschetti

 

Ambiente, le folli parole del ministro

Le parole del ministro della Transizione ecologica sono gravi. Cingolani “spinge” a favore di un nuovo modello nucleare “pulito” (che non sarebbe operativo prima di 40 anni, dimenticando che: le scorie radioattive delle precedenti centrali non hanno ancora trovato, dopo vari decenni, adeguata sistemazione; e, inoltre, il referendum abrogativo ha sancito in modo inequivocabile la volontà popolare di abbandonare per sempre tale tipo di energia. Grazie al direttore e a tutta la redazione.

Gianni Girotti

Da Taranto“Cingolani si dimetta, non è degno del suo incarico”

 

 

 

Gentile redazione, ci rivolgiamo al ministro Roberto Cingolani, con la sua filippica contro gli ambientalisti, durante il suo intervento al convegno di Italia Viva, ci ha dato l’impressione di voler compiacere il padrone di casa, del quale noi tarantini conserviamo ricordi sgradevoli. In alternativa, le sue parole sono frutto del suo libero pensiero. Ci permettiamo, allora, alcune considerazioni. Colui che desidera un ambiente pulito, scevro da quell’inquinamento (in particolare, quello industriale che procura benefici economici a pochi e danni a una vastissima platea di esseri viventi) che minaccia la vita e la salute propria e dei propri figli non è un ambientalista, è una persona normale! Lei, quindi, con le sue parole ha inteso offendere una platea di esseri umani, non solo italiani, molto più vasta di quanto abbia mai potuto immaginare. Quegli oltranzisti e radical chic che lei individua come “parte del problema” e definisce “peggio della catastrofe climatica” esistono proprio per cercare, tra le altre cose, di porre un argine a folli elucubrazioni come quelle uscite dalla sua bocca. Tra gli oltranzisti e radical chic di sua importante nomina annoveriamo genitori che hanno perso per sempre i propri figli, genitori che cercano, spesso invano, di curare i propri figli, fratelli derubati dei propri fratelli, figli derubati dei propri genitori, e nonni e zii e amici. Tutti vittime, e non certo cause, di spregiudicato inquinamento ambientale. A Taranto ne contiamo a migliaia! Quindi, se come suggerito da lei, dobbiamo guardare ai numeri, ci lasci il tempo di fare un salto al Cimitero monumentale di Taranto (sempre che si possa visitarlo in toto, visto che varie zone sono inaccessibili, come da ordinanza sindacale, perché fortemente inquinate da diossina); ci lasci il tempo di chiedere ai medici dell’ospedale San Giuseppe Moscati i numeri dei pazienti che giornalmente devono accedervi per ricoveri e, in lunghe file di attesa, per la chemioterapia in day hospital; ci lasci il tempo per parlare con il dirigente del reparto di oncoematologia pediatrica dell’ospedale Ss Annunziata. Ce lo lasci fare per il semplice fatto che questi sono i numeri che contano, in una Repubblica democratica. “Se non guardate i numeri, rischiate di farvi male!”, ha detto lei. Quali numeri, dott. Cingolani? Quali sono i numeri che interessano una transizione ecologica? Dobbiamo forse essere noi a ricordarle che la transizione ecologica è quel processo di innovazione tecnologica che non tiene conto solo dei profitti economici, ma tiene conto del rispetto dei criteri per la sostenibilità ambientale? Scaricare sugli ambientalisti, sulle persone normali di questa nazione, parte delle colpe che sono totalmente di questo e dei precedenti governi ci fa pensare a quel bambino che, impreparato per un compito scritto, si giustifica con la maestra dicendo che i compagni gli hanno rubato la penna. Per il compito, però, lo scolaro avrebbe potuto usare la matita o i colori, o le dita sulla sabbia, se solo lo avesse voluto. Incompetenza, impreparazione: sono queste le ragioni che spingono a cercare capri espiatori. Le ricordiamo che lei occupa un ruolo istituzionale molto ben pagato anche dai radical chic dell’ambiente. Lo facciamo solo perché anche a questi lei deve rispetto. Le facciamo notare, infine, che neppure una volta l’abbiamo nominata come ministro. La ragione è che, per quanto ci riguarda, lei è indegno del ruolo che occupa e vorremmo chiedere le sue dimissioni immediate. Anche per la sua dignità personale, si figuri un po’. Anche per quella giustizia sociale e ambientale che le sue parole tendono a nascondere, denigrare, affondare.

Associazione Genitori tarantini – Ets

Sant’Andrea e la terza epistola a Unicredit

Per la terza volta in cinque mesi, Andrea Orcel, amministratore delegato di UniCredit, l’altroieri ha scritto agli 80.879 dipendenti del gruppo. È uscita di scena Elkette, l’alce di peluche cara al suo predecessore Jean Pierre Mustier, i toni però restano più quelli del fervorino da oratorio che non della comunicazione di un top manager. La terza epistola di Sant’Andrea ai fedeli ha dei passaggi notevoli: “Spero che siate tutti riusciti a prendervi un momento di pausa e vi sentiate carichi di energia ed entusiasmo per quello che ci aspetta nei prossimi mesi” (traduzione: “Siete stati in ferie, ora sgobbate”); “Solo quando lavoreremo in sintonia come un’unica UniCredit saremo in grado di esprimere tutto il potenziale della nostra banca” (traduzione: “Vi tengo d’occhio, non remate contro”); “Ciascuno di voi gioca un ruolo essenziale per la trasformazione della nostra organizzazione e per questo desidero che continuiate a concentrarvi sul raggiungimento dei nostri obiettivi” (traduzione: “Parte del mio stipendio da 7,5 milioni l’anno è legata a target finanziari, non mi fate perdere i bonus o sarà peggio per voi”). Ma è nel finale che si tocca il misticismo: “Il processo di due diligence relativo a Mps procede come stabilito dal protocollo d’intesa. Vi esorto a volare più in alto dei pettegolezzi che sentite o leggete e vi assicuro che continuerò ad aggiornarvi ogni volta che avremo nuove e concrete informazioni da condividere”. Traduzione: “Cari sindacati, smettetela di chiedere rassicurazioni sui rischi che l’operazione crei nuovi esuberi oltre le 5.200 uscite già previste dal piano 2020-2023. A tempo debito vi farò sapere di che morte dovrete morire”. Sant’Andrea, ora pro nobis!

Cardiologia: “Vince il peggiore”. I “baroni” litigano: “Una pazzia”

Sono tutti ottimi cardiologi, però in un concorso universitario ci si aspetta che la differenza la facciano i titoli accademici. E invece no. A luglio il posto di professore associato di Cardiologia all’Università de L’Aquila è andato a Luigi Sciarra, 51 anni, brillante clinico dell’ospedale (privato) Casilino di Roma, già collaboratore della Scuola di specializzazione dell’ateneo abruzzese, ma privo di incarichi universitari e progetti di ricerca e con un h-index, che misura pubblicazioni e citazioni, di 20, assai inferiore a quello di altri candidati.

Prendi il quasi coetaneo Giuseppe De Luca, h-index di 54, dal 2007 ricercatore e dal 2016 professore associato all’Università del Piemonte Orientale a Novara, cardiologo interventista con importanti riconoscimenti anche all’estero. O Eliano Pio Navarese, peraltro di dieci anni più giovane di Sciarra, h-index di 33, dal 2012 ricercatore e dal 2017 professore associato all’Università Nicolaus Copernicus e primario all’ospedale A. Jurasz di Bydgoszcz (Polonia), ma anche docente a contratto in Canada e altrove. O ancora Leonarda Galiuto, h-index 31, capo della riabilitazione cardiologica del Policlinico Gemelli di Roma, ricercatrice dal 2005 e titolare di insegnamenti alla Cattolica e negli Usa, mentre Sciarra all’università ha fatto solo il tutor per gli specializzandi, qualche collaborazione e docenze a contratto. “Ha vinto il peggiore”, dicono due esperti a cui Il Fatto ha chiesto di leggere gli atti.

“Se gli altri candidati hanno qualcosa da ridire faranno ricorso”, taglia corto la professoressa Maria Penco, ordinaria di Cardiologia a L’Aquila vicina alla pensione, presidente della commissione che ha scelto Sciarra. Diversi candidati preannunciano ricorsi, i termini non sono scaduti. “In Abruzzo non c’è nessuno che fa l’elettrofisiologia e questo per l’università è importante, non ci serve un emodinamista”, spiega Penco. In estrema sintesi l’elettrofisiologo studia il funzionamento elettrico del cuore, mette i pacemaker e fa le ablazioni, mentre l’emodinamista studia il flusso sanguigno e mette gli stent e le valvole. Sciarra è elettrofisiologo, De Luca e altri emodinamisti, ma il concorso non era, né poteva essere, riservato ai primi. “L’università è autonoma”, rivendica la professoressa de L’Aquila. Francesco Grigioni del Campus Biomedico di Roma, che era con lei in commissione, preferisce non rispondere al Fatto. “Non siamo notai – insiste Penco –, non è scritto da nessuna parte che un ospedaliero abilitato non possa vincere un concorso universitario. E non tutto dipende dall’h-index”. Il suo peraltro è 30 (Scopus), poco più della metà di De Luca. Ma quel che dice Penco è vero, ci sono solo limiti minimi di h-index. Se chiamati a occuparsene i giudici diranno se è stato tutto regolare, in alcune sentenze si legge che le commissioni non possono scegliere in base al profilo dei candidati, ma non sempre la magistratura entra nel merito delle valutazioni. “Mi sono formato come medico ospedaliero – dice il neoassociato – e ho anche pubblicato. Credo sia giusto che a insegnare sia chi le cose le fa, ma alla mia età non mi serve il titolo universitario. Ho partecipato e una commissione ha valutato. Deve chiedere a loro, non a me. Se la magistratura riterrà che abbiano sbagliato ne prenderemo atto”.

Intanto la vicenda ha suscitato tensioni nel Collegio degli ordinari di Cardiologia. Il professor Filippo Crea della Cattolica, in una email ai colleghi, si è detto “colpito” che sia stato “preferito un collega che svolge la sua attività presso una struttura privata a un altro collega che è attualmente professore associato con un h-index di gran lunga più alto (superiore a 50). L’anima dell’Università è premiare i migliori. Derogare è un suicidio”, ha scritto Crea al presidente del Collegio, Francesco Romeo, già titolare di cattedra a Tor Vergata e ora, da pensionato, docente straordinario alla Unicamillus di Roma. Romeo ha difeso Penco: “Il Collegio, contrariamente a come ancora crede qualcuno, non ha nessun ruolo nemmeno nel commentare le decisioni delle commissioni. La commissione è autonoma e sovrana nelle sue decisioni. Se qualcuno che abbia titolo a tutelare i suoi diritti ritiene di essere stato danneggiato può ricorrere alla giustizia. Ricordo che invece è reato grave cercare di interferire con le decisioni della commissione. Per cui credo che sia opportuno chiedere scusa alla professoressa Penco”. A giudizio di diversi suoi colleghi, peraltro, lo stesso Romeo è un’anomalia perché conserva la presidenza del Collegio degli ordinari pur essendo in pensione.

La magistratura ha già in mano diversi concorsi di Cardiologia, da Palermo a Foggia. Alla Statale Milano un’altra selezione è stata sospesa. Proprio De Luca a Novara ha contestato, senza successo, un concorso da ordinario riservato a esterni. Il settore muove parecchi soldi, anche più di altre branche della medicina, e in passato è stato terremotato da inchieste e processi penali. Del resto il sistema dei concorsi universitari fa acqua da tutte le parti come dimostrano i casi di Firenze e Catania, lo scioglimento dell’Osservatorio indipendente che se ne occupava e il periodico dibattito sul modello anglosassone, dove gli atenei chiamano chi vogliono ma poi rispondono dei risultati. C’è pure chi vorrebbe solo la prima parte, con tanto di progetti di legge in Parlamento.

“Si stava meglio quando c’era la camorra”. Casal di Principe, il dramma abbattimenti

“Se lo Stato si presenta con il volto di chi toglie, poi non ci stupiamo se le persone iniziano a pensare che si stava meglio prima”. Pesano come pietre le parole di Renato Natale, sindaco dimissionario di Casal di Principe, “governata per decenni dai camorristi”. Parole che arrivano sulla scorta delle urla di decine di persone accorse per scongiurare l’abbattimento delle loro case.

Quel “prima” richiama una stagione oscura e violenta. “Prima” il clan dei Casalesi insanguinava il territorio casertano, opprimeva l’economia locale, decideva sindaci e parlamentari. Dal 2014 Casal di Principe è guidata da un sindaco che ha fatto dell’anticamorra la sua stella polare, Renato Natale, medico, attivista, convinto sostenitore del reinserimento sociale delle migliaia di immigrati irregolari che hanno ripopolato le case e i campi del Casertano. Ma da pochi giorni Natale si è dimesso, per protestare contro l’abbattimento di un fabbricato abusivo in cui vivevano due famiglie con quattro bambini. Avvenuto nonostante la resistenza degli occupanti, barricati a lungo in casa nel tentativo di fermare le ruspe. Scene già viste e che rivedremo in altri contesti, e che si solito rappresentano un segnale di vittoria della legalità. Ma che stavolta, secondo il sindaco, hanno il sapore di una sconfitta. “Non sono contro l’abbattimento di uno stabile abusivo, ma avevo chiesto una ulteriore proroga di tre mesi (altre due erano state concesse da marzo a giugno dalla Procura, ndr) per completare un bene confiscato alla camorra e dare una nuova casa a queste famiglie, avevamo solo bisogno di più tempo. Così avremmo evitato le scene strazianti che avete documentato”. La Procura di Santa Maria Capua Vetere guidata di Maria Antonietta Troncone in un comunicato ha spiegato che l’abbattimento era necessario anche per le condizioni di insicurezza dell’immobile e perché le famiglie risultano da tempo residenti altrove. “Le soluzioni trovate in questi giorni sono solo temporanee – commenta il sindaco dimissionario – una famiglia si è accampata a casa dei genitori, ma stiamo parlando di due stanzette e un bagno in cui vivono già altre tre persone, mentre l’altra famiglia si è trasferita nella casa popolare che era stata assegnata ai genitori (defunti pochi mesi fa per Covid, ndr) di uno dei due inquilini dello stabile abbattuto oggi, ma non mi risulta che abbiano ereditato l’assegnazione di quella casa”. E a Casal di Principe si torna ad affettare la tensione con il coltello. L’altro ieri sera ignoti hanno esploso diversi colpi di pistola contro un bene simbolo del riscatto dalla camorra, Casa don Diana. Quattro hanno colpito la porta finestra situata al primo piano. I colpi sono stati esplosi da un bene confiscato situato a fianco.

Taranto, nuova sospensione per direttrice carcere

Avrebbe chiesto e ottenuto voti da alcuni ex detenuti del carcere di Taranto Stefania Baldassari, direttrice dell’istituto penitenziario e candidata a sindaco del capoluogo ionico nel 2017. È quanto si legge in una relazione inviata dalla Direzione distrettuale antimafia al Dap che nei giorni scorsi ha notificato alla donna la seconda sospensione nel giro di pochi mesi. Il primo provvedimento era stato emesso a luglio scorso: Baldassari, non indagata penalmente, avrebbe incontrato i familiari di Michele Cicala, il boss tarantino arrestato ad aprile perché ritenuto dalla Dda di Lecce il capo di un clan mafioso in contatto con gruppi campani e lucani, riportando informazioni e invitando i familiari a chiamare l’uomo ristretto in carcere. Il 24 agosto scorso, inoltre, il pm Milto De Nozza ha ascoltato come persona informata sui fatti un’avvocatessa, in passato vicina al boss Cicala, che ha raccontato agli inquirenti dell’appoggio elettorale fornito dal gruppo vicino a Cicala alla stessa Baldassari nelle Amministrative 2017 che la vedevano candidata sindaco a capo di una coalizione composta da liste civiche e partiti di centrodestra. Michele Cicala. tornato in libertà dopo una lunga carcerazione, insieme al suo entourage avrebbe dato una mano alla raccolta dei consensi verso la lista civica della Baldassari “riuscendo a ottenere un consenso elettorale non indifferente”. La donna, in quella competizione amministrativa, arrivò infatti al ballottaggio, ma fu sconfitta da Rinaldo Melucci, candidato sostenuto dal centrosinistra. L’avvocatessa, infine, ha spiegato ai magistrati che la direttrice del carcere ionico, avrebbe sempre assunto atteggiamenti differenti nei confronti dei detenuti “in ragione della loro capacità di procacciare voti in occasione di possibili consultazioni elettorali”.

Torino, incendio devasta un edificio in centro: 5 feriti e centinaia di evacuati

Le fiamme sono divampate in tarda mattina sul tetto di un edificio in piazza Carlo Felice a Torino, vicino alla stazione Porta Nuova. Il rogo ha di fatto riguardato un intero isolato compreso tra via Lagrange, piazza Carlo Felice e corso Vittorio Emanuele, danneggiando più di 50 appartamenti dello stesso condominio. “Eravamo in ufficio e abbiamo sentito odore di bruciato: ci siamo affacciati e il fumo arrivava dal piano di sopra, lato via Lagrange, dove stanno effettuando delle ristrutturazioni”, spiega Francesca Mancini, tra i primi a dare l’allarme insieme ai suoi colleghi. Tutto sarebbe partito da un solaio che cedendo ha propagato le fiamme verso il basso. Durante le operazioni di spegnimento si sono udite due esplosioni, probabilmente causate della presenza di bombole gas. “Ci sono ancora le fiamme, ma abbiamo domato l’incendio”, afferma Massimo Salvadori, vigile del fuoco intervenuto sul posto. Il bilancio, al momento, è di un centinaio di sfollati e cinque persone lievemente ferite.

Dragone affamato: la Cina voleva anche Almaviva e Greenthesis

Non solo Alpi Aviation. Nel mirino del governo cinese, dietro lo schermo di decine di società anonime, sono finite almeno altre due imprese italiane, molto più grandi della pmi friulana produttrice di droni militari ora al centro di un’inchiesta giudiziaria di cui abbiamo dato notizia ieri. Le due aziende in questione sono estranee all’indagine avviata dalla Procura di Pordenone, che ipotizza una violazione della legge sulla movimentazione di armamenti e di quella sul golden power, ma lo schema che il governo di Pechino avrebbe architettato per acquisirne il controllo è lo stesso: una piramide di scatole anonime, sparse tra Cina e Hong Kong, con al vertice due enti pubblici: la Sasac (Commissione per l’amministrazione e la supervisione dei beni di proprietà dello Stato e del Consiglio di Stato) e la Management Commitee of Wuxi Liyuan Economic Developmente Zone. L’unica differenza è che, rispetto al caso della Alpi Aviation, qui di mezzo c’è un importante manager di Stato con la passione per la politica: Riccardo Maria Monti.

Andiamo per gradi. Una delle due aziende finite nel mirino cinese è Almaviva, multinazionale da 45mila dipendenti, fornitore della Pubblica amministrazione, famosa per i servizi di call center ma specializzata soprattutto su cybersecurity e servizi digitali. L’altra è il gruppo Greenthesis, quotata a Piazza Affari, filiali a Dubai, Polonia e Regno Unito, specializzata in trattamento di rifiuti. Il governo cinese ha cercato di comprare queste due grandi aziende italiane nel 2017. È tutto scritto in un verbale di assemblea della Ccui Europe Srl, società fondata, con 10mila euro di capitale, da Riccardo Maria Monti (estraneo a qualsiasi indagine). Meno di un anno dopo la nascita, il 100% del capitale della srl diventa di proprietà della China Corporale United Investment International Co. Limited.

È la stessa sigla che, secondo la Procura di Pordenone, è stata usata dal governo di Pechino per prendere il controllo della Alpi Aviation con l’obiettivo di delocalizzare la produzione di droni in Cina. Per amministrare la Ccui Europe, gli azionisti cinesi confermano Monti. Il manager è conosciuto nei palazzi della politica. Già presidente dell’Istituto commercio estero (Ice), numero 2 di Simest, presidente di Grandi Stazioni Spa (Ferrovie dello Stato), Monti tra il 2012 e il 2013 è stato anche consigliere dell’allora ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera. Oggi è presidente di Italferr (controllata sempre da FS) e socio onorario del Comitato Leonardo, il gruppo di “ambasciatori del made in Italy” presieduto da Luisa Todini. Di recente Monti ha pure provato a candidarsi come sindaco di Napoli. “Sono stato in ballo per tanto tempo”, spiega al Fatto, “poi ho deciso di convergere su Gaetano Manfredi appoggiandolo con la lista Azzurri per Napoli”. È la lista voluta da Stanislao Lanzotti, fino a pochi mesi fa coordinatore di Forza Italia in città, che ora sostiene l’ex ministro dell’Università del governo Conte 2. Monti si è sfilato dalla partita, ma tra i candidati potrebbe esserci la sua ex moglie, Chiara Tuccillo: “È una cosa che stava seriamente considerando, ma non è ancora chiusa”, dice a poche ore dalla presentazione delle liste.

Ma torniamo alla Ccui Europe, l’srl fondata da Monti nel 2016 e passata sotto controllo cinese meno di un anno dopo. I nuovi soci mettono subito fieno in cascina: ai 10mila euro di capitale sociale aggiungono, appena entrati, un milione. Obiettivo: “Fare investimenti nel mercato italiano”, si legge nel verbale d’assemblea dell’11 giugno 2018. Che racconta che la società aveva intrapreso serie valutazioni per acquistare quote di Almaviva, Greenthesis (allora si chiamava Green Holding) e anche di Alpi Aviation, oltre che aver svolto “attività di scouting per l’individuazione di opportunità nel settore editoria, alberghiero, immobiliare residenziale e ricettivo”.

Monti sapeva che dietro gli azionisti dell’impresa che amministrava c’era il governo di Pechino? “Chi conosce il sistema cinese sa che il confine tra pubblico e privato è estremamente labile: io ho sempre immaginato un collegamento forte, ma non che l’azionista fosse espressione del governo, senza considerare che il contesto allora era molto diverso da quello attuale e gli investimenti cinesi erano benvenuti”. A ogni modo, dice l’ex consigliere di Passera, “il progetto di investire in aziende italiane alla fine è sostanzialmente abortito quando sono intervenuti i limiti sull’esportazione di capitali dalla Cina”. Al Fatto, Almaviva ha confermato di essere stata contattata dall’azienda “in riferimento a un’ipotesi di operazione di equity o di debito e, come in altre occasioni, non abbiamo dato alcun seguito”.

“Con il Gruppo cinese si avviarono interlocuzioni per verificare se potessero esistere le condizioni per esportare tecnologie italiane in Cina – fa sapere Greenthesis –. Non furono trovate le condizioni di prospettiva industriale né di tipo economico societario per concretizzare forme di joint venture e il tutto non trovò seguito”.

Termometro in volo Ostia, in spiaggia è guerra dei droni

Non si alzerà in volo il drone “spia” che misura la temperatura corporea dei romani in spiaggia in questi ultimi scampoli di estate. La “sperimentazione” è fallita sul nascere, fra le polemiche, e ora anche il Garante della Privacy vuole vederci chiaro. L’annuncio della Asl Roma 3, degno di un film di Andrew Niccol, era arrivato giovedì su Facebook: “4 e 5 settembre: controllo delle temperature sul litorale di Ostia” con la foto di un drone che “viaggerà a una distanza non inferiore a 30 metri dalle persone” e la misurazione “avverrà in modo automatico da parte del dispositivo”. Apriti cielo. Sui social scatta l’indignazione. C’è chi invoca il rispetto della privacy, mentre la notizia riempie le cronache romane. Così ieri mattina l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato, è stato costretto a intervenire. Trasformando, però, la polemica in tempesta. “Su Ostia non ci sarà alcun volo di drone – dice – è un’iniziativa autonoma della Asl”. E ancora: “Zingaretti ha chiesto spiegazioni”. Raggiunto telefonicamente, D’Amato conferma: “Io non ne sapevo niente, ha fatto tutto la Asl, io non so nemmeno come funzionano questi droni”. Ma soprattutto, da quando in qua la sanità romana ha a disposizione un drone? “Ce lo ha prestato a titolo gratuito una società, di cui non possiamo fare il nome, segnalata da un nostro medico”, spiega Laura Frati Gucci, portavoce della Asl Roma 3. Il drone, aggiunge, “avrebbe monitorato il litorale per verificare eventuali situazioni di emergenza e monitorare anche gli asintomatici”. Come mai la Regione non è stata informata? “Facciamo decine di iniziative in autonomia, non facciamo report giornalieri all’assessore. Fatto sta che la “sperimentazione” di tre mesi sembra essere saltata. “Anche il prossimo weekend le previsioni non ci assistono, se ne parlerà l’anno prossimo”, chiosa la portavoce. Non è convinto Massimiliano Maselli, consigliere regionale di Fratelli d’Italia: “O l’assessore D’Amato non sapeva dell’iniziativa, ed è grave, o sapeva ma resosi conto dell’errore ha fatto marcia indietro”. Intanto l’ufficio del Garante della Privacy ha annunciato l’apertura di un’istruttoria. Entro una settimana l’Asl dovrà specificare chi sia il titolare del trattamento dei dati delle persone sottoposte alla rilevazione della temperatura corporea, i motivi della rilevazione, l’affidabilità degli strumenti utilizzati, le conseguenze previste per chi risultasse avere una temperatura superiore a quella fisiologica e quali informazioni saranno rese agli interessati e come verranno fornite. Domande cui non sarà facile rispondere.