Come può il desiderio del Green Pass (da parte di un convinto sostenitore del Green Pass) tramutarsi in un’esperienza penosa, ma al tempo stesso assai indicativa di quanto la cattiva burocrazia esista – incredibile vero?! – anche con il governo dei Migliori. Il malcapitato è un docente universitario che viene chiamato a fine febbraio 2021 dal medico curante per il vaccino AstraZeneca, riservato al personale docente: 6 marzo, iniezione fatta e nessun disturbo post-puntura. Dopo l’intervallo di tre mesi che necessita(va) AstraZeneca arriva la seconda dose: 5 giugno. Tutto come prima: iniezione, nessuna disturbo successivo, fine della pratica. Sì, di quella medica, perché da questo momento inizia la rincorsa all’agognato Green Pass che a oggi, 3 settembre 2021, non è ancora arrivato.
Il nostro malcapitato aspetta invano per settimane che arrivi via mail il codice da inserire su Immuni. Telefona al medico per capire se c’è stato qualche errore nell’inserimento dei dati: no, “tutto fatto correttamente”. Esce la notizia che si può avere il Green Pass andando in qualsiasi farmacia con la propria tessera sanitaria: ma anche qui niente, non c’è traccia del suo vaccino. Il malcapitato torna dal medico, il quale suggerisce di compilare il modulo presente sul sito www.dgc.gov.it, strumento messo a punto dai Migliori proprio per chi avesse problemi col Green Pass. Inizia la procedura: inserire il codice fiscale – fatto. Inserire le ultime otto cifre della tessera sanitaria – fatto. Scegliere tipo di evento: vaccinazione – fatto. Scegliere data dell’evento: 5 giungo 2021 – fatto. Risposta: “L’authcode non è disponibile. La certificazione potrebbe non essere stata generata o i dati inseriti non essere corretti”.
Ma il nostro malcapitato non si arrende e ripete l’operazione, anche nei giorni successivi, per circa 20 volte. Ma niente, la risposta è sempre la stessa. Allora fa partire due mail identiche all’indirizzo segnalato sul sito: la risposta in automatico dice che la procedura è avviata con tanto di numero identificativo, però poi silenzio assoluto. Nel frattempo passano le settimane e l’obbligatorietà del Green Pass si avvicina sempre di più. L’Asl del malcapitato attiva un servizio analogo, evidentemente per i tanti disperati in questa situazione: ma anche questo non funziona. Ormai il primo settembre è alle porte, urge soluzione altrimenti come prendere il Frecciarossa per tornare al lavoro? C’è un numero a cui telefonare in caso di problemi, il 1500, che nelle settimane passate era inattivo, neanche squillava. Il malcapitato riprova, stavolta rispondono: una voce chiede tutti i dati di cui sopra e poi risponde “Purtroppo non riesco a vederla sul server, mi lasci telefono e mail che la contatteremo appena risolto il problema”. Il malcapitato esegue ma altri giorni passano e di risposte niente. Arriva il fatidico 31 agosto, il giorno dopo bisogna prendere il treno. Il malcapitato telefona nuovamente al 1500, spiega la questione, ma ancora niente. “Ma io come faccio domani che devo prendere un treno per Roma?”, risposta: porti il foglio che le hanno rilasciato il giorno del vaccino. Il malcapitato esegue e raggiunge Roma. Non senza problemi però, ossia ad ogni controllo di Green Pass, oltre al foglio del vaccino, deve anche raccontare di nuovo tutto. Vi assicuro, quel che ho scritto non è una parodia, è pura descrizione. Firmato: il malcapitato. No Green Pass suo malgrado.