In Consiglio dei ministri c’era stato appena un accenno all’estensione delle attività e delle categorie per cui sarà necessario il Green Pass, come nella scuola e nell’università, a partire dal pubblico impiego di cui aveva già parlato il ministro della Salute, Roberto Speranza. Perciò anche qualche ministro è rimasto sorpreso di fronte alla pur sintetica risposta di Mario Draghi, che giovedì in conferenza stampa ha risposto sì a chi gli chiedeva della possibile introduzione dell’obbligo vaccinale. Un annuncio buttato lì per indicare la direzione di marcia, per spingere almeno qualcuno dei milioni di italiani non vaccinati (3,3 milioni gli over 50) a fare la prenotazione, per vedere l’effetto che fa e anche per mettere alle strette Matteo Salvini, che ancora ieri indicava l’obbligo vaccinale tra le “battaglie” cui la Lega “non rinuncia”, per quanto l’ala morbida del suo partito – da Giancarlo Giorgetti a Luca Zaia – non sembri pronta alle barricate. Era anche una risposta al Carroccio che nei giorni precedenti aveva votato contro il Green Pass nella commissione Sanità della Camera in sede di conversione del relativo decreto, che la stessa Lega aveva approvato in Consiglio dei ministri. Al momento non c’è ancora nessuno impegnato a scrivere la nuova norma, il tema non è all’ordine del giorno del Comitato tecnico scientifico e non è nemmeno deciso se sarà un obbligo vero e proprio (come quello vigente per il personale sanitario) o se sarà allargato il perimetro del Green Pass, né per quali categorie o fasce d’età. “Non si deciderà prima di fine settembre, dipenderà anche dall’evoluzione della campagna elettorale e dell’epidemia”, spiegano concordi diverse fonti governative.
Insomma, bisognerà vedere quanto ci avvicineremo all’80 per cento di immunizzati e come andranno le cose dopo la riapertura delle scuole, quando i contagi inevitabilmente saliranno e rischiano di sovrapporsi a una curva dei ricoveri ancora in crescita almeno in alcune Regioni. E in ogni caso bisognerà attendere che l’Ema, l’agenzia europea del farmaco, dia il via libera definitivo ai vaccini fin qui approvati solo in via provvisoria, come ha già fatto la Food and drug administration negli Usa dove però il governo non ha imposto obblighi. Nell’Unione europea nessuno l’ha fatto, ma comunque non sarebbe neppure possibile prima dell’ok dell’Ema.
Detto questo, l’uscita del presidente del Consiglio sul possibile obbligo vaccinale non era un fulmine a ciel sereno. Nei giorni scorsi Draghi aveva sondato i leader dei partiti della maggioranza, Salvini è contrario ma Giuseppe Conte, nonostante alcune dichiarazioni nettamente negative, si è mostrato possibilista, tant’è che ieri ha aperto pubblicamente all’obbligo dove ci sono “assembramenti”. Nelle ultime ore l’ex premier ha spiegato ai 5Stelle la sua linea, anche in una call interna. E il primo punto, espresso ieri anche ai cronisti in un evento pubblico, è che “bisogna assolutamente sgomberare il campo da posizioni anti-scientifiche, su questo tutti i partiti devono prendere posizione in modo molto chiaro e non sono tollerabili ambiguità”. Parole per ribadire la lontananza dai no vax. Dopodiché Conte è convinto che si debba estendere il più possibile l’obbligo del Green Pass, come strumento indiretto di persuasione a vaccinarsi. Sull’obbligo vaccinale invece è cauto. Per l’ex premier, sarebbe “l’extrema ratio”, da scegliere solo dopo aver consultato la comunità scientifica, “come sempre”. Sono favorevoli le altre forze che sostengono il governo, compresa Forza Italia, come del resto la Confindustria che anzi preme in questa direzione da tempo, la Cgil di Maurizio Landini e buona parte dei sindacati. Il presidente del Consiglio si era consultato con i ministri più direttamente interessati alla questione, in primis Speranza che tendenzialmente preferisce l’estensione del green pass e comunque ha ripetuto ieri che l’obbligo rimane un’opzione, ma anche Renato Brunetta titolare della Funzione pubblica e Andrea Orlando, ministro del Lavoro.