Il dato è aggiornato a ieri, ore 6 del mattino. Ufficialmente oltre 38 milioni di italiani hanno concluso il ciclo vaccinale. Il che significa che quasi il 71% è stato immunizzato. Fin qui tutto bene. Il risultato appare del tutto in linea con l’obiettivo del commissario all’emergenza, il generale Francesco Paolo Figliuolo, che ha fissato l’immunità di gregge (l’80%) entro la fine di settembre. Obiettivo ribadito ieri dal premier Mario Draghi. E considerato ormai a portata di mano. Eppure il traguardo potrebbe essere molto più lontano. Se cambia la base di riferimento i numeri non tornano affatto.
L’inghippo della platea per arrivare alla quota
Dov’è l’inghippo? La percentuale del 71%, nel report del governo sull’andamento della campagna vaccinale (report che viene aggiornato quotidianamente), è ricavata (e non certo da ora) dal calcolo fatto sulla popolazione over 12, cioè su quella vaccinabile. Cosa ben diversa da quanto previsto dal piano di Figliuolo, presentato il 13 marzo scorso. Il piano infatti non considera la platea degli over 12, considera il totale della popolazione. In particolare precisa che l’immunità di gregge, quel fatidico 80%, è calcolata prendendo in considerazione tutti i cittadini, anche quelli di età inferiore ai 16 anni (è necessario ricordare che in marzo non era ancora arrivato da parte degli enti regolatori dei farmaci, Ema e Aifa, il via libera alla somministrazione del vaccino ai ragazzi di età inferiore). Ecco perché, in realtà, stando proprio a quanto previsto dal piano Figliuolo, il tasso di immunizzazione raggiunto è molto più basso: siamo al 64,3%. Puntualizzazione doverosa. Anche perché è proprio facendo riferimento al totale della popolazione che possiamo fare un confronto con gli altri Paesi europei.
Spagna più avanti Francia e Germania no
In questo caso i numeri sono aggiornati al 1° settembre. Ma già vediamo che Portogallo e Spagna sono molto più avanti di noi. Hanno immunizzato, rispettivamente, il 75 e il 71,40% dei cittadini. Più avanti anche la Danimarca (72,44), mentre la Germania (60,1%) e la Francia (59,76%) sono qualche passo indietro. Va detto che negli ultimi tempi un po’ tutti sembrano avere tirato il freno a mano. Questo, almeno, stando all’allarme lanciato nei giorni scorsi da Hans Kluge, direttore dell’Organizzazione mondiale della Sanità per l’Europa. Per Kluge nelle ultime sei settimane le vaccinazioni sono diminuite del 14%. Certo, ci sono state le vacanze estive di mezzo. Ma anche in Italia il ritmo delle somministrazioni è decisamente rallentato. Lunedì ne sono state fatte poco più di 346 mila, martedì nemmeno 297 mila, il 1° settembre (mercoledì) quasi 284 mila. Numeri molto inferiori a quella di quota mezzo milione circa a cui ci eravamo abituati. Nel frattempo i decessi per Covid-19 aumentano (366 nella settimana compresa tra il 25 e il 31 agosto contro i 345 dei sette giorni precedenti), i nuovi casi di infezione restano stabili intorno ai 45 mila (sempre dal 18 al 31 agosto), crescono, seppure moderatamente, le ospedalizzazioni e i ricoveri in terapia intensiva (40 in più in una settimana) e mancano ancora all’appello della vaccinazione oltre 3,3 milioni di over 50. Tutti dati che arrivano dall’elaborazione della Fondazione Gimbe.
In pratica, ci dice la Fondazione, il 12,2% della popolazione che ha superato i 50 anni non ha ancora ricevuto nemmeno una dose, con nette differenze regionali: si va dal 18,6% della Sicilia al 7,6% della Puglia. Qualche timida inversione di tendenza sembra esserci. L’introduzione dell’obbligo del green pass anche su treni, aerei e traghetti potrebbe aver persuaso molti scettici a farsi vaccinare, dato che nella fascia d’età 50-59 anni si assiste infatti negli ultimi giorni a un incremento: dagli oltre 24 mila del 24 agosto (dati in media mobile a sette giorni) ai più di 29 mila di martedì scorso.
3,4 milioni di over 50 ancora senza dosi
Niente da fare, invece, per quelli che hanno dai 60 ai 69 anni (in questo caso i non vaccinati sono il 17%): la curva delle somministrazioni non prende quota. Anzi, continua a scendere, visto che le vaccinazioni sono state poco più di 15 mila sempre il 24 agosto e 13.688 il 31. Così a livello nazionale, con alcune eccezioni. Si assiste infatti a inversioni per questa fascia d’età in Friuli-Venezia Giulia, nel Lazio, in Lombardia, Sicilia, Valle d’Aosta.
E all’estero la situazione appare anche peggiore, visto che tra gli over 65 mancano all’appello circa il 40% della popolazione in Francia e Germania, il 30% in Belgio e in Spagna. In Italia anche Calabria, Südtirol, Friuli-Venezia Giulia hanno alte percentuali di ultracinquantenni che non hanno alcuna copertura contro il rischio di infezione: sempre sopra il 17%, la Calabria si avvicina alla Sicilia e arriva al 18,3.
Nel suo ormai consueto report, Gimbe prende in esame anche l’efficacia dei vaccini, dato che – come spiega il presidente della Fondazione Nino Cartabellotta, “la scadenza del green pass per le persone vaccinate all’inizio dell’anno ha innescato il dibattito sull’opportunità della terza dose. Il risultato è che la vaccinazione si conferma la principale arma per contrastare la pandemia.
L’efficacia del vaccino, da aprile ad oggi, appare infatti stabile e superiore al 94% nel ridurre i decessi e le forme gravi della malattia che richiedono l’ospedalizzazione e anche il ricovero in terapia intensiva. Per quanto riguarda le diagnosi, invece, l’efficacia si riduce dall’88,5% del periodo che va dal 4 aprile all’11 luglio, al 79,7% (dal periodo compreso tra il 4 aprile e il 22 agosto). Significa che si sta manifestando una progressiva riduzione dell’efficacia delle coperture vaccinali di fronte a infezioni asintomatiche e forme lievi di malattia che non necessitano di ricovero. Le due aree del Paese dove c’è la più bassa percentuale di persone completamente vaccinate si confermano il Südtirol e la Sicilia (57%), seguite da Calabria (59,4) e dalla Valle d’Aosta (60,5). Al contrario il record di popolazione che ha completato il ciclo spetta a Lombardia (67,7%) e Puglia (66,9).