Lei era atea e io agnostico. Non sapevamo in quale religione non educare i nostri figli.
(Woody Allen)
LA TRADUZIONE INTERLINGUISTICA DELLE GAG
Ciò che viene tradotto di una gag linguistica, da una lingua a un’altra, non è tanto la stringa di parole, ma uno specifico effetto divertente, che il traduttore deve saper ricreare: tradurre a senso non basta, poiché l’efficacia dell’effetto divertente dipende dalla tecnica della gag. La traduzione della comicità è resa difficile dalla diversità dei fonemi e dei ritmi, così importanti per far scattare la risata; e dalla diversità dei sememi, che non si sovrappongono esattamente fra parole di lingue diverse. Per tradurre la comicità, devi ricrearla. Lo stesso vale per l’effetto poetico. La versione italiana di una lirica di Saffo fatta da Quasimodo non è più la medesima lirica di Saffo: l’effetto poetico in italiano è stato creato da Quasimodo, ed è il prodotto di tutte le scelte linguistiche da lui operate in ogni punto della traduzione. Le due liriche, quella di Saffo e quella di Quasimodo, adesso sono come due pianeti che ruotano attorno allo stesso sole: fanno parte dello stesso sistema poetico. Una traduzione interlinguistica cerca di arrivare all’equivalenza pragmatica rispettando il più possibile i nessi logici e/o psicologici del testo di partenza, ma in una traduzione è impossibile non creare alcun effetto nuovo, non fosse che per la diversità dei contesti; lo dimostrano le traduzioni del 1860 e del 1960 di uno stesso classico. “La traduzione, infatti, cambia tutto, in termini di linguaggio: sostituisce ogni suono, ogni sillaba. Dovrebbe mantenere il senso, certo, ma come ben si capisce, cambiando il sistema linguistico, è altissimo il rischio di dire proprio un’altra cosa quando si voleva dire quasi la stessa.” (Terrinoni, 2020).
Si tratta invece di transcreazione (Caimotto, 2014) quando il traduttore modifica volontariamente nel testo di arrivo i nessi logici e/o psicologici del testo di partenza: vuole dire un’altra cosa (correndo il rischio di dire la stessa), o altre cose oltre a quella.
Le traduzioni anni 70 delle prime tre raccolte di racconti di Woody Allen furono rovinate da un progetto traduttivo infelice, che mirava probabilmente ad avvicinare il lettore italiano medio, ancora fermo a Bramieri, a quella comicità moderna, insolita, fantasiosa e disinibita. Così, i quattro procedimenti metabolici (aggiunzione, sottrazione, sostituzione e permutazione) vennero impiegati per addomesticare Woody Allen fino al ridicolo (Shea Stadium diventa San Siro) e allo scempio (i traduttori sbagliano, modificano, e arrivano a sostituire le gag di Allen con giochi di parole insulsi). Anni fa restaurai tutto. Leggendo l’edizione americana, avevo scoperto che le versioni italiane, oltre a essere zeppe di rimaneggiamenti, invenzioni ed errori, erano lacunose (mancavano due interi racconti, Origine dello slang e Memorie del sovrappeso; e una quarantina di battute dagli altri pezzi). Ristabilii l’ordine originario dei racconti, e cercai di ridare alle battute il loro smalto: reintegrai la punteggiatura, il ritmo, l’ordine delle frasi, e i termini specifici al posto di quelli generici; replicai certi suoni-chiave; corressi gli errori; colmai le lacune (le battute inspiegabilmente omesse, le parole cassate a capocchia, i due racconti esclusi); tolsi le aggiunte e i parti di fantasia.
COMICITÀ: LE QUATTRO LEGGI NASCOSTE
Quel lavoro di traduzione mi mise nella condizione meravigliosa del fisico atomico che, studiando le lastre di collisione fra particelle, dalla catastrofe ricava le leggi che regolano a livello invisibile la struttura e il funzionamento della materia. Dalla catastrofe di quelle traduzioni emergevano le leggi nascoste che regolano la struttura e il funzionamento della materia comica: dovrebbero guidare anche il traduttore di testi comici. Prendiamo a esempio una traduzione che fu completamente sbagliata: “Stava lavorando a un ennesimo libro sull’Olocausto. Questo, con dei tagli.” Questa frase non fa ridere, perché è una frase neutra: la traduzione errata ha eliminato l’allotopia divertente (Qc #56).
Mascheramento, rivelazione
Freud (1905) contrapponeva l’indovinello (in cui la tecnica è nota, il significato è nascosto) alla battuta di spirito (in cui il significato è noto, nascosta è la tecnica): “La persona spiritosa non fa che percorrere il margine sottile che divide il mascheramento dalla rivelazione.” L’enigma è minaccioso (ainòs = terribile). Edipo, liberando Tebe dall’incubo della Sfinge, sostituisce al nulla minaccioso la familiarità del mondo noto. Si ride per una vittoria di questo tipo: una gag evoca per gioco il caos che turbò la comunità, da cui oggi la comunità si salva uccidendo per gioco, con una risata, il buffone-capro espiatorio (Qc #2). Come ogni simbolo, anche quello della maschera partecipa di una doppia polarità (Qc #66): da una parte, la rivelazione della gag è una maschera ulteriore (ri-velazione: il segreto arcaico resta nascosto); dall’altra, la maschera svela. Fra i clown c’era l’usanza di circondare il nuovo clown che si truccava per la prima volta: celebravano la sua rinascita come Bianco o Augusto, lo svelamento del suo sé.
1. ESATTEZZA
L’astuzia del creatore di gag consiste nel mascherarne il significato, in modo che si rida allo svelamento, alla soluzione felice dell’indovinello. Vediamo qual era la battuta originaria di Allen: “Infine, ancora un altro libro sull’Olocausto. Questo con figure da ritagliare.” Adesso che l’immagine evocata è a fuoco, l’allotopia funziona: un libro sull’Olocausto con figure da ritagliare. È una gag comica, con una sfumatura cinica: si ride. L’esattezza è la prima legge nascosta della comicità. Spiegava Mack Sennet (produttore delle comiche di Chaplin, Keaton e Langdon): “Quando il pubblico è confuso, non ride.” Forse la confusione non fa ridere? Sì, ma la sua espressione dev’essere esatta, come fanno Stanlio & Ollio nella guerra delle torte in faccia (bit.ly/3jc4WSn), i fratelli Marx nella scena della cabina affollata (bit.ly/3mAgctA), e Billy Wilder nella scena della cuccetta in A qualcuno piace caldo (bit.ly/3yi0aGY): per accumulo di elementi discreti, in crescendo, fino al parossismo finale, con nitida gag di chiusura. Un maestro della confusione esatta era Jacovitti: disse che le sue tavole panoramiche si ispiravano a quelle di Albert Dubout; ma per ottenere effetti tanto prodigiosi, ispirati o no, occorrono doti che bisogna solo ammirare.
(70. Continua)