Mi trovavo in un piccolo paese del sud, poco tempo fa, e mentre ero alle prese con un problema idraulico, una persona del posto continuava a ripetermi: “Chiami il faccendiere”. Mi sembrava una specializzazione un po’ vaga, per risolvere il problema, finché il tizio non mi ha ripetuto ad alta voce: “CHIAMI IL FONTANIERE!”. Lì ho capito che il fontaniere era l’idraulico, e mi sono sentita ne I Malavoglia. Ho provato la stessa sensazione ieri, leggendo l’intervista rilasciata dalla senatrice Monica Cirinnà al Corriere della sera a proposito dell’appassionante giallo dell’estate: chi ha nascosto 24.000 euro nella cuccia della sua villa a Capalbio?
La faccenda sarebbe già esilarante così (perfino i cani ormai hanno benefattori a loro insaputa), se al tutto non si aggiungesse anche una dichiarazione della senatrice che pare uno sfogo della contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare di Capalbio Lido: “Ero già nei pasticci di mio, nelle ultime settimane. Nei pochi giorni di ferie sto facendo la lavandaia, l’ortolana, la cuoca. Tutto questo perché la nostra cameriera, strapagata e messa in regola con tutti i contributi Inps, ci ha lasciati da un momento all’altro. Volete sapere il motivo? Mi ha telefonato un pomeriggio e mi ha detto, di punto in bianco: ‘Me ne vado perché mi annoio a stare da sola col cane’”.
Insomma, mi è tornato in mente il fontaniere. E poi la mamma di Rose in Titanic quando urla alla figlia che rifiuta un matrimonio combinato: “Vuoi vedermi lavorare come CUCITRICE?”. Con quel “cucitrice” pronunciato col labbro che trema e i lacci del corsetto stretti finché Rose non diventa color melanzana. Se non fosse che Landini è occupato a presidiare le indispensabili barricate contro l’obbligo del green pass nelle mense di lavoro, se non fosse che alla Festa dell’Unità il Pd invita uno che si travestiva da nazista, se non fosse che Italia Viva sta pensando a un referendum contro il reddito di cittadinanza per poi passare a proporre, in futuro, quello per l’abolizione dei cassonetti gialli della Caritas, sulle parole della Cirinnà ci sarebbe da scrivere un “Lavoro salariato e capitale” in salsa maremmana. C’è tanto di quel materiale per un trattato sociologico che io stessa mi sarei messa a scriverlo, se non fosse che si è da poco licenziata la mia dattilografa, sono nei pasticci e non intendo fare l’amanuense.
Un po’ come la Cirinnà, insomma, la quale ci spiega che, tapina, è costretta a fare LA LAVANDAIA, L’ORTOLANA, LA CUOCA. Insomma, quei problemi classici della sinistra vicina alla gente: scopri che la cuccia del cane è un caveau e nel frattempo ti si licenzia la donna di servizio. Speriamo che lo schiaccia-chele per le aragoste non le si sia inceppato, altrimenti si prospetta proprio un’estate di merda, povera donna.
Ma è anche il resto della dichiarazione a sembrare il definitivo scollamento di un bel pezzo di sinistra dalla realtà. Una sinistra in cui ormai, come scriveva ieri la giornalista Giuliana Sias, “ci si batte solo per i diritti civili perché ci hanno costruito il loro pubblico e le loro carriere”.
Ed è emblematico come la Cirinnà parli di normali lavori domestici attingendo a un lessico dal sapore verghiano, trasformando banali mansioni casalinghe in “vecchi mestieri”. Ci mancava solo che lamentasse di dover fare anche il cocchiere e la carbonaia.
Sembrano parole della nobiltà di altri tempi che immagina il mondo del lavoro fatto di manualità e fatica come una sorta di presepe vivente. Col ciabattino illuminato dallo stoppino acceso della lanterna a olio.
Lavandaia, cameriera, ortolana. A sapere che avevo tutti questi titoli mi sarei messa le medagliette sul petto come Figliuolo.
Poi c’è quel sottolineare che lei la cameriera la STRApagava ed era perfino in regola, quasi stupita di se stessa, della sua magnanimità.
Infine, un altro passaggio che trovo insuperabile. Quello in cui la Cirinnà si lamenta che la cameriera si sia licenziata perché si annoiava sola col cane.
Una cameriera si è licenziata perché forse di spadellare, accudire il giardino, lavare, stirare in una villa in campagna a Capalbio sola come un cane e senza neppure una cuccia-caveau non aveva più voglia e la Cirinnà lo trova inconcepibile. Trova anomalo che un’ortolana-lavandaia-cuoca-dog sitter-guardiana della villa possa ambire pure a una vita sociale. Al pane e alle rose. Alla cuccia e alle banconote. Quante bizze, questo proletariato.
P.s. Ieri, in giornata, la Cirinnà ha chiesto scusa per le parole utilizzate. Lo ha comunicato direttamente lei su Twitter. Il suo araldo era in malattia.