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Caso Zaki: dal governo italiano ancora silenzi

Vergognosi la latitanza e il disinteresse che il governo italiano dimostra nella vicenda Zaki. Possibile che Draghi e il ministro degli Esteri Di Maio non assumano un’iniziativa forte contro l’Egitto? Quale miglior occasione per l’Italia di quella di esercitare la presidenza di turno del G20 in modo autorevole, facendo pressioni concrete? Attenzioniamo i casi dei perseguitati in Russia e Bielorussia, ma facciamo finta di nulla sulla vicenda Zaki. Vergognoso.

G. Franco Oliveri

 

Dentisti e contagi: servono più controlli

Il mio odontoiatra è deceduto per Covid: non era vaccinato e avevo sospeso le visite al suo studio. Mi sono rivolto ad altri odontoiatri chiedendo loro il Pass e riscontrando parecchie resistenze o dinieghi. Stante l’obbligo vaccinale per questi medici, stabilito dall’art. 4 1° comma della legge di conversione del decreto legge n. 44/2021, mi chiedo se mai gli Ordini dei medici abbiano operato i controlli. Ricordo che i dentisti operano a bocca aperta del paziente: il rischio di contagio è altissimo. A cosa serve la legge se così tanti medici odontoiatri la violano e non sono immunizzati?

Furio De Felice

 

Incarico a De Pasquale e conflitto di interessi

Ministro della Cultura Franceschini, vorrei comunicarle la mia indignazione per la nomina di Andrea De Pasquale alla guida dell’Archivio centrale dello Stato. Ammiratore del fascista Pino Rauti, fondatore di Ordine Nuovo, fervente promotore del neofascismo e pesantemente coinvolto negli attentati 1969-1974, che provocarono 92 morti, 2795 feriti, in 4065 attentati, fra cui 7 stragi. De Pasquale non ha problemi a definire Rauti uno statista “attivo, creativo, riflessivo e critico”. Nel suo nuovo ruolo dovrà analizzare tutto il materiale de-secretato riferito a stragi neofasciste. Quali garanzie di lucidità democratica può offrire? Nessuna. Allora le chiedo – unendomi al medesimo appello dei familiari delle vittime di stragi – di onorare la Costituzione antifascista su cui ha giurato per accedere alla sua carica, revocando De Pasquale da un compito che richiede ben altra capacità di valutazione storica e politica.

Massimo Marnetto

 

Immunità di gregge o impunità di gregge?

Caro Fatto, in 20 mesi non ho ancora capito cosa sia l’immunità di gregge ma conosco bene, purtroppo, l’impunità di gregge. Quella dei milioni di italiani no vax, quella dei rave senza controllo perché le forze dell’ordine non intervengono, quella dei concerti all’insaputa di tutti, quella della gente ammassata in spiaggia e sui mezzi pubblici senza controlli, quella della movida nelle città.

Mi vergogno di essere italiano!

Andrea Pellizzari

 

Negare cure a no-vax può ritorcersi contro

Leggo spesso di persone che invocano il pagamento dei trattamenti sanitari da parte di coloro che non facendosi vaccinare si ammalano e finiscono in ospedale.

A queste persone vorrei dire di essere prudenti con tali ragionamenti: se vi fosse dato seguito si rischierebbe di demolire il Sistema sanitario nazionale, il quale (con tutte le sue pecche) resta un’eccellenza, un unicum a livello mondiale. Seguendo questi ragionamenti, anche i trattamenti sanitari delle patologie autoindotte (conseguenze di fumo, droga, alcol, cibo spazzatura ecc.) dovrebbero essere pagate dal singolo.

Voi che invocate la sanità a pagamento per i non vaccinati, siete certi di non rientrare in nessuno dei casi citati e che non vi sia alcuna possibilità che possiate esserlo in futuro?

Attenzione alle derive di “pancia”: si sa dove iniziano, ma non dove finiscono.

Luciano Tentoni

 

Draghi non fa vacanze, ma allora batta un colpo

Non è che il miglior primo ministro che ci sia mai stato in Italia (che non fa ferie), non è a conoscenza che Ferragosto cade il 15 del mese di agosto ogni anno? Chiedo, giusto per capire se vi siano problemi ad allontanare un fascista dichiarato dal nostro Parlamento.

Antonio di Pietro

 

Falcone e Borsellino: prima ricordo poi oblio

Mi sto chiedendo da giorni se il presidente del Consiglio e della Repubblica (che ogni anno commemorano Falcone e Borsellino con parole toccanti) siano le stesse persone che quando uno vuole sostituire i nomi dei due giudici in un parco pubblico, con un’infida figura del fascismo non si fanno sentire. Meno male che posso leggere con gioia il Fatto e grazie per il lavoro che fate.

Fabio De Bartoli

 

Stop Rdc, è il turno del Salario minimo

Il governo cerca soluzioni per il Reddito di cittadinanza. Vorrei suggerire un’idea: introducano il Salario minimo. Basterebbe questo provvedimento. Stabilita una paga equa si dovrebbe verificare il miracolo: i giovani preferiranno andare a lavorare piuttosto che stare sul sofà.

Mauro Chiostri

Da Milva alla Carrà: l’oroscopo nel giorno della loro morte

Ritenere che stelle, pianeti e satelliti influenzino le vicende umane è pensiero magico: non c’è alcuna causa scientifica a collegare quelli a queste. Ciò non toglie che sia divertente leggere gli oroscopi a giornata conclusa, per vedere se ci hanno preso. Qualora piacciano anche a voi le coincidenze (c’è chi ne ricava un senso di ordine cosmico, e chi addirittura le ritiene la prova che dall’aldilà ci stanno comunicando che sono ancora vivi, poiché la probabilità di certi sincronismi è talmente remota che solo una volontà sovrannaturale può giustificarla), la lettura post hoc dell’oroscopo è un hobby che potete senz’altro perfezionare: per esempio, verificando quello dei vip pubblicato nel giorno del loro decesso.

Nicoletta Orsomando, Capricorno. Morta il 21 agosto. Branko: Sarai felice che un amico che pensavi perso comunichi con te, non solo per salutarti, ma per fare grandi proposte. Marco Pesatori: Vitalità e forza garantite. Paolo Fox: Tutto procede per il meglio e potresti risolvere molte incomprensioni.

Gianfranco D’Angelo, Leone. Morto il 15 agosto. Branko: Qualcosa potrebbe scuotere il terreno su cui ti trovi. Marco Pesatori: Quando c’è la Luna problematica come oggi, tutto diventa meno semplice. Paolo Fox: Giornata di luna opposta quindi potrebbe emergere un po’ di tensione.

Roberto Calasso, Gemelli. Morto il 29 luglio. Branko: Preparati, perché oggi sarà un viaggio particolarmente utile per pianificare tutti i desideri che hai desiderato nella tua vita. Sappi che presto sarai in grado di raggiungerli. Marco Pesatori: La Luna ti ama, ti accarezza, ti premia, ti solleva attorno ondate di simpatia, ti spiana la strada e ti toglie ogni genere di ostacolo davanti. Paolo Fox: Sul lavoro aspettatevi chiamate e novità.

Raffaella Carrà, Gemelli. Morta il 5 luglio. Branko: Una persona cara può esprimere dispiacere per come stanno le cose. Marco Pesatori: Non sei di quelle che aspettano la soluzione dei problemi per l’eternità. Sei concentrata e pronta allo scatto rapido, efficace e anche inesorabile. Paolo Fox: È ideale questo periodo per cercare risposte.

Carla Fracci, Leone. Morta il 27 maggio. Branko: I desideri di cambiamento diventeranno più forti. Marco Pesatori: Quando ti lasci andare sei irresistibile e in ogni duello non perdi mai. Paolo Fox: Sul lavoro questa giornata è ottimale per fare nuovi piani.

Franco Battiato, Ariete. Morto il 18 maggio. Branko: Dovrai fare affidamento sulle tue capacità analitiche e sul tuo autocontrollo d’acciaio per navigare nei mari in tempesta in cui ti trovi oggi. E non c’è modo di sfuggire allo stress. Questa è un’opportunità per mettere alla prova la tua fiducia. Assicurati solo di passarlo. Marco Pesatori: Oggi carichi la vita a testa bassa. Paolo Fox: Sul lavoro potrebbe arrivare una bella notizia.

Milva, Cancro. Morta il 23 aprile. Branko: L’avventura del vostro 2021 inizia proprio oggi, alle 11 e 50, con l’arrivo di Marte nel segno. Marco Pesatori: Benissimo. Ora sei proprio te stessa. Paolo Fox: Impegnatevi di più nelle cose che vi piacciono. Il resto, lasciatelo perdere.

Raoul Casadei, Leone. Morto il 13 marzo. Branko: Hai una forza interiore in grado di gestire qualsiasi problema. Non abbassare le braccia, chiudi gli occhi e continua. Marco Pesatori: Marte ti spinge ad agire con la famosa zampata, che è decisione inesorabile. Paolo Fox: Godetevi questo bel periodo.

 

Fuori fase

Se Silvio Berlusconi è quello in formissima della foto postata un paio di giorni fa, mentre stringe entrambe le mani a un Matteo Salvini esultante e con scudetto del Milan, diteci per quale diavolo di motivo non potrebbe candidarsi al Quirinale? “Sembra un vero miracolo italiano”, hanno scritto i colleghi del Tempo, anch’essi impressionati dalla straordinaria trasformazione dell’ex cavaliere. Che non più tardi del 18 luglio scorso aveva postato un’altra foto ricordo, con Gigio Donnarumma andato a salutarlo dopo la vittoria agli Europei e prima della partenza per Parigi. Sempre a villa Certosa, dove seduto con il portiere della Nazionale era invece apparso “assai pallido, affaticato e anche un pizzico imbolsito”. Mentre poche settimane più tardi, accanto a Salvini, mostrava un’immagine come rigenerata, “in ottima forma, abbronzatissimo, rilassato e sorridente e con un giro di vita evidentemente ridotto”. Merito sicuramente di una efficace dieta detox

e di una cura solare intensa a cui il fondatore di Forza Italia, riferiscono fonti a lui vicine, si sarebbe sottoposto sfidando i dardi infuocati di Lucifero e le altissime temperature agostane. Da una simile cottura chiunque altro ne sarebbe uscito flambé, non certo Silvio nostro. Bersaglio infatti dei vili attacchi dei soliti leoni da tastiera che hanno scatenato la consueta campagna di odio gettando nel ventilatore i risibili sospetti di un fotomontaggio. Nell’augurare, naturalmente, a Silvio Berlusconi cent’anni ancora di lifting, non sottovalutiamo affatto il suo desiderio di mostrarsi ringiovanito e pimpante stante le voci sempre più insistenti di una sua candidatura al Quirinale. A cui starebbe lavorando cercando di mettere insieme i pezzi del centrodestra: da qui l’ipotesi di una federazione Azzurro-Verde a cui Salvini non sarebbe contrario. Anche per arginare l’avanzata di Giorgia Meloni, una che sui partiti unici della destra e accrocchi del genere ha sempre storto il naso. Neppure è dato sapere cosa la leader di FdI realmente pensi di un’operazione Silvio for president, da lanciare fin dalle prime votazioni per il Colle. Temiamo però che per il prossimo fondatore della Giovane Italia sarebbe meglio non saperlo.

I numeri e la speranza: “In 12 mesi raddoppiate le domande finanziate”

“Dov’era ma non com’era”. Giovanni Legnini aggiorna il claim con cui in questi 5 anni i suoi predecessori hanno “pubblicizzato” la non ancora avviata ricostruzione dei comuni del Centro Italia colpiti dal sisma 2016. Il commissario straordinario per la Ricostruzione, anche grazie agli strumenti normativi affidatigli dal governo nel 2020, ha presentato il nuovo rapporto aggiornato a giugno 2021, dal quale emergono “dati positivi, anche se c’è ancora da fare”. In generale, il numero di domande approvate, e di cantieri autorizzati, è raddoppiato rispetto ai 4 anni precedenti: erano 5.325 al 30 giugno 2020, sono 10.263 al 30 giugno 2021. Nei primi sei mesi di quest’anno le somme effettivamente erogate da Cassa Depositi e Prestiti alle banche, e da queste alle imprese, sono state pari a 391 milioni di euro, superiori a quelle pagate nell’intero 2020 (381 milioni di euro), e pari a oltre un terzo di quella complessiva erogata dall’avvio della ricostruzione, 1 miliardo di euro. Nel Lazio la ricostruzione procede più lentamente. Ad Accumoli, la situazione più difficile, è stato presentato il 16% delle richieste per i danni lievi e il 5% per quelli gravi. Ad Amatrice si sale al 34% per i danni lievi e al 12% per quelli gravi. A Leonessa, le domande per i danni lievi sono il 50%, e appena il 7% per quelli gravi, a Cittareale il 44% e 10%. Ad Antrodoco, Cittaducale, Castel Sant’Angelo e Rieti, le domande presentate superano il 60% di quelle attese. Le imprese che al momento operano come capofila nella ricostruzione privata post sisma 2016 sono 2.659: hanno ultimato i lavori in 5.084 cantieri, sono attive nei quasi altrettanti cantieri aperti, e ciascuna di esse è presente in media in 3,3 cantieri. A buon punto le opere messe in cantiere grazie ai 34,5 milioni provenienti dagli sms solidali: le opere programmate sono 119, di cui 93 sono state ultimate, 8 sono in esecuzione, 16 sono in fase di gara per la progettazione, una è ferma e una è stata revocata

“Vendici il progetto” Così i clan puntano a fondi per 5,4 mld

“Un agente immobiliare mi ha proposto di acquistare la casa una volta approvato il progetto di ricostruzione. Al momento però la pratica non è ancora chiusa. Pare che gli importi poco”. Francesca vive a Roma. Il 24 agosto 2019 non era ad Amatrice. La casa ereditata dai nonni è crollata, fortunatamente vuota. Poche settimane fa, qualcuno l’ha chiamata al telefono e le ha proposto un accordo: cedere la proprietà all’avvenuto ok alla pratica, in cambio del 20-30% del futuro valore dell’abitazione. Lei non si fida. Ricostruirà, e deciderà più avanti cosa fare. Amatrice, Accumoli, Ussita, Arquata del Tronto. Sono decine le segnalazioni arrivate alle stazioni di carabinieri e polizia di una decina di comuni nel cratere. Soprattutto agenti immobiliari, società di costruzione, intermediari. Chi chiama ha accenti per nulla familiari da queste parti. Un fenomeno che ha fatto scattare anche l’allerta alla Procura di Rieti. Potrebbero essere truffe, o tentativi di speculazione. Ma non solo. I magistrati del capoluogo sabino hanno ricevuto segnalazioni informali da diversi uffici giudiziari del sud Italia, soprattutto campane e calabresi: i clan sono interessati al malloppo della ricostruzione. In ballo ci sono i 5,4 miliardi di euro previsti fin qui per i privati dall’Ufficio ricostruzione, di cui 1,7 miliardi per i danni gravi. Un patrimonio privato immobiliare pari a quasi 80 mila edifici risultati inagibili in base alle schede Aedes, Fast e perizie varie, di cui 44 mila circa con danni gravi.

Il problema è il buco normativo che si è venuto a creare nella rimodulazione delle regole d’ingaggio. Il decreto legge 189 del 17 ottobre 2016, infatti, prevedeva il divieto di vendita delle case ricostruite con contributi pubblici prima di 2 anni dalla fine dei lavori a soggetti diversi dai parenti affini. È un sistema per evitare speculazioni. Per le case popolari, ad esempio, il vincolo è di 5 anni dall’acquisto. Ma la clausola di salvaguardia è venuta meno tre anni dopo, con il decreto legge 32 del 2019, meglio noto come “Sblocca cantieri”. La vendita, dunque, può avvenire in qualsiasi momento. E il combinato disposto con le modalità di finanziamento rischia di essere un piatto ricco per il malaffare. Per le abitazioni crollate, l’Ufficio ricostruzione finanzia il 100% della cifra sia ai proprietari delle prime case, sia a quelli delle seconde case. Ricostruire, insomma, non costa nulla. Il contributo, per un appartamento di 100 metri quadri e uno stato di danno classificato L4 (quindi il massimo), sommato al bonus sisma, si aggira tra i 1.500 e i 1.800 euro al metro quadro. Soldi che finiscono direttamente nelle casse delle ditte incaricate dei lavori. Eccola la falla. Non è difficile pensare che in molti, impauriti o disaffezionati, preferiscano non tornare nel cratere. E accettare 30-40mila euro per mollare la ricostruzione a qualcun altro potrebbe essere un buon affare. Un investimento d’oro per l’acquirente-speculatore: investo 40, ottengo 180 dallo Stato, costruisco magari risparmiando su materiali e manodopera, rivendo a una cifra non lontana da quella ottenuta in “contributo”.

Il tema è sul tavolo del premier Mario Draghi. Da tempo c’è un’istanza di Fratelli d’Italia che chiede di reintrodurre il vincolo. “A oggi non risultano situazioni speculative, non risultano compravendite sospette, terremo l’allarme nella dovuta considerazione per scongiurare eventuali infiltrazioni in questo senso”, ha chiarito ieri il commissario straordinario per la ricostruzione, Giovanni Legnini. Fin qui la struttura commissariale, che fa capo direttamente a Palazzo Chigi, ha creato un albo dei professionisti abilitati, di cui a oggi fanno parte 7.008 fra ingegneri, architetti, geometri, geologi e periti industriali. “La struttura del ministero dell’Interno garantisce con la white-list le imprese coinvolte nelle opere. Noi stiamo aggiungendo il controllo sui cantieri attraverso una norma rimasta inattuata”, ha detto ancora Legnini. Insomma, “massima attenzione”. “Sono certo che verranno fatti tutti i controlli del caso. Ma il vincolo va ripristinato al più presto per evitare che la speculazione diventi legale. Su questo il commissario Legnini non ha mai risposto”, ha ribattuto, interpellato da Il Fatto, l’ex sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi.

Una sola gru e cantieri deserti: 5 anni dopo la rinascita non c’è

La Torre Civica è rimasta per tutto questo tempo a guardia del nulla. Un po’ pendente, protetta da una grande armatura in ferro. Tutto intorno le macerie non ci sono quasi più. E dove un tempo si estendeva il vivace e frenetico – specie d’estate – centro storico di Amatrice, oggi c’è solo una distesa di cemento con i resti di alcuni edifici, triste memoriale di quella maledetta notte. Non è cambiato nulla. È così da 5 anni, da quando, alle 3.36 del 24 agosto 2016, il sisma di magnitudo 6.0 ha fatto tremare la terra per 15-20 secondi, distruggendo tutto ciò che c’era da distruggere in uno dei centri turistici più importanti del centro Italia. “Amatrice non c’è più”, disse di fronte al disastro l’allora sindaco Sergio Pirozzi pescato al telefono dall’agenzia AdnKronos, parole che fecero il giro del mondo e sancirono l’inizio di un triste bilancio che portò la città a piangere la morte di 239 persone, sulle 303 vittime totali in tutto il Centro Italia.

Da simbolo del terremoto, cinque anni dopo Amatrice è divenuta incarnazione di una ricostruzione promessa ma non ancora partita davvero. Nelle 41 frazioni, recita il rapporto presentato ieri dal commissario straordinario, Giovanni Legnini, ci sono 200 cantieri aperti. Ma nel centro storico, l’unica gru posizionata su quella che era piazza Antonio Serva, svetta su un cantiere deserto, dove si intravede la “prima pietra”, inaugurata il 29 luglio scorso dal presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. “Prima pietra” e fin qui unica. Perché la desolazione è interrotta solo dalla macabra curiosità di qualche avventore, subito redarguito dai carabinieri di guardia. Quello del lutto, in fondo, è l’unico turismo in voga da queste parti, nonostante sulla via Salaria incombano ancora i cartelloni pubblicitari dell’Hotel Roma, dove un tempo i migliori cuochi d’Italia facevano a gara a cucinare uno dei sughi più amati al mondo.

“Erano cinque anni che non entravo in questa parte di zona rossa”, ci dice con le lacrime agli occhi Pirozzi, oggi consigliere regionale, che ci scorta fra i resti delle macerie. Un chilometro scarso in cui il tempo si è fermato. In via Nicola Rosei c’era una farmacia: da quella notte è rimasta in piedi solo la cassettiera con dentro ancora i farmaci e una confezione di pannolini. Pochi metri distante, la carcassa di una Opel Corsa, mai rimossa. Nella casa di fronte, appartenuta a una coppia di anziani, sul pavimento, a terra, c’è una macchinetta per misurare la pressione. Testimonianze di una città un tempo normale, oggi fantasma. Del museo civico, fra i più importanti dell’Appennino centrale, è in piedi solo lo scheletro. A vederle, quelle colonne di pietra sembrano lì lì per cedere: passandoci, nel silenzio, con un po’ di attenzione, se ne può perfino ascoltare l’inquietante scricchiolio. Fuori dal recinto della zona rossa incontriamo Angelo e Silvia. Lui, volontario di Protezione civile, il 24 agosto 2016 era qui a scavare fra le macerie, come centinaia di soccorritori. Vengono da Sovereto, vicino Bari, e hanno deciso di celebrare il loro anniversario di matrimonio tornando in questi luoghi. “Ancora ho nella testa le urla e la disperazione di quel giorno”, dice Angelo, con la voce rotta dalla commozione.

Nella cittadina la parola d’ordine è “rinascita”. L’ingresso in paese passa attraverso il “ponte della Rinascita”. Il bar principale è diventato il “bar Rinascita” e anche il ristorante più frequentato della zona porta questo nome. L’ordinanza speciale del Commissario, firmata all’indomani del decreto Semplificazioni emanato dal governo Conte II nel 2020, stanzia 43 milioni di euro per il centro storico, e ha ravvivato le speranze della comunità locale. “Il nostro obiettivo è il 2026: celebrare il decennale del terremoto con Amatrice ricostruita”, afferma sicuro il vicesindaco Massimo Bufacchi: “Vogliamo riportare in paese i 400 giovani che hanno lasciato queste terre”, è l’intendimento. Il problema è che il primo lustro è andato via solo fra polemiche e carte bollate. Le uniche opere pubbliche realizzate hanno avuto origine da donazioni. L’Auditorium, realizzato dalla Croce Rossa anche grazie alla raccolta fondi promossa da Il Fatto Quotidiano; la sede comunale, donata dal Comune di Milano; il costruendo ospedale del Centro Italia, finanziato con i fondi stanziati dal governo tedesco di Angela Merkel. “Non basta rifare le case – dice Mario, titolare di un bar poco lontano dal centro – Alla fine quelle che ci hanno dato non sono neanche male. Bisogna ricostruire il tessuto delle città. Senza quello non c’è futuro”.

Ne sanno qualcosa ad Accumoli. Una ventina di chilometri più a nord, percorrendo la via Salaria. In questa zona l’Ingv registrò l’epicentro della scossa più forte, quella delle 3.36. Il vecchio borgo arroccato è totalmente inagibile. Cinque anni dopo, le case sono invase dalle sterpaglie. È pericoloso introdursi nella zona rossa non solo per il rischio crolli, ma anche per la presenza delle vipere che si nascondono fra le pietre delle case venute giù. Le 650 persone formalmente residenti ad Accumoli e frazioni sono ospitate un po’ più a valle, nelle circa 200 casette a schiera messe a disposizione nelle aree Sae. Una di queste è diventata un bar, all’esterno del quale è stata riprodotta la piazza del Paese. Sabato pomeriggio c’era anche la banda. “Ormai noi viviamo così – racconta Alessandra – ci siamo adattati. È triste ma guardiamo avanti, siamo felici di essere sopravvissuti. La ricostruzione? Ormai non ci crediamo più”. Non per tutti è così. Sabrina Fantauzzi, fondatrice del Comitato Illica Vive, da tempo ha ingaggiato una battaglia per la conservazione delle “pietre dei borghi”. Si tratta di pietre, conci, portali e mattonelle, materiale tipico del posto, che i residenti vorrebbero venisse utilizzato per la ricostruzione e che secondo molti sarebbe stato in parte “riciclato” dalle ditte che hanno sgomberato le macerie. “Abbiamo chiesto al commissario Legnini risposte certe e alla magistratura di aprire un’indagine sul traffico fiorente del materiale edile proveniente dal cratere”, ha dichiarato Fantauzzi. Anche queste piccole battaglie sono simbolo della voglia di “rinascita” di questi luoghi.

Disastro Dazn, “buchi” nello streaming Ora due settimane per correre ai ripari

Il campionato che si vede – più o meno – su Dazn è già un caso. Proteste, esposti, interrogazioni parlamentari per un gol oscurato o una parata in ritardo. Guai a toccare il pallone agli italiani: anche Salvini e Calenda, fiutando un po’ di consenso a buon mercato, si sono lanciati all’attacco. Lo temevano tutti quando la piattaforma ha strappato i diritti tv della Serie A a Sky e la prima giornata della nuova era lo ha confermato. Sembra di essere tornati al 2018, quando Dazn e lo streaming avevano fatto il loro esordio in Serie A. Ma ora le sue partite non sono più solo tre, ma tutte, e dopo tre anni di prove generali i disagi non più accettabili.

Dazn ha ammesso e spiegato un unico disservizio: il cedimento di una delle sei Cdn (content delivery network, i nodi da cui viene distribuito il segnale agli utenti, che sono stati raddoppiati in estate), sabato all’inizio di Inter-Genoa per l’eccessivo numero di accessi. Un tilt durato tre minuti. Ma le proteste sono state molte e l’impressione è stata che il problema sia proseguito anche domenica. Tim invece non ha ricevuto segnalazioni per la sua TimBox, un decoder pensato per il live streaming, simile a SkyQ dello scorso anno. Anche la rete ha retto, grazie agli investimenti fatti dai due partner: certo, molti erano ancora in vacanza, le connessioni aumenteranno ma la capienza massima non è stata nemmeno avvicinata.

Dunque cos’è successo a Dazn? Sarebbe interessante conoscere con precisione il numero dei clienti che hanno davvero avuto problemi, quanti per un disservizio di Dazn e quanti per la loro connessione, perché pretendevano di vedere la partita in alta definizione da una spiaggia affollata o un paesino di montagna. “Il calcio mostra che le infrastrutture del Paese sono obsolete”, spiega il tuttologo Lotito.

Il problema è che i numeri non ci sono, Dazn è sempre troppo parsimoniosa al riguardo: non comunica i suoi abbonati e in questa prima giornata nemmeno gli ascolti delle partite; l’audience partirà da domenica prossima su tutti i supporti, verificata da Nielsen ma non certificata da Auditel che non rileva lo streaming. Ieri c’è stata una riunione con l’Agcom programmata da tempo che è servita per fare il punto: per ora l’Autorità si è limitata a chiedere informazioni, come la Lega calcio. Venerdì si torna in campo, poi arriverà la pausa per le nazionali: due settimane per andare a regime. Il futuro del calcio è online in streaming, ma i tifosi le partite su Dazn devono vederle ora.

Donazione camici: Bongiovanni, ex dg Aria “L’ordine di Fontana non era negoziabile”

“La volontà del presidente Attilio Fontana non era negoziabile (…) Mi sono adeguato (…) Ho accondisceso a quella richiesta (…) Ero stato nominato. Venivo pagato da Regione Lombardia”. È il 24 maggio scorso quando Filippo Bongiovanni, ex dg della centrale acquisti di Regione Lombardia (Aria), rivela un dato che secondo la Procura di Milano chiuderà il cerchio sulle responsabilità del governatore leghista rispetto all’indagine dei camici venduti (e poi donati) al Pirellone dal cognato Andrea Dini, titolare della Dama spa. L’inchiesta, finita il 27 luglio, conta cinque indagati accusati di frode in pubbliche forniture tra i quali, oltre a Fontana e Dini, anche Bongiovanni, un altro dirigente di Aria e il vicesegretario generale della Regione Pier Attilio Superti. Nel verbale agli atti, l’ex dg affronta il passaggio dall’affidamento “oneroso” siglato il 14 aprile 2020 di 75 mila camici per 513 mila euro fino alla donazione dei camici consegnati alla data del 20 maggio. Passaggio voluto, secondo i pm, anche da Fontana. Bongiovanni conferma: nei due giorni precedenti al 20 maggio in Regione ci saranno diversi incontri. L’ex dg parla con Superti e con il segretario generale Antonello Turturiello (non indagato). “Ricordo – dice – che Superti o Turturiello mi spiegarono che per salvaguardare la figura politica del presidente Fontana sarebbe stato necessario formalizzare la donazione e rinunciare alla restante parte della fornitura”. Prosegue: “In quei giorni Superti mi disse di aver avuto un incontro con la moglie di Fontana” (non indagata). Ancora: “Ho acconsentito alla richiesta perché sono un dipendente regionale” e perché “mi è stato rappresentato in maniera diretta che questa era la volontà del presidente su un tema che gli stava (…) a cuore e di conseguenza mi sono adeguato”. L’ordine “non era negoziabile”. Non aver obbedito, prosegue, “avrebbe rappresentato una clamorosa rottura con il presidente”. Il 18 maggio l’ex dg incontra in Regione Superti e Turturiello: “Superti mi ha prospettato l’intenzione di Dama di donare e di ritenere chiuso il contratto (…) La versione che mi ha raccontato è che Fontana voleva l’Iban (di Dama, ndr) e l’importo dei camici già consegnati e fatturati”. In un’intercettazione del 14 luglio 2020, quando la vicenda è già pubblica, Bongiovanni dice di essersi trovato “in una situazione di impotenza”. A verbale conclude: “Ho eseguito quello che ritenevo un ordine”.

Catania, uccide in strada la ex e poi si impicca

Si è tolto la vita in un casolare a Trecastagni (Catania), il 38enne Tony Sciuto che la notte tra il 22 e 23 agosto ha ucciso l’ex compagna Vanessa Zappalà, sparandole diversi colpi di pistola. È il 41esimo caso di femminicidio nel 2021, il sesto nel solo mese di agosto. Vanessa aveva 26 anni, quella notte era con alcuni amici nel litorale catanese di Aci Trezza, quando Sciuto l’ha raggiunta. In un raptus, ha estratto la calibro 7,65 e le ha sparato sette colpi. Per Vanessa non c’è stato nulla da fare. E pensare che Sciuto non sarebbe dovuto essere lì: dopo essere stato ai domiciliari, aveva un divieto di avvicinamento firmato da un gip del tribunale di Catania. Vanessa lo aveva denunciato più volte, perché da quando si erano lasciati, lui non si era arreso e continuava a pedinarla e stalkerarla, rendendole la vita un inferno. Dopo l’agguato, Sciuto era scomparso. I carabinieri dopo ore di ricerche, hanno trovato il suo corpo impiccato in un casolare, accanto una scritta di scuse per i familiari.

Libera Ikram Nzihi, Rabat l’accusava di offese al Corano

Ikram Nzihi è libera. La 23enne italo-marocchina agli arresti in Marocco con l’accusa di blasfemia ha lasciato il carcere. Nell’udienza tenuta ieri nel tribunale di Marrakech, a cui era presente il sottosegretario agli Affari europei Enzo Amendola, la ragazza, collegata in videoconferenza, ha riconosciuto i fatti, spiegando di non essere stata però a conoscenza che nel Paese la sua condotta fosse reato. Sentita la sua versione, il giudice ha ribaltato l’impostazione della prima sentenza che l’aveva condannata a 3 anni e mezzo, portando la pena a 2 mesi già scontati.

Ikram era stata arrestata il 19 giugno per un post su Facebook del 2019 in cui ironizzava su un passo del Corano definendolo “versetto del whiskey”. e un’associazione religiosa lo aveva segnalato alle autorità di Rabat. Nelle scorse settimane Amendola aveva incontrato la ragazza in carcere, lavorando alla soluzione del caso con l’ambasciatore Armando Barucco, il Consolato e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Attorno alle 16 Ikram ha lasciato il penitenziario: ad attenderla all’uscita c’era il papà.